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Sospensione termini custodia cautelare: il caso del rinvio

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza che negava la scarcerazione per decorrenza dei termini. La Corte ha stabilito che la sospensione dei termini di custodia cautelare è legittima se il rinvio del processo è causato da una richiesta del difensore, anche se appena nominato, per garantire l’effettività del diritto di difesa in un processo complesso.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Termini Custodia Cautelare: Diritto di Difesa Prevale

La sospensione dei termini di custodia cautelare rappresenta un istituto cruciale nel bilanciamento tra l’esigenza di cautela processuale e il diritto alla libertà personale dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il legittimo esercizio del diritto di difesa, come la richiesta di un rinvio per preparare adeguatamente il proprio mandato, costituisce una valida causa di sospensione dei termini massimi di carcerazione preventiva. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti: Una Richiesta di Scarcerazione Respinta

Il caso trae origine dal ricorso di due imputati avverso un’ordinanza del Tribunale di Napoli, che aveva rigettato la loro istanza di scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il fulcro della questione risiedeva in un rinvio di udienza concesso tempo prima dalla Corte d’Assise d’Appello.

La difesa degli imputati sosteneva che tale rinvio non avrebbe dovuto sospendere il conteggio dei termini di custodia. Inizialmente, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio una precedente decisione, chiedendo al giudice di merito di verificare se il rinvio fosse riconducibile a un’esigenza difensiva legittima, tale da giustificare la sospensione.

Il Tribunale, riesaminando il caso, aveva concluso che il rinvio era stato disposto proprio per consentire ai difensori, di cui uno nominato da poco, di studiare gli atti di un processo complesso e ormai vicino alle conclusioni. Di conseguenza, aveva ritenuto corretta la sospensione dei termini, rigettando nuovamente l’appello. Contro questa decisione, gli imputati hanno proposto un ultimo ricorso per cassazione.

La Questione Legale sulla sospensione termini custodia cautelare

La domanda centrale era la seguente: una richiesta di rinvio avanzata da un difensore appena nominato in un processo complesso, anche in presenza di un altro avvocato già edotto del caso, rientra tra le cause che giustificano la sospensione dei termini di custodia cautelare ai sensi dell’art. 304, comma 1, lett. b), del codice di procedura penale?

I ricorrenti argomentavano che la presenza di un codifensore, che aveva seguito l’intero dibattimento, rendeva non indispensabile il rinvio per il nuovo legale. Sostenevano, inoltre, che non era stata manifestata una “assoluta impossibilità” di svolgere il mandato, ma solo un’esigenza di preparazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili per manifesta infondatezza. Ha confermato in toto l’interpretazione del Tribunale, stabilendo che il rinvio concesso era pienamente giustificato dall’esercizio di un diritto difensivo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito diversi punti fondamentali. In primo luogo, l’esame degli atti processuali ha confermato che il rinvio dell’udienza cruciale era stato concesso a seguito delle richieste dei difensori, motivate dalla complessità del processo e dalla necessità per il nuovo legale di approfondire la propria posizione. La Corte ha sottolineato che la puntualizzazione del nuovo avvocato, che interveniva “per la prima volta”, era una chiara indicazione della sua necessità di tempo per preparare una difesa efficace.

In secondo luogo, e questo è il principio cardine, la Cassazione ha ribadito che il diritto di ciascun professionista di svolgere appieno il proprio mandato difensivo non viene meno per la semplice presenza di un codifensore. Ogni avvocato ha il diritto e il dovere di prepararsi adeguatamente. Negare un rinvio in tali circostanze equivarrebbe a compromettere l’effettività della difesa.

Di conseguenza, la richiesta di rinvio, essendo un’espressione del diritto di difesa, è stata correttamente equiparata alle altre cause di sospensione previste dalla legge. Il periodo di sospensione del processo si aggiunge quindi legittimamente alla durata massima della custodia cautelare.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma la preminenza del diritto a una difesa tecnica efficace e consapevole. Le implicazioni pratiche sono chiare: quando un rinvio è necessario per consentire all’avvocato di prepararsi, specialmente in processi lunghi e complessi, il tempo necessario per questa preparazione giustifica la sospensione dei termini di custodia cautelare. Se da un lato ciò può comportare un allungamento dei tempi della carcerazione preventiva, dall’altro garantisce che l’imputato riceva un’assistenza legale completa e non meramente formale, tutelando così i principi del giusto processo.

Una richiesta di rinvio da parte di un nuovo difensore sospende i termini di custodia cautelare?
Sì. Secondo la sentenza, una richiesta di rinvio motivata dall’esigenza di un difensore, anche se appena nominato, di prepararsi adeguatamente in un processo complesso, costituisce un legittimo esercizio del diritto di difesa che giustifica la sospensione dei termini di custodia cautelare.

La presenza di un altro difensore (codifensore) che già conosce il caso cambia la situazione?
No. La Corte ha stabilito che la presenza di un codifensore non elide il diritto di ciascun singolo professionista di svolgere appieno il proprio mandato difensivo. Ogni avvocato ha diritto al tempo necessario per una preparazione completa ed efficace.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione su questi temi viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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