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Sicurezza locali pubblici: uscita chiusa, reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gestore di un teatro, condannato per violazione delle norme sulla sicurezza locali pubblici. La Corte ha stabilito che tenere chiusa un’uscita di sicurezza durante uno spettacolo con centinaia di persone costituisce reato di pericolo presunto (art. 681 c.p.), indipendentemente dalla presenza di un addetto alla vigilanza. La buona fede basata sul parere di un’agenzia privata non è stata riconosciuta come scusante.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Sicurezza locali pubblici: Uscita di Emergenza Chiusa è Reato

La gestione della sicurezza locali pubblici è un dovere inderogabile per chi organizza eventi e spettacoli. Le prescrizioni delle autorità non sono semplici suggerimenti, ma obblighi la cui violazione può avere conseguenze penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, confermando la condanna del gestore di un teatro che aveva mantenuto chiusa un’uscita di sicurezza durante uno spettacolo con centinaia di spettatori.

I Fatti del Caso

Il gestore di un noto teatro era stato condannato per il reato previsto dall’art. 681 del codice penale, concernente l’apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo. Durante un evento a cui assistevano circa seicento persone, un controllo della polizia amministrativa aveva accertato che una delle vie di fuga prescritte dalla licenza di pubblica sicurezza era chiusa. La responsabilità penale del gestore era stata confermata sia in primo grado che in appello.

La Difesa dell’Imputato

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali:
1. Inoffensività della condotta: Sosteneva che la presenza di un addetto alla sicurezza privato nei pressi dell’uscita chiusa garantisse la possibilità di aprirla immediatamente in caso di necessità, rendendo di fatto la situazione non pericolosa.
2. Buona fede: Affermava di aver agito in buona fede, seguendo le indicazioni dell’agenzia di sicurezza che aveva suggerito di tenere chiuso il varco per evitare l’ingresso abusivo di altre persone e il superamento della capienza massima autorizzata.
3. Particolare tenuità del fatto: Riteneva che il reato non dovesse essere punito data l’esiguità del pericolo, anche in considerazione del fatto che, in un momento successivo, la capienza del teatro era stata aumentata a novecento persone.

La Decisione della Cassazione sulla sicurezza locali pubblici

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni difensive, ribadendo la rigidità delle norme a tutela dell’incolumità pubblica e l’impossibilità di derogarvi con soluzioni alternative non previste.

Le Motivazioni della Corte

Rischio Presunto e Inidoneità delle Misure Alternative

La Corte ha qualificato il reato previsto dall’art. 681 c.p. come un reato di pericolo presunto. Questo significa che la legge presume l’esistenza di un pericolo per la semplice violazione della prescrizione, senza che sia necessario accertare l’esistenza di un rischio concreto ed effettivo. L’obiettivo della norma è tutelare l’incolumità del pubblico in via preventiva.
Di conseguenza, la presenza di un operatore della sicurezza non è sufficiente a rendere la condotta lecita o inoffensiva. I giudici hanno sottolineato che tale addetto avrebbe potuto essere momentaneamente assente, impossibilitato ad agire o il meccanismo di apertura avrebbe potuto incepparsi in una situazione di emergenza. La prescrizione amministrativa non ammette equipollenti o scelte discrezionali da parte del gestore.

L’Insussistenza della Buona Fede

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha chiarito che la “buona fede” che può scusare una violazione di legge deve derivare da un “elemento positivo”, come un provvedimento contraddittorio dell’autorità amministrativa o un orientamento giurisprudenziale incerto. Il parere di un’agenzia di sicurezza privata non rientra in questa categoria e non può giustificare la disobbedienza a un ordine chiaro e specifico dell’autorità di pubblica sicurezza.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto per la sicurezza locali pubblici

Infine, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La valutazione si è basata su due elementi cruciali: l’elevato numero di persone presenti nel locale (quasi seicento) e l’importanza della norma violata. La chiusura di un’uscita di sicurezza non è una violazione marginale, ma un inadempimento grave che mette a rischio l’incolumità di molte persone. La circostanza che la capienza sia stata successivamente aumentata è stata ritenuta irrilevante, poiché l’obbligo di tenere aperte le uscite di sicurezza sussiste indipendentemente dal numero di spettatori ammessi.

Le Conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro ai gestori di locali e agli organizzatori di eventi: le prescrizioni sulla sicurezza locali pubblici sono cogenti e non ammettono interpretazioni o soluzioni “fai da te”. La responsabilità penale sorge dalla mera inosservanza della norma, poiché il legislatore ha già effettuato a monte una valutazione del pericolo. Affidarsi a misure alternative o a consigli di soggetti privati non esonera da colpa, confermando che la priorità assoluta deve essere sempre la tutela e l’incolumità del pubblico.

La presenza di un addetto alla sicurezza vicino a un’uscita di emergenza chiusa può escludere il reato?
No, la Corte ha stabilito che la violazione delle prescrizioni di sicurezza, come tenere chiusa un’uscita, integra il reato di pericolo presunto. Misure alternative come la presenza di un addetto non sono equiparabili alle prescrizioni imposte dall’autorità e non rendono la condotta inoffensiva, poiché non garantiscono con assoluta certezza l’apertura in caso di emergenza.

Posso giustificare la violazione di una norma di sicurezza sulla base del consiglio di un’agenzia di vigilanza privata?
No, la Cassazione ha chiarito che la “buona fede” che può escludere la colpevolezza deve derivare da un fattore positivo proveniente da un’autorità pubblica (amministrativa o giudiziaria), come un provvedimento contraddittorio, e non dall’opinione di un soggetto privato.

Il reato per violazione delle norme di sicurezza può essere considerato di “particolare tenuità”?
Dipende dalle circostanze concrete. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la violazione non fosse di particolare tenuità a causa dell’elevato numero di persone presenti (quasi seicento) e dell’importanza cruciale della norma violata (l’apertura di un’uscita di sicurezza) per garantire l’incolumità pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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