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Sequestro probatorio smartphone: limiti e motivazione

La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento di un decreto di sequestro probatorio smartphone. Il provvedimento del Pubblico Ministero, che disponeva l’acquisizione della totalità dei dati, è stato ritenuto illegittimo per difetto di motivazione sulla pertinenzialità e sulla proporzionalità, configurandosi come un’indagine esplorativa non consentita.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio smartphone: quando è illegittimo? La Cassazione fissa i paletti

Il sequestro probatorio smartphone rappresenta uno degli strumenti investigativi più potenti e, al contempo, più invasivi a disposizione dell’autorità giudiziaria. In un mondo dove i nostri dispositivi contengono l’intera nostra vita digitale, è fondamentale che il suo utilizzo sia rigorosamente bilanciato con il diritto alla privacy. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33657 del 2025, interviene proprio su questo delicato equilibrio, tracciando confini netti per evitare le cosiddette “indagini esplorative”.

I Fatti del Caso: un Sequestro Indiscriminato

La vicenda trae origine da un’indagine avviata a seguito di una denuncia per minacce. Una persona aveva ricevuto una lettera anonima che la invitava a lasciare il proprio posto di lavoro. I sospetti si erano concentrati su una collega, nei cui confronti il Pubblico Ministero emetteva un decreto di perquisizione e sequestro del telefono cellulare. L’obiettivo dichiarato era verificare ed acquisire eventuali comunicazioni intercorse tra l’indagata, la persona offesa e altri colleghi.

Il Tribunale del Riesame, adito dalla difesa dell’indagata, annullava il decreto di sequestro. Secondo il Tribunale, il provvedimento del PM era viziato da un duplice difetto di motivazione: non spiegava né il legame di pertinenzialità tra il telefono e il reato, né le ragioni che rendevano necessario acquisire la totalità dei dati informatici presenti sul dispositivo. Di fatto, il sequestro veniva ritenuto sproporzionato e con finalità meramente esplorative.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero proponeva ricorso in Cassazione.

Il Principio dell’Interesse ad Agire

Una delle argomentazioni del PM ricorrente era che l’indagata non avesse più interesse a contestare il sequestro, poiché il telefono le era stato restituito. La Cassazione, tuttavia, respinge nettamente questa tesi. Richiamando un consolidato orientamento, la Corte sottolinea che l’interesse a ricorrere permane anche dopo la restituzione del dispositivo, qualora l’autorità giudiziaria abbia trattenuto una “copia forense” dei dati. La conservazione di tale copia, infatti, priva l’interessato della “disponibilità esclusiva del patrimonio informativo”, ledendo il suo diritto alla riservatezza e giustificando la richiesta di un controllo giurisdizionale sulla legittimità dell’acquisizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul sequestro probatorio smartphone

Entrando nel merito della questione, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, confermando l’illegittimità del sequestro. La sentenza si pone in linea con la giurisprudenza più recente, che mira a tutelare i diritti fondamentali della persona, come il diritto alla privacy e alla segretezza della corrispondenza, protetti anche a livello europeo.

La Corte ha stabilito che un decreto di sequestro probatorio smartphone non può essere generico. Per essere legittimo, deve rispettare il principio di proporzionalità e non deve trasformarsi in una perquisizione a strascico. Il PM ha l’obbligo di motivare in modo specifico e puntuale le ragioni che rendono necessario un atto così invasivo. In particolare, il decreto deve indicare:

1. Le ragioni di pertinenzialità: Deve essere chiaro il collegamento tra il dispositivo da sequestrare e il reato per cui si procede.
2. Le informazioni specifiche oggetto di ricerca: Non basta un riferimento generico alle “comunicazioni”; occorre specificare cosa si sta cercando (es. messaggi, email, file specifici).
3. I criteri di selezione dei dati: Devono essere indicati i parametri che guideranno la ricerca, come parole chiave, contatti specifici o altri criteri selettivi.
4. La perimetrazione temporale: È necessario definire un arco temporale rilevante per le indagini, evitando di estendere la ricerca a dati palesemente estranei ai fatti contestati.

Nel caso di specie, il Pubblico Ministero si era limitato a disporre un’analisi generica di tutte le possibili comunicazioni, omettendo di fornire qualsiasi indicazione selettiva. Questo, secondo la Cassazione, trasforma il sequestro probatorio in uno strumento esplorativo, finalizzato non a trovare prove di un reato già ipotizzato, ma a cercare notizie di reato, il che non è consentito.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento rappresenta un importante monito per le Procure. Il sequestro probatorio smartphone non è una “carta bianca” per accedere indiscriminatamente alla vita digitale dei cittadini. Ogni provvedimento deve essere frutto di un attento bilanciamento tra le esigenze investigative e la tutela dei diritti fondamentali. L’obbligo di una motivazione rafforzata serve a garantire che la ricerca della prova non si traduca in un’ingiustificata violazione della sfera privata. Gli investigatori devono sapere cosa cercano e perché, delimitando l’ambito della loro ricerca per ridurre al minimo l’intrusione. In assenza di questi presupposti, come dimostra questo caso, il sequestro è illegittimo e deve essere annullato.

È possibile impugnare un sequestro anche se il bene (es. lo smartphone) è stato restituito?
Sì, è possibile se l’autorità giudiziaria ha trattenuto una copia forense dei dati. In questo caso, permane l’interesse della persona a tutelare la disponibilità esclusiva del proprio patrimonio informativo e a far verificare la legittimità dell’atto.

Cosa deve contenere un decreto di sequestro probatorio di uno smartphone per essere legittimo?
Secondo la Corte, il decreto deve illustrare le ragioni per cui il sequestro è necessario, le specifiche informazioni oggetto di ricerca, i criteri di selezione del materiale (es. parole chiave) e la giustificazione dell’eventuale perimetrazione temporale dei dati di interesse.

Un Pubblico Ministero può sequestrare un telefono per analizzare tutti i dati in esso contenuti senza limiti?
No. Un sequestro esteso alla totalità dei dati senza una specifica motivazione sulla sua necessità e proporzionalità è considerato illegittimo. Si configura come un’indagine “esplorativa”, non consentita dalla legge, che viola il diritto alla riservatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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