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Sequestro probatorio: motivazione e annullamento

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame che, pur revocando un decreto di sequestro probatorio per difetto di motivazione, aveva illegittimamente negato la restituzione del bene. La sentenza ribadisce che ogni provvedimento di sequestro probatorio deve essere specificamente motivato riguardo alle finalità di accertamento dei fatti e che, in caso di annullamento, la mancata restituzione deve essere a sua volta fondata su una base giuridica chiara, cosa che nel caso di specie era mancata.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: L’Obbligo di Motivazione Specifica

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: l’obbligo di motivazione del sequestro probatorio. Anche quando l’oggetto del sequestro è il corpo del reato, il Pubblico Ministero deve esplicitare le finalità investigative perseguite. Un provvedimento viziato per difetto di motivazione deve essere annullato, e l’eventuale mancata restituzione del bene deve poggiare su una base giuridica autonoma e chiara, non potendo rimanere in un limbo processuale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un sequestro probatorio eseguito dalla polizia giudiziaria su una patente di guida ritenuta falsa, trovata in possesso di un cittadino straniero. Il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Prato convalidava il sequestro, disponendo l’invio del documento al Gabinetto di Polizia Scientifica per la verifica di autenticità, in relazione ai reati di cui agli artt. 477 e 482 del codice penale.

L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva istanza di riesame avverso il decreto di convalida. Il Tribunale di Prato accoglieva il riesame, rilevando un difetto di motivazione nel decreto del PM, descritto come un “modulo prestampato” privo di indicazioni sui presupposti di fatto e di diritto. Di conseguenza, il Tribunale disponeva la “revoca” del provvedimento. Tuttavia, contestualmente, rigettava la richiesta di restituzione del documento, ritenendo sussistenti sufficienti indizi del reato.

Contro questa decisione contraddittoria, il Procuratore della Repubblica ricorreva per Cassazione, lamentando l’errata applicazione della legge processuale. Il Procuratore sosteneva che le esigenze probatorie erano state chiaramente enunciate e che, in ogni caso, il Tribunale avrebbe dovuto annullare il decreto (non revocarlo) e, coerentemente, disporre la restituzione o, in alternativa, giustificare la mancata restituzione con un’adeguata motivazione.

La Motivazione nel Sequestro Probatorio

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore. I giudici di legittimità hanno richiamato l’importante principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 36072/2018), secondo cui il decreto di sequestro probatorio, anche quando riguarda il corpo del reato, deve contenere una specifica motivazione sulla finalità perseguita per l’accertamento dei fatti.

La motivazione, infatti, è “funzionale a garantire che le esigenze di accertamento del fatto non possano essere perseguite in altro modo”. Sebbene il grado di dettaglio possa variare a seconda del caso concreto, non può mai essere del tutto assente o limitarsi a formule di stile. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente individuato la carenza motivazionale del decreto di convalida, che si limitava a enunciare la legittimità del sequestro senza argomentare sulle specifiche esigenze probatorie che lo giustificavano.

Le Conseguenze dell’Annullamento del Provvedimento

L’errore del Tribunale del riesame, secondo la Cassazione, è stato nelle conseguenze tratte da tale vizio. Anziché annullare il provvedimento impugnato, lo ha semplicemente “revocato”. Ma, soprattutto, ha creato una situazione giuridicamente insostenibile rigettando la richiesta di restituzione senza fornire una base legale per tale decisione.

Rigettando la restituzione sulla base di una generica “carenza di interesse concreto” dell’indagato e senza alcun riferimento alla necessità di una futura confisca, il Tribunale non ha chiarito a quale titolo il documento dovesse rimanere a disposizione dell’autorità giudiziaria. Un bene, il cui sequestro è stato dichiarato illegittimo, deve essere restituito all’avente diritto, a meno che l’autorità non disponga un nuovo e legittimo vincolo.

Le Conclusioni della Corte

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata. La sentenza riafferma un principio fondamentale di garanzia: ogni limitazione della proprietà privata, come il sequestro probatorio, deve essere sorretta da un provvedimento motivato che ne espliciti le ragioni e le finalità. Qualora tale motivazione manchi, il provvedimento è nullo e il bene deve essere restituito. Qualsiasi decisione contraria deve essere a sua volta fondata su presupposti di legge chiari e specifici, per evitare che i beni rimangano in un limbo giuridico privo di tutele.

Un decreto di sequestro probatorio può essere generico o basato su un modulo prestampato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, il decreto di sequestro probatorio deve contenere una specifica motivazione sulla finalità perseguita per l’accertamento dei fatti, anche se ha ad oggetto il corpo del reato. L’uso di un “modulo prestampato” che si limita a enunciare la legittimità del sequestro senza indicare i presupposti di fatto e di diritto è considerato un difetto di motivazione che inficia il provvedimento.

Cosa succede se il Tribunale del riesame ritiene immotivato un decreto di convalida del sequestro?
Il Tribunale deve annullare il provvedimento impugnato. La sentenza chiarisce che il termine corretto da usare è “annullamento” e non “revoca”. A seguito dell’annullamento, la conseguenza logica e giuridica è la restituzione del bene sequestrato all’avente diritto.

Il Tribunale può annullare un sequestro ma negare la restituzione del bene?
No, non senza un’adeguata e autonoma motivazione. La Corte ha stabilito che, una volta annullato il titolo che giustificava il vincolo, il Tribunale non può negare la restituzione del bene basandosi su argomenti generici, come una presunta carenza di interesse dell’indagato. Per trattenere il bene, ad esempio in vista di una confisca, deve essere applicata una specifica norma di legge (come l’art. 324, comma 7, c.p.p.) e la decisione deve essere chiaramente motivata, cosa che nel caso di specie non è avvenuta, lasciando il bene in una sorta di limbo giuridico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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