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Sospensione termini processuali: il caso dell’alluvione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile un appello penale per tardività. L’errore del giudice di merito è stato non applicare la normativa sulla sospensione termini processuali, introdotta a seguito di eventi alluvionali, che posticipava la decorrenza del termine per impugnare. La Corte ha chiarito che se il termine inizia a decorrere durante il periodo di sospensione speciale, la sua partenza è differita alla fine di tale periodo, rendendo in questo caso l’appello tempestivo. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per il giudizio di merito.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Termini Processuali per Calamità: La Cassazione Fa Chiarezza

La corretta applicazione della sospensione termini processuali in seguito a eventi eccezionali, come le calamità naturali, è fondamentale per garantire il diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio, annullando un’ordinanza che aveva erroneamente dichiarato inammissibile un appello. Questo caso evidenzia come le normative speciali prevalgano sulle regole generali, assicurando che i diritti dei cittadini non siano pregiudicati da circostanze di forza maggiore.

I Fatti del Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Urbino per guida in stato di ebbrezza. La difesa dell’imputato aveva proposto appello avverso tale sentenza. Tuttavia, la Corte d’Appello di Ancona aveva dichiarato l’impugnazione inammissibile, ritenendola depositata oltre il termine di 45 giorni previsto dalla legge.

Secondo il calcolo della Corte territoriale, il termine per l’appello, tenuto conto della sospensione feriale estiva, scadeva il 6 ottobre 2023. Poiché l’atto era stato depositato il 13 ottobre 2023, era stato considerato tardivo. La Corte d’Appello, però, non aveva tenuto in considerazione un fattore cruciale: la normativa speciale emanata a seguito degli eventi alluvionali del maggio 2023.

Il Ricorso in Cassazione e la Sospensione Termini Processuali

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, basando la sua argomentazione sull’errata applicazione della legge. In particolare, ha invocato l’articolo 2 del D.L. n. 61 del 1° giugno 2023, che aveva disposto la sospensione termini processuali dal 1° maggio al 31 luglio 2023 per tutti i soggetti residenti o con sede operativa nei territori colpiti dall’alluvione, tra cui il Comune di Urbino, dove il difensore aveva il suo studio professionale.

La tesi difensiva sosteneva che, poiché il termine per impugnare iniziava a decorrere il 22 luglio 2023 – quindi all’interno del periodo di sospensione speciale – la sua decorrenza doveva essere differita alla fine di tale periodo. Di conseguenza, il conteggio dei 45 giorni sarebbe dovuto iniziare solo dopo la fine della sospensione feriale, ovvero dal 1° settembre 2023, rendendo l’appello, depositato il 13 ottobre, pienamente tempestivo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno chiarito che la normativa speciale per l’emergenza alluvionale è inequivocabile. Il comma 4 dell’art. 2 del citato decreto-legge stabilisce espressamente che, qualora il decorso di un termine abbia inizio durante il periodo di sospensione, ‘l’inizio stesso è differito alla fine del periodo’.

Nel caso di specie, il termine per l’appello sarebbe dovuto iniziare il 22 luglio 2023. Trovandosi questa data all’interno del periodo di sospensione (1 maggio – 31 luglio 2023), la sua decorrenza è stata posticipata per legge. Aggiungendo a questo la successiva sospensione feriale dei termini (1-31 agosto), il dies a quo per il calcolo dei 45 giorni per l’impugnazione è stato correttamente individuato nel 1° settembre 2023. Di conseguenza, il termine finale per l’appello era il 15 ottobre 2023, e il deposito effettuato il 13 ottobre era da considerarsi tempestivo.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ribadisce un principio di civiltà giuridica: le norme emanate per far fronte a situazioni di emergenza devono essere applicate per tutelare i diritti dei cittadini, incluso il diritto a un giusto processo e all’impugnazione. La sentenza annulla l’ordinanza di inammissibilità e restituisce gli atti alla Corte d’Appello di Ancona, che dovrà ora procedere all’esame del merito dell’appello. Questa pronuncia serve da monito per gli operatori del diritto sull’importanza di verificare sempre l’esistenza di normative speciali che possono derogare alle disposizioni ordinarie, specialmente in contesti emergenziali che impattano la vita e l’attività professionale dei soggetti coinvolti.

Come si calcola un termine processuale se il suo inizio cade durante un periodo di sospensione speciale per calamità naturali?
Secondo la sentenza, se l’inizio del termine cade durante il periodo di sospensione speciale, la sua decorrenza è differita alla fine di tale periodo, riprendendo a decorrere da quel momento.

La sospensione dei termini per calamità naturali si applica anche se solo il difensore ha lo studio in un’area colpita?
Sì, la sentenza conferma che la sospensione si applica ai soggetti che, alla data stabilita, esercitavano la propria attività lavorativa o professionale nei territori indicati dalla normativa, come nel caso del difensore dell’imputato con studio nel Comune di Urbino.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla un’ordinanza di inammissibilità dell’appello?
La Corte di Cassazione trasmette gli atti alla Corte d’Appello competente, la quale dovrà procedere con il giudizio di appello, esaminando nel merito le ragioni dell’impugnazione che erano state precedentemente bloccate dalla declaratoria di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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