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Sequestro probatorio: quando è illegittimo?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro probatorio a carico di un pubblico ufficiale. La decisione si fonda sulla violazione del principio di proporzionalità e sulla mancanza di una motivazione adeguata. Secondo la Corte, non è ammissibile un sequestro ‘onnivoro’ di dati informatici senza specificare le ragioni, i criteri di selezione e la pertinenza con i reati ipotizzati. La sentenza ribadisce la necessità di un controllo rigoroso da parte del giudice per tutelare i diritti fondamentali alla riservatezza.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Dispositivi Elettronici: La Cassazione Fissa i Paletti della Proporzionalità

Nell’era digitale, smartphone e computer sono diventati estensioni della nostra vita, custodi di dati personali, comunicazioni e segreti. Quando questi dispositivi finiscono al centro di un’indagine penale, sorge un delicato conflitto tra le esigenze di accertamento della verità e il diritto fondamentale alla privacy. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 25944 del 2025, interviene proprio su questo tema, annullando un sequestro probatorio perché ritenuto sproporzionato e immotivato. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Pubblico Ufficiale Sotto Indagine

Il caso riguarda un sottufficiale dei Carabinieri, indagato per rivelazione di segreti d’ufficio. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe violato i suoi doveri rivelando informazioni riservate relative a un’indagine in corso. A seguito di ciò, il Pubblico Ministero disponeva un decreto di perquisizione e un contestuale sequestro probatorio personale, locale e informatico.

La difesa dell’indagato impugnava il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, lamentando la totale assenza di motivazione riguardo al cosiddetto fumus commissi delicti, ovvero la sussistenza di indizi di reato. Il Tribunale rigettava il ricorso, ma la difesa non si arrendeva e portava il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questionobili questioni di legittimità.

Il Ricorso in Cassazione e i Limiti del Sequestro Probatorio

La difesa ha articolato il suo ricorso in quattro punti principali, tutti accolti dalla Suprema Corte:

1. Mancanza di motivazione sul fumus commissi delicti: Il Tribunale del Riesame si era limitato ad affermare che le ipotesi di reato erano state ‘compiutamente descritte’, senza però analizzare le prove e senza confrontarsi con le argomentazioni difensive.
2. Inutilizzabilità delle prove: Veniva contestata l’utilizzabilità di alcune intercettazioni, ritenute non idonee a fondare l’accusa.
3. Assenza di nesso teleologico: La difesa ha sostenuto la mancanza di un collegamento logico tra i reati contestati all’indagato e le ipotesi di reato ascritte ad altre persone coinvolte nell’indagine più ampia.
4. Violazione del principio di proporzionalità: Il punto cruciale. Il sequestro era stato definito ‘onnicomprensivo ed esorbitante’, un’acquisizione indiscriminata di dati senza un preventivo vaglio di adeguatezza, proporzionalità e stretta necessità.

La Decisione della Corte: Annullamento Senza Rinvio

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati tutti i motivi del ricorso, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del Riesame sia il decreto di sequestro originario. La Corte ha disposto l’immediata restituzione di tutti i beni sequestrati, inclusa la copia integrale dei dati informatici.

Le Motivazioni

La Corte ha bacchettato duramente l’operato del Tribunale del Riesame. Il giudice del riesame, spiega la Cassazione, non può limitarsi a ‘prendere atto’ della tesi accusatoria. Ha il dovere di esercitare un controllo effettivo, valutando la congruità degli elementi presentati dall’accusa e tenendo conto delle contestazioni della difesa. Una motivazione puramente apparente, che elude l’obbligo di rispondere alle censure difensive, equivale a una violazione di legge.

Il fulcro della sentenza, tuttavia, risiede nella violazione del principio di proporzionalità. La Cassazione ha ribadito un orientamento ormai consolidato: il sequestro probatorio di dati contenuti in dispositivi informatici non può tradursi in un’indiscriminata apprensione di una massa di dati. È illegittimo un sequestro ‘onnivoro’ che non specifichi le ragioni della sua estensione, i criteri di selezione del materiale (ad esempio, parole chiave o un arco temporale definito) e la giustificazione per l’acquisizione di dati non strettamente pertinenti all’imputazione.

In pratica, il Pubblico Ministero deve spiegare perché è necessario sequestrare l’intero dispositivo e non solo specifici file, illustrando le modalità con cui intende selezionare le informazioni rilevanti e i tempi previsti per la restituzione dei dati non pertinenti.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un’importante garanzia per la tutela dei diritti fondamentali nell’era digitale. La Corte di Cassazione ha chiarito che il potere di indagine non può comprimere in modo sproporzionato il diritto alla riservatezza e al ‘patrimonio informativo’ di un individuo. Un sequestro probatorio informatico deve essere un atto chirurgico, mirato e giustificato, non una ‘pesca a strascico’ nei dati di una persona. Gli inquirenti sono tenuti a motivare in modo puntuale e specifico la necessità di ogni atto che limiti la libertà personale e la privacy, e i giudici hanno il dovere di esercitare un controllo rigoroso su tale motivazione, pena la nullità del provvedimento.

Quando è illegittimo un sequestro probatorio di un dispositivo informatico (smartphone, PC, tablet)?
Secondo la sentenza, il sequestro è illegittimo quando viola i principi di proporzionalità e adeguatezza. In particolare, è illegittimo se conduce a un’indiscriminata apprensione di una massa di dati informatici senza indicare specifiche ragioni, criteri di selezione (come parole-chiave o limiti temporali) e senza giustificare l’estensione del sequestro.

Il giudice del riesame può limitarsi a prendere atto dell’accusa senza valutare le prove?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice del riesame deve esercitare un controllo effettivo e non meramente formale. Non può limitarsi a ‘prendere atto’ della tesi accusatoria, ma deve valutare la congruità degli elementi presentati e rispondere puntualmente alle censure e agli argomenti sollevati dalla difesa. Una motivazione solo apparente costituisce una violazione di legge.

Cosa significa che un sequestro probatorio deve rispettare il principio di proporzionalità?
Significa che il vincolo imposto sui beni di una persona deve essere strettamente necessario al fine investigativo. Nel caso di dispositivi informatici, l’autorità giudiziaria deve illustrare le ragioni per cui è necessario un sequestro esteso e ‘onnivoro’, specificando le informazioni cercate, i criteri di selezione e la giustificazione della perimetrazione temporale dei dati. L’obiettivo è bilanciare le esigenze di indagine con il diritto fondamentale alla riservatezza del cittadino.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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