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Sospensione condizionale: sì dal giudice esecutivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice dell’esecuzione può concedere la sospensione condizionale della pena. Questo è possibile quando la pena, inizialmente superiore ai limiti di legge, viene ridotta in fase esecutiva. La decisione si fonda su una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma che lo impediva, sanando una disparità di trattamento e allineandosi al principio rieducativo della pena.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale della Pena: Apertura dalla Cassazione in Fase Esecutiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha introdotto un principio di fondamentale importanza riguardo la sospensione condizionale della pena, affermando che tale beneficio può essere concesso anche dal giudice dell’esecuzione. Questo avviene quando la pena, a seguito di una riduzione post-sentenza, rientra nei limiti previsti dalla legge. La decisione si allinea a un intervento chiarificatore della Corte Costituzionale, risolvendo un vuoto normativo che creava significative disparità di trattamento.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un condannato di ottenere la sospensione condizionale della propria pena. Tale richiesta era stata formulata dopo che la pena stessa era stata ridotta in fase esecutiva, grazie all’applicazione dell’art. 442, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Nonostante la pena finale rientrasse nei limiti per la concessione del beneficio, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato l’istanza. La motivazione del rigetto si basava sulla presunta assenza di una norma che attribuisse esplicitamente al giudice dell’esecuzione il potere di concedere la sospensione in un simile contesto.

Il Ricorso e la Questione della Sospensione Condizionale della Pena

Contro questa decisione, la difesa del condannato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due motivi principali. In primo luogo, si lamentava la violazione di legge, sostenendo che l’effetto combinato della riduzione di pena e dei requisiti dell’art. 163 del codice penale avrebbe dovuto portare automaticamente alla concessione del beneficio, anche attraverso un’interpretazione costituzionalmente orientata. In via subordinata, la difesa chiedeva di sollevare una questione di legittimità costituzionale, evidenziando una irragionevole disparità di trattamento rispetto ad altre ipotesi, come quella del riconoscimento della continuazione in sede esecutiva, dove la legge (art. 671 c.p.p.) permette esplicitamente al giudice di valutare la concessione della sospensione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso al Giudice per le indagini preliminari di Salerno per un nuovo esame. La decisione non entra nel merito della concedibilità del beneficio nel caso specifico, ma stabilisce il principio per cui il giudice dell’esecuzione ha il potere di valutarla.

Le Motivazioni: l’Intervento Decisivo della Corte Costituzionale

Il fulcro della motivazione della Cassazione risiede in un evento giuridico accaduto successivamente all’ordinanza impugnata: la sentenza n. 208 del 25 novembre 2024 della Corte Costituzionale. Con tale pronuncia, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 442, comma 2-bis, del codice di procedura penale. L’incostituzionalità è stata ravvisata nella parte in cui la norma non prevedeva che il giudice dell’esecuzione potesse concedere la sospensione condizionale e la non menzione nel casellario giudiziale, qualora il giudice della cognizione non avesse potuto farlo perché, al momento della condanna, la pena era superiore ai limiti di legge.

La Corte Costituzionale ha ritenuto questa lacuna in contrasto con gli articoli 3 (principio di uguaglianza), 27 (finalità rieducativa della pena) e 111 e 117 della Costituzione. La Cassazione, prendendo atto di questo nuovo quadro normativo, ha applicato direttamente il principio affermato dalla Consulta, riconoscendo così la competenza del giudice dell’esecuzione a decidere sull’istanza.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza in esame recepisce un’importante evoluzione giurisprudenziale e chiarisce che il potere del giudice dell’esecuzione non è limitato alle sole ipotesi espressamente previste. Quando una modifica della pena in fase esecutiva la fa rientrare nei limiti per un beneficio come la sospensione condizionale della pena, il giudice dell’esecuzione ha il dovere di valutare se concederlo. Questa decisione rafforza la funzione rieducativa della pena e garantisce una maggiore coerenza e equità nel sistema processuale penale, eliminando una disparità di trattamento che non aveva alcuna giustificazione razionale.

Può il giudice dell’esecuzione concedere la sospensione condizionale della pena se questa viene ridotta sotto i limiti di legge solo dopo la sentenza definitiva?
Sì. La Corte di Cassazione, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 208/2024, ha stabilito che il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di valutare la concessione della sospensione condizionale quando la pena, per effetto di una riduzione avvenuta in fase esecutiva, rientra nei limiti previsti dalla legge.

Perché il giudice di primo grado (GIP) aveva inizialmente rigettato la richiesta?
Il GIP aveva rigettato la richiesta perché riteneva che mancasse una norma specifica che attribuisse al giudice dell’esecuzione il potere di concedere la sospensione condizionale in un caso di riduzione della pena ai sensi dell’art. 442, comma 2-bis, cod. proc. pen.

Qual è stato l’elemento decisivo che ha portato la Cassazione ad annullare la decisione del GIP?
L’elemento decisivo è stata la sentenza della Corte Costituzionale n. 208 del 25 novembre 2024, intervenuta dopo la decisione del GIP. Tale sentenza ha dichiarato incostituzionale la norma (art. 442, comma 2-bis, c.p.p.) nella parte in cui non prevedeva questo potere per il giudice dell’esecuzione, colmando così il vuoto normativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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