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Sequestro probatorio: nullo senza adeguata motivazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro probatorio di un telefono cellulare. La sentenza ribadisce che un decreto di sequestro deve essere specificamente motivato riguardo ai fatti contestati e non può limitarsi a indicare le norme violate. Il Tribunale del riesame ha il dovere di verificare l’astratta configurabilità del reato (fumus commissi delicti), e la sua decisione, se logicamente motivata, non è sindacabile in Cassazione per manifesta illogicità.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Cassazione fissa i paletti sulla motivazione

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18594 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di garanzie processuali: il sequestro probatorio di dispositivi elettronici, come un telefono cellulare, deve essere sorretto da una motivazione specifica e dettagliata. Un provvedimento che si limiti a elencare le norme di legge violate, senza descrivere i fatti concreti, è illegittimo e deve essere annullato. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sui limiti del potere inquirente e sul ruolo di controllo del Tribunale del riesame.

I fatti del caso

Il caso trae origine da un’indagine per episodi di corruzione che vedeva coinvolto un soggetto, al quale era stato sequestrato il telefono cellulare. Il Tribunale del riesame di Bari, investito della questione, aveva annullato il decreto di sequestro emesso dal Pubblico Ministero. Le ragioni dell’annullamento erano principalmente tre:
1. Carenza di motivazione: Il decreto non conteneva una descrizione adeguata dei fatti contestati, limitandosi a indicare le ipotesi di reato.
2. Insussistenza del fumus commissi delicti: I fatti, per come rappresentati, non erano ritenuti sufficienti a configurare una plausibile commissione dei reati ipotizzati (corruzione e turbativa d’asta).
3. Violazione del principio di proporzionalità: Il sequestro era stato eseguito in modo indiscriminato, senza indicare un criterio selettivo per l’estrazione e la conservazione dei dati dal dispositivo.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero proponeva ricorso per Cassazione.

Il controllo del Tribunale del riesame sul sequestro probatorio

Il ricorrente sosteneva che il Tribunale del riesame avesse ecceduto i propri poteri, effettuando una valutazione non consentita sulla fondatezza dell’accusa, anziché limitarsi a verificare la sussistenza di un mero fumus commissi delicti. Inoltre, contestava la ritenuta mancanza di motivazione del decreto originario e l’affermazione sulla violazione del principio di proporzionalità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile, confermando in toto l’impostazione del Tribunale del riesame. I giudici di legittimità hanno chiarito punti cruciali della procedura.

In primo luogo, hanno affermato che un decreto di sequestro probatorio privo della descrizione dei fatti contestati è affetto da una carenza di motivazione radicale. Questa lacuna non può essere colmata dal Tribunale del riesame attraverso l’esame degli atti di indagine, poiché tale operazione sarebbe invasiva della prerogativa esclusiva del pubblico ministero e lederebbe il diritto di difesa dell’indagato, che al momento del sequestro non ha conoscenza di tali atti.

In secondo luogo, la Corte ha precisato la natura del controllo sul fumus commissi delicti. Il Tribunale del riesame non deve giudicare la colpevolezza dell’indagato, ma è tenuto a verificare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato. Deve cioè valutare se gli elementi forniti dall’accusa siano congruenti e idonei a rendere plausibile l’ipotesi accusatoria. Nel caso di specie, il Tribunale aveva legittimamente ritenuto che i fatti descritti non fossero sufficienti a integrare le fattispecie di corruzione contestate, compiendo così una valutazione che rientra a pieno titolo nelle sue competenze.

Infine, la Cassazione ha respinto la censura sulla violazione di legge, sottolineando che il ricorso ai sensi dell’art. 325 c.p.p. è consentito solo in caso di mancanza assoluta di motivazione o di motivazione meramente apparente. Nel caso in esame, il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente per la sua decisione, rendendo il ricorso del PM inammissibile.

Le conclusioni

La sentenza in commento rafforza le garanzie difensive nel delicato ambito delle misure cautelari reali. Stabilisce che il potere di disporre un sequestro probatorio, specialmente quando riguarda dispositivi che contengono l’intera vita digitale di una persona, non è illimitato. L’autorità giudiziaria ha l’onere di motivare in modo puntuale e specifico non solo le norme violate, ma anche i fatti concreti che giustificano il vincolo, la loro pertinenza rispetto al reato ipotizzato e la necessità della misura. In assenza di questi requisiti, il sequestro è illegittimo e deve essere annullato.

Un decreto di sequestro probatorio può limitarsi a indicare le norme di legge violate senza descrivere i fatti specifici?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il decreto di sequestro probatorio deve contenere una motivazione specifica sui fatti contestati. La sola indicazione delle norme violate costituisce una carenza di motivazione che rende il provvedimento nullo, poiché il Tribunale del riesame non può integrare d’ufficio tale lacuna.

Qual è il ruolo del Tribunale del riesame nel verificare il ‘fumus commissi delicti’?
Il Tribunale del riesame ha il compito di verificare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato, valutando se gli elementi forniti dall’accusa siano congruenti e idonei a rendere plausibile l’ipotesi di reato. Non è un giudizio di merito sulla colpevolezza, ma un controllo di legittimità sulla plausibilità dell’accusa che giustifica il sequestro.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’ordinanza del Tribunale del riesame era sorretta da una motivazione logica e non meramente apparente. Il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro è consentito solo per ‘violazione di legge’, nozione che non include il vizio di manifesta illogicità della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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