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Sospensione termini custodia cautelare: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che contestava l’efficacia della misura cautelare. L’imputato sosteneva che la sospensione dei termini di custodia cautelare, prevista dalla normativa emergenziale Covid-19, non dovesse applicarsi al suo caso, poiché il termine per le indagini preliminari era già scaduto. La Corte ha stabilito che la sospensione opera automaticamente e a prescindere dallo stato del procedimento, inclusa la fase delle indagini, anche se il termine per concluderle è già decorso. L’unico modo per evitarla sarebbe stata una richiesta esplicita da parte dell’interessato di procedere.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione termini custodia cautelare: la Cassazione e l’emergenza Covid

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4843 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale emerso durante la pandemia: la sospensione termini custodia cautelare. Questa decisione chiarisce l’applicazione della normativa emergenziale (art. 83 del D.L. n. 18/2020) anche in situazioni procedurali particolari, come quella in cui i termini per le indagini preliminari siano già scaduti. La pronuncia ribadisce un principio di automatismo della sospensione, a meno di una esplicita rinuncia da parte dell’interessato.

I Fatti del Caso

Un soggetto, sottoposto a custodia cautelare in carcere, presentava un’istanza per far dichiarare l’inefficacia della misura restrittiva. A suo avviso, il termine massimo di durata della custodia per la fase delle indagini era spirato. La sua tesi si basava sull’idea che la sospensione dei termini, introdotta dalla legislazione emergenziale per far fronte alla pandemia di Covid-19, non potesse applicarsi al suo caso specifico. Il motivo? Il termine per la conclusione delle indagini preliminari era già scaduto prima dell’entrata in vigore del periodo di sospensione (9 marzo – 11 maggio 2020).

Sia la Corte d’Appello che il Tribunale del Riesame avevano rigettato le sue richieste, sostenendo la piena operatività della sospensione. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un’errata interpretazione delle norme sulla durata delle misure cautelari.

La questione della sospensione termini custodia cautelare

Il ricorrente contestava l’interpretazione del Tribunale, sostenendo che la sospensione dei termini di durata massima delle misure cautelari potesse operare solo in presenza di una parallela sospensione di un termine procedurale attivo. Poiché le indagini erano formalmente concluse per scadenza dei termini, a suo dire non vi era alcun ‘termine procedurale’ da sospendere, rendendo inapplicabile anche la sospensione della custodia.

La difesa argomentava che un’interpretazione diversa avrebbe creato una confusione tra termini procedurali e termini di durata della misura cautelare, con un ingiustificato pregiudizio per la libertà personale dell’indagato. In sostanza, si chiedeva alla Corte di distinguere tra procedimenti in corso e procedimenti in una fase di stasi, come quella successiva alla scadenza dei termini d’indagine.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, allineandosi all’orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici hanno chiarito che la sospensione termini custodia cautelare prevista dall’art. 83, comma 4, del D.L. n. 18/2020 opera in modo generalizzato e automatico per tutti i procedimenti penali nel periodo indicato.

Richiamando la celebre sentenza ‘Sanna’ delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che la sospensione riguarda ‘tutti i termini procedurali’, a prescindere dalla fase del procedimento o dalla necessità di celebrare un’udienza. La norma emergenziale aveva lo scopo di paralizzare l’intera attività giudiziaria per ragioni sanitarie, e la sospensione dei termini di custodia ne era una diretta e necessaria conseguenza, volta a bilanciare la stasi processuale.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che la sospensione era esclusa solo qualora l’interessato avesse formalmente manifestato la volontà di non avvalersene, ad esempio sollecitando il pubblico ministero a esercitare l’azione penale. In assenza di tale iniziativa, la sospensione produceva i suoi effetti ex lege, ovvero per diretta imposizione normativa, senza necessità di un provvedimento del giudice.

La circostanza che il termine per le indagini fosse già scaduto è stata ritenuta irrilevante. Secondo la Corte, questo non impediva alla difesa di attivarsi per ‘paralizzare’ l’effetto sospensivo, presentando un’istanza per sollecitare l’esercizio dell’azione penale. Il ritardo del PM non poteva tradursi in un’automatica inapplicabilità della norma emergenziale, che aveva una portata generale.

Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione conferma un’interpretazione rigorosa e sistematica della normativa emergenziale. Il principio chiave è che la sospensione termini custodia cautelare era una misura generalizzata e automatica, svincolata dallo specifico stato di avanzamento del singolo procedimento. La scadenza di un termine endoprocedimentale, come quello delle indagini, non era di per sé sufficiente a escludere l’applicazione della sospensione. La tutela della libertà personale era comunque garantita dalla possibilità, per l’indagato, di rinunciare espressamente al beneficio della sospensione e chiedere la prosecuzione del procedimento, assumendosene le relative conseguenze.

La sospensione dei termini di custodia cautelare durante l’emergenza Covid era automatica?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la sospensione prevista dall’art. 83 del D.L. 18/2020 operava automaticamente, per legge, senza la necessità di un provvedimento specifico del giudice.

La sospensione si applicava anche se il termine per le indagini preliminari era già scaduto?
Sì. La Corte ha ritenuto irrilevante la circostanza che il termine per la durata delle indagini fosse già scaduto al momento dell’entrata in vigore della normativa emergenziale. La sospensione dei termini cautelari ha operato ugualmente.

L’indagato poteva opporsi alla sospensione dei termini di custodia cautelare?
Sì, l’unico modo per escludere l’effetto della sospensione era una formale manifestazione di volontà dell’interessato di non volersene avvalere. Ad esempio, l’indagato avrebbe potuto sollecitare il pubblico ministero a esercitare l’azione penale per far proseguire il procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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