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Sequestro probatorio: motivazione e limiti del PM

Una società e il suo legale rappresentante hanno impugnato un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio di documenti e dispositivi informatici, lamentando una motivazione carente. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la motivazione del Pubblico Ministero, anche se sintetica, è valida se rinvia agli atti d’indagine e specifica le finalità probatorie. Per il sequestro probatorio di dati digitali, la Corte ha precisato che un’acquisizione ampia è ammissibile se motivata dalla difficoltà di una selezione preventiva, a patto che vengano definiti i criteri di ricerca e i tempi per la restituzione del materiale non pertinente.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Quando la Motivazione del PM è Valida?

Il sequestro probatorio è uno degli strumenti investigativi più incisivi a disposizione del Pubblico Ministero. Esso consente di acquisire elementi materiali indispensabili per l’accertamento di un reato. Tuttavia, la sua adozione deve rispettare rigorosi requisiti di legge, primo fra tutti un’adeguata motivazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti e le modalità con cui tale motivazione deve essere formulata, specialmente nell’era digitale dove il sequestro coinvolge enormi quantità di dati informatici.

I Fatti del Caso: La Genesi delle Indagini

Il caso trae origine da un’indagine avviata a seguito della denuncia di un ex dipendente di una società. Le accuse erano gravi e variegate: dalla presunta fittizietà di alcune trasferte e straordinari inseriti in busta paga, all’indebita fruizione della Cassa Integrazione durante il periodo pandemico, fino alla vendita di prodotti scaduti previa apposizione di nuove etichette con date aggiornate. Sulla base di questi elementi, il Pubblico Ministero disponeva un decreto di perquisizione e sequestro probatorio che portava all’acquisizione di una vasta mole di documenti cartacei e dispositivi informatici.

I Motivi del Ricorso: Perché il Sequestro Probatorio è Stato Contestato?

La società e il suo legale rappresentante, ritenendo illegittimo il vincolo apposto sui loro beni, hanno impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame e, successivamente, in Cassazione. Le loro doglianze si concentravano su tre profili principali.

Carenza di motivazione sul fumus commissi delicti

Secondo la difesa, il decreto del PM era gravemente carente nella motivazione riguardante la sussistenza del fumus commissi delicti, ovvero degli indizi di reato. Si contestava al Tribunale del Riesame di aver illegittimamente “salvato” il provvedimento, integrando di propria iniziativa le motivazioni mancanti del PM.

Mancanza del nesso di pertinenzialità

Un’ulteriore critica riguardava l’assenza di una spiegazione sul nesso di pertinenzialità tra i beni sequestrati e i reati ipotizzati, nonché sulla concreta finalità probatoria perseguita. La motivazione, a dire dei ricorrenti, era circolare e tautologica.

La questione del sequestro informatico “a strascico”

Infine, veniva contestata la violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza, soprattutto in relazione al sequestro di sistemi informatici. La difesa lamentava un’acquisizione indiscriminata e onnicomprensiva di dati, assimilabile a una perquisizione meramente esplorativa, senza che il PM avesse specificato le ragioni di tale ampiezza.

La Decisione della Cassazione sul sequestro probatorio

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente i ricorsi, ritenendoli infondati. La sentenza fornisce una guida preziosa sui requisiti di validità del sequestro probatorio.

La validità della motivazione per relationem

La Corte ha chiarito che il Tribunale del Riesame non ha compiuto un’opera di “eterointegrazione” vietata. Il suo compito è verificare la sussistenza dei presupposti del sequestro sulla base degli atti trasmessi dal PM. Se il decreto del PM, pur conciso, fa riferimento a specifici atti di indagine (come la denuncia e le testimonianze), da cui emergono gli indizi di reato, la motivazione è da considerarsi sufficiente. Non è richiesta una descrizione dettagliata dei fatti nel decreto stesso, se questi sono chiaramente desumibili dagli atti richiamati.

I limiti del sequestro di dati informatici

Sul punto più delicato, quello del sequestro di dati digitali, la Corte ha ribadito che un’acquisizione indiscriminata è illegittima. Tuttavia, ha precisato che è consentita a condizione che il PM motivi adeguatamente la necessità di un sequestro esteso. Ciò può avvenire in ragione del tipo di reato o della difficoltà oggettiva di individuare ex ante i singoli file pertinenti. In questo caso, il PM aveva indicato la difficoltà di un’estrapolazione immediata ma aveva anche definito i criteri di ricerca (legati alle specifiche ipotesi di reato) e le misure tecniche per la conservazione dei dati, rendendo il provvedimento legittimo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato che l’obbligo di motivazione deve essere sempre modulato in base alla specificità del caso. Quando il legame tra il bene sequestrato e il reato è di immediata evidenza, può bastare una motivazione più sintetica. Al contrario, il dettaglio richiesto aumenta quando il nesso è indiretto. Nel caso di specie, il PM aveva chiaramente indicato la necessità di acquisire documentazione relativa a trasferte, assenze, contratti e scadenze dei prodotti, collegando analiticamente le cose da ricercare ai capi di incolpazione provvisori. Tale specificazione è stata ritenuta sufficiente a rendere evidente sia il nesso di pertinenzialità sia la finalità probatoria. La Corte ha inoltre distinto la fase di acquisizione della copia forense (copia-mezzo), che può essere integrale, dalla successiva fase di analisi e trattenimento, che deve essere limitata nel tempo e finalizzata a estrarre solo i dati rilevanti, con conseguente restituzione del resto.

Le Conclusioni: Principi Guida per il Sequestro Probatorio

Questa sentenza riafferma principi fondamentali per la validità del sequestro probatorio. Innanzitutto, la motivazione del PM, pur potendo essere concisa e fare rinvio agli atti (per relationem), non può mai essere assente o apparente. In secondo luogo, il sequestro di interi dispositivi informatici non è di per sé illegittimo, ma deve essere giustificato da precise esigenze investigative che rendono impossibile una selezione preventiva dei dati. È cruciale che il decreto indichi i criteri di ricerca e che le operazioni di analisi si concludano in tempi ragionevoli per bilanciare le esigenze di indagine con i diritti dei soggetti coinvolti.

Può il Tribunale del riesame ‘salvare’ un decreto di sequestro del PM con una motivazione insufficiente?
No, il Tribunale non può integrare una motivazione assente (pratica definita ‘eterointegrazione’). Tuttavia, se il decreto del PM, pur sintetico, rinvia agli atti di indagine che contengono gli elementi di reato, il Tribunale può e deve verificare la correttezza di tale rinvio e la sussistenza del ‘fumus commissi delicti’ sulla base di quegli atti.

Quale livello di dettaglio è richiesto nella motivazione di un sequestro probatorio?
La motivazione deve essere modulata in base al caso concreto. Deve sempre indicare la finalità probatoria e il nesso di pertinenzialità tra i beni sequestrati e il reato. Può essere più sintetica quando tale nesso è di immediata evidenza, ma deve essere più specifica e rafforzata quando il legame è indiretto.

È legittimo sequestrare l’intero contenuto di un computer o di un server?
Sì, è consentito a condizione che il sequestro non assuma una valenza meramente esplorativa. Il PM deve motivare le ragioni per cui è necessario un sequestro così esteso, ad esempio per il tipo di reato o per la difficoltà di individuare ‘ex ante’ i dati specifici. Il decreto deve inoltre indicare i criteri di selezione dei dati pertinenti e la successiva analisi deve avvenire in un tempo ragionevole, con restituzione del materiale non rilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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