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Sequestro probatorio: motivazione e proporzionalità

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di sequestro probatorio di uno smartphone e di documenti cartacei. Ha stabilito che, mentre il sequestro del telefono era legittimo perché era stata disposta una copia forense per garantirne la proporzionalità, il sequestro dei documenti era illegittimo. Per questi ultimi mancava una motivazione adeguata sulle modalità di selezione dei dati pertinenti e sulla restituzione di quelli non rilevanti, violando così il principio di proporzionalità. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza limitatamente ai documenti, rinviando il caso al Tribunale per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Motivazione e Proporzionalità tra Smartphone e Documenti

L’evoluzione tecnologica impone al diritto un costante aggiornamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 28353/2025) offre un’importante lezione sul sequestro probatorio, tracciando una linea netta tra il sequestro di dispositivi digitali e quello di documenti cartacei. La decisione evidenzia come i principi di motivazione e proporzionalità debbano essere applicati in modo differente a seconda della natura dei beni sequestrati, per tutelare i diritti fondamentali dell’indagato.

I Fatti del Caso

Nel corso di un’indagine per reati legati agli stupefacenti, la Procura della Repubblica disponeva una perquisizione e il conseguente sequestro probatorio nei confronti di un indagato. Gli oggetti del sequestro erano un telefono cellulare e della documentazione cartacea. Il Tribunale del riesame confermava il provvedimento, spingendo la difesa a presentare ricorso in Cassazione. Il ricorrente lamentava la violazione di legge, sostenendo che l’ordinanza mancasse di una motivazione effettiva e violasse i principi di adeguatezza e proporzionalità, soprattutto considerando che i documenti erano legati all’attività lavorativa dell’indagato e che il trattenimento a tempo indeterminato dello smartphone era eccessivo.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Sequestro Probatorio

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, offrendo una soluzione differenziata per i due tipi di beni sequestrati.

Sequestro dello smartphone: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che le censure non riguardassero una vera violazione di legge, ma piuttosto una critica alla logicità della motivazione, non ammissibile in quella sede.
Sequestro dei documenti cartacei: L’ordinanza è stata annullata con rinvio al Tribunale del riesame. La Corte ha riscontrato una carenza di motivazione riguardo alla proporzionalità della misura nella sua fase esecutiva.

Questa decisione sdoppiata si fonda su un’analisi approfondita dei requisiti che ogni provvedimento di sequestro deve rispettare.

Le Motivazioni: Sezione Fondamentale sul sequestro probatorio

La sentenza ruota attorno a due cardini della procedura penale: l’obbligo di motivazione e il principio di proporzionalità.

L’Obbligo di Motivazione: I Richiami alle Sezioni Unite

La Corte ribadisce un principio fondamentale, già sancito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 36072/2018): qualsiasi decreto di sequestro probatorio deve essere motivato. Anche una motivazione concisa è sufficiente, purché spieghi chiaramente la finalità perseguita per l’accertamento dei fatti. Non c’è distinzione tra corpo del reato e cose pertinenti al reato: l’obbligo motivazionale è assoluto e serve a garantire che le esigenze investigative non comprimano inutilmente il diritto di proprietà.

Il Principio di Proporzionalità nel Sequestro di Dispositivi Informatici

Quando il sequestro riguarda dispositivi informatici, come uno smartphone, il requisito della proporzionalità diventa ancora più stringente. La Corte chiarisce che il decreto del Pubblico Ministero deve illustrare:
1. Le ragioni per cui è necessario un sequestro esteso.
2. I criteri di selezione del materiale informatico da analizzare.
3. L’eventuale perimetrazione temporale dei dati di interesse.
4. I tempi previsti per l’analisi e la restituzione dei dati non rilevanti.

Nel caso specifico, la nomina di un consulente informatico per effettuare una copia forense è stata considerata un meccanismo idoneo a rispettare la proporzionalità. Questa procedura permette infatti di analizzare i dati senza trattenere il dispositivo a tempo indeterminato, bilanciando così le esigenze investigative con i diritti dell’indagato.

La Differenza tra Smartphone e Documenti Cartacei

La vera novità della sentenza risiede nella distinzione operata tra i due tipi di beni. Se per lo smartphone la copia forense ha salvato la legittimità del sequestro, per la documentazione cartacea la Corte ha riscontrato una falla. Il provvedimento non prevedeva alcun meccanismo per limitare il vincolo cautelare, né specificava come e quando i documenti non pertinenti sarebbero stati selezionati e restituiti. Mancava, in altre parole, una motivazione sulla fase esecutiva della misura che garantisse la proporzionalità dell’atto. Non essendo noto il contenuto dei documenti, la Corte non ha potuto ordinarne la restituzione diretta, ma ha demandato al Tribunale del riesame una nuova valutazione sul punto.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre indicazioni pratiche di grande valore. In primo luogo, conferma che la motivazione del sequestro probatorio non può essere una mera formula di stile. In secondo luogo, e più importante, stabilisce che la proporzionalità deve essere declinata in modo concreto e specifico a seconda dell’oggetto del sequestro. Per i dispositivi digitali, procedure come la copia forense sono ormai uno standard per garantire i diritti della difesa. Per i beni fisici, come i documenti, l’autorità giudiziaria deve comunque prevedere e motivare meccanismi di selezione e restituzione per evitare vincoli eccessivamente gravosi e indeterminati. La decisione segna un passo avanti nella tutela dei diritti individuali nel contesto delle indagini penali, imponendo una maggiore attenzione e rigore nella formulazione dei provvedimenti cautelari reali.

È sempre necessario motivare un decreto di sequestro probatorio?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha confermato che ogni decreto di sequestro probatorio deve contenere una motivazione, anche se concisa, che dia conto specificatamente della finalità perseguita per l’accertamento dei fatti, indipendentemente dalla natura delle cose da sequestrare.

Quali garanzie si applicano al sequestro probatorio di uno smartphone?
Il sequestro deve rispettare il principio di proporzionalità. La sentenza indica che la nomina di un consulente informatico per procedere alla creazione di una copia forense è un meccanismo adeguato a contenere la limitazione del bene, consentendo l’analisi dei dati e la successiva restituzione di quelli non rilevanti entro tempi definiti.

Perché il sequestro dei documenti cartacei è stato annullato e quello del telefono no?
Il sequestro del telefono è stato ritenuto legittimo perché la procedura di copia forense garantiva la proporzionalità della misura nella sua fase esecutiva. Al contrario, per i documenti cartacei non era stato previsto alcun meccanismo analogo per selezionare il materiale pertinente e restituire quello non rilevante, rendendo la motivazione del provvedimento carente sotto il profilo della proporzionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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