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Sospensione esecuzione: no alla seconda possibilità

La Corte di Cassazione chiarisce che un condannato, la cui istanza di misura alternativa è stata respinta, non ha diritto a una successiva sospensione esecuzione per richiedere la detenzione domiciliare speciale. Questa seconda opportunità è riservata solo a chi, dopo la prima sospensione, è rimasto inerte. Il rigetto iniziale da parte del Tribunale di Sorveglianza equivale a un giudizio di non meritevolezza che preclude ulteriori benefici.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Esecuzione: la Cassazione nega la seconda chance

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1132/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di sospensione esecuzione della pena. Chi ha già beneficiato della sospensione, ha presentato istanza per una misura alternativa e se l’è vista respingere dal Tribunale di Sorveglianza, non può ottenere una seconda sospensione per accedere alla detenzione domiciliare speciale. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale netto, distinguendo tra il condannato ‘inerte’ e quello ‘non meritevole’.

Il caso in esame: richiesta respinta e nuovo tentativo

Una persona condannata riceveva un ordine di esecuzione con contestuale sospensione, come previsto dall’art. 656, comma 5, del codice di procedura penale. Entro i termini, presentava istanza per una misura alternativa, ma il Tribunale di Sorveglianza la respingeva a causa della mancanza di un alloggio idoneo.

Successivamente, la condannata chiedeva al giudice dell’esecuzione di dichiarare l’inefficacia temporanea di un altro ordine di carcerazione, al fine di poter usufruire della detenzione domiciliare speciale prevista dalla legge n. 199 del 2010. La Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta, sostenendo che tale beneficio non si applica a chi ha già tentato, senza successo, di ottenere una misura alternativa.

La distinzione chiave nella sospensione esecuzione

Il ricorso in Cassazione si basava su una presunta errata interpretazione della legge. La Suprema Corte, tuttavia, ha ritenuto il ricorso infondato, cogliendo l’occasione per chiarire in modo definitivo i presupposti per l’applicazione di una seconda sospensione esecuzione.

La giurisprudenza distingue due situazioni:

1. Il condannato ‘inerte’: colui che, ricevuto l’ordine di esecuzione con sospensione, non presenta alcuna richiesta di misura alternativa. In questo caso, l’orientamento consolidato prevede che il Pubblico Ministero debba disporre un’ulteriore sospensione per consentire al magistrato di sorveglianza di valutare la concessione della detenzione domiciliare speciale.
2. Il condannato ‘non meritevole’: colui che, al contrario, presenta l’istanza di misura alternativa, ma questa viene respinta dal Tribunale di Sorveglianza. In questa ipotesi, la giurisprudenza è unanime nel negare una seconda possibilità.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito che il rigetto dell’istanza di misura alternativa da parte del Tribunale di Sorveglianza costituisce un giudizio di ‘non meritevolezza’. Questa valutazione negativa preclude la possibilità di fruire di un’ulteriore sospensione dell’esecuzione finalizzata a un nuovo tentativo di evitare il carcere. La legge n. 199 del 2010 non è stata concepita come una ‘seconda chance’ per chi ha già ricevuto una valutazione sfavorevole, ma come un’opportunità per chi non ha attivato gli strumenti ordinari.

Nel caso specifico, il rigetto era motivato dalla mancanza di un domicilio idoneo, una circostanza che, secondo la Corte, rafforza ulteriormente la correttezza della decisione impugnata. Il principio di diritto è chiaro: il giudizio del Tribunale di Sorveglianza è dirimente e impedisce l’accesso a benefici successivi della stessa natura.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio di certezza nell’esecuzione penale. La sospensione esecuzione prevista dalla legge è un’opportunità unica. Una volta che il condannato sceglie di attivarla presentando un’istanza e questa viene respinta nel merito, la porta per ulteriori sospensioni si chiude. La decisione del Tribunale di Sorveglianza assume un peso decisivo, impedendo che il procedimento esecutivo si protragga attraverso la reiterazione di istanze infondate. Di conseguenza, il condannato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e il ricorso definitivamente rigettato.

Un condannato la cui istanza di misura alternativa è stata respinta può chiedere una nuova sospensione esecuzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il rigetto dell’istanza da parte del Tribunale di Sorveglianza esprime un giudizio di non meritevolezza che preclude la possibilità di usufruire di una successiva sospensione dell’esecuzione ai sensi della L. 199/2010.

A chi spetta allora la possibilità di una seconda sospensione per accedere alla detenzione domiciliare speciale?
Questa possibilità è riservata al condannato che, dopo aver ricevuto il primo ordine di esecuzione con sospensione, rimane ‘inerte’, ovvero non presenta alcuna istanza per la concessione di misure alternative. In tal caso, il pubblico ministero deve disporre un’ulteriore sospensione.

La motivazione del rigetto della prima istanza (es. mancanza di domicilio) influisce sulla decisione?
Sì, nel caso di specie la Corte ha sottolineato che il rigetto dovuto proprio all’inidoneità del domicilio rafforza la decisione di negare un’ulteriore sospensione, confermando che i presupposti per una misura extramuraria erano già stati valutati e ritenuti insussistenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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