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Sospensione feriale termini: quando non si applica

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso presentato oltre i termini. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la sospensione feriale termini non si applica al periodo concesso al giudice per il deposito delle motivazioni della sentenza, ma solo ai termini per il compimento degli atti processuali delle parti. Pertanto, il calcolo dei tempi per impugnare non può essere esteso includendo il periodo di sospensione nel conteggio del termine di deposito della motivazione.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Feriale Termini: la Cassazione chiarisce quando non si applica

La corretta gestione dei termini processuali è un pilastro del diritto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale riguardo la sospensione feriale termini, specificando che questa non si estende al periodo concesso al giudice per il deposito delle motivazioni. Comprendere questa distinzione è fondamentale per evitare di incorrere in decadenze e vedere la propria impugnazione dichiarata inammissibile.

Il caso: un’impugnazione presentata fuori termine

La vicenda trae origine da una decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile un’impugnazione perché proposta oltre i termini di legge. Analizziamo la cronologia degli eventi:

* 19 giugno 2018: Il Tribunale emette la sentenza di primo grado, riservandosi 60 giorni per il deposito delle motivazioni.
* 9 agosto 2018: Il Tribunale deposita le motivazioni.
* Termine per impugnare: La legge prevede, in questo caso, un termine di 45 giorni dal deposito per presentare l’appello.
* Scadenza: Il termine ultimo per l’impugnazione scadeva il 15 ottobre 2018.
* 29 ottobre 2018: La difesa deposita l’atto di appello.

La Corte d’Appello, constatato il ritardo, ha correttamente dichiarato l’inammissibilità dell’atto, applicando le norme del codice di procedura penale.

I motivi del ricorso e l’interpretazione della sospensione feriale termini

Il difensore degli imputati ha proposto ricorso per cassazione contro la decisione della Corte d’Appello, basandolo su due argomentazioni principali:

1. Errata applicazione della sospensione feriale termini: Secondo la difesa, la Corte territoriale non avrebbe tenuto conto della sospensione dei termini processuali durante il periodo feriale. Tale sospensione, a suo dire, avrebbe dovuto applicarsi anche al termine di 60 giorni che il giudice aveva per depositare le motivazioni. Se così fosse stato, il deposito dell’appello sarebbe risultato tempestivo.
2. Mancata applicazione del termine aggiuntivo: La difesa ha inoltre lamentato la mancata considerazione dell’art. 585, comma 1-bis c.p.p., che concede 15 giorni aggiuntivi per l’impugnazione nel caso di imputato assente.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’. La motivazione della Corte si concentra sul primo punto, che rappresenta il cuore della questione giuridica.

Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato, già sancito dalle Sezioni Unite nel 2017 (sentenza n. 42361). Il principio è chiaro: i termini per la redazione e il deposito della motivazione di una sentenza non sono soggetti alla sospensione feriale. Questa sospensione, prevista dalla Legge n. 742 del 1969, riguarda esclusivamente i termini processuali stabiliti per il compimento di atti da parte dei soggetti del procedimento (come, appunto, il deposito di un’impugnazione), e non quelli che scandiscono l’attività del giudice.

La Corte ha specificato che questo principio non è stato scalfito nemmeno dalle modifiche legislative che hanno ridotto la durata del periodo di sospensione feriale. L’orientamento espresso dalle Sezioni Unite rimane il punto di riferimento e non è stato messo in discussione da successive decisioni.

Di conseguenza, il calcolo effettuato dalla Corte d’Appello era corretto: il termine per impugnare decorreva dal deposito delle motivazioni e non poteva essere ‘allungato’ conteggiando la sospensione feriale nel periodo a disposizione del giudice.

Le conclusioni

La sentenza in esame conferma un principio procedurale di massima importanza: la sospensione feriale termini è un istituto a beneficio delle parti processuali, non dell’organo giudicante. Gli avvocati devono prestare la massima attenzione nel calcolare le scadenze per le impugnazioni, senza mai includere il periodo di sospensione estiva nel computo del tempo che il giudice si è riservato per depositare le motivazioni. Un errore di calcolo su questo punto può avere conseguenze fatali, portando all’inammissibilità del gravame e precludendo la possibilità di far valere le proprie ragioni in un grado di giudizio superiore. La decisione della Cassazione funge da monito sulla necessità di un’interpretazione rigorosa e letterale delle norme che regolano i termini processuali.

La sospensione feriale dei termini si applica anche al tempo che il giudice ha per depositare la motivazione di una sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che la sospensione feriale si applica solo ai termini processuali concessi alle parti per compiere atti del procedimento (come depositare un’impugnazione), e non al termine che la legge concede al giudice per la redazione e il deposito delle motivazioni.

Cosa succede se un’impugnazione viene depositata oltre il termine perentorio?
L’impugnazione viene dichiarata inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà il merito delle questioni sollevate, poiché è venuto a mancare un presupposto fondamentale di procedibilità, ovvero il rispetto dei termini stabiliti dalla legge.

Le modifiche legislative sulla durata del periodo feriale hanno cambiato le regole sulla sua applicazione ai termini di deposito delle sentenze?
No. La sentenza chiarisce che, anche dopo le modifiche introdotte dal D.L. n. 132 del 2014 che hanno ridotto la durata della sospensione, il principio secondo cui tale sospensione non si applica ai termini per il deposito delle motivazioni da parte del giudice è rimasto invariato e consolidato nella giurisprudenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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