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Sequestro probatorio: l’obbligo di motivazione del PM

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro probatorio di un sistema di videosorveglianza, stabilendo che il decreto del Pubblico Ministero deve essere specificamente motivato. Una motivazione generica che si limita a indicare la necessità di compiere ‘accertamenti’ non è sufficiente. La Corte ha inoltre precisato che il Tribunale del riesame non può sanare tale vizio integrando di propria iniziativa la motivazione mancante.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: La Cassazione Sancisce l’Obbligo di Motivazione Specifica

Il sequestro probatorio rappresenta uno degli strumenti investigativi più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria, poiché limita il diritto di proprietà del cittadino al fine di accertare la verità in un procedimento penale. Proprio per la sua natura invasiva, la legge impone requisiti stringenti per la sua adozione. Con la recente sentenza n. 4643 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il decreto di sequestro del Pubblico Ministero deve essere sorretto da una motivazione specifica e non generica, pena la sua nullità. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Sequestro di un Impianto di Videosorveglianza

Il caso trae origine da un’indagine per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Durante le operazioni, le forze dell’ordine sequestravano un sistema di videosorveglianza, comprensivo di registratore e telecamere, di proprietà dell’indagato. Il Pubblico Ministero emetteva successivamente un decreto di convalida del sequestro. L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva richiesta di riesame al Tribunale competente, lamentando la totale assenza di motivazione nel decreto del PM. In particolare, si contestava che il provvedimento non spiegasse né il nesso tra le telecamere e il reato contestato, né le finalità probatorie specifiche che si intendevano perseguire.

Il Tribunale del riesame rigettava la richiesta, ritenendo che i beni fossero indispensabili per acquisire ulteriori prove sul delitto ipotizzato. Contro questa decisione, l’indagato ricorreva in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse illegittimamente integrato la motivazione carente del PM.

L’Importanza della Motivazione nel Sequestro Probatorio

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’articolo 253 del codice di procedura penale. La giurisprudenza, sia nazionale che europea, è costante nell’affermare che ogni provvedimento che limita una libertà fondamentale, come il diritto di proprietà, deve essere adeguatamente motivato. Questo non è un mero formalismo, ma una garanzia essenziale per l’indagato. Una motivazione chiara permette alla difesa di comprendere le ragioni della misura e di esercitare un controllo effettivo sulla sua legalità e proporzionalità.

Nel caso specifico, il decreto del PM si limitava ad affermare che sui beni sequestrati «andranno compiuti accertamenti in relazione al reato per cui si procede». Una formula così generica, secondo la difesa, non soddisfa il requisito di legge.

Le Motivazioni della Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni della difesa, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del riesame sia il decreto di convalida del PM. Le motivazioni della Corte sono chiare e si articolano su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, si ribadisce che il decreto di sequestro probatorio deve essere fornito di una motivazione, seppur concisa, che dia conto specificamente della finalità perseguita e del nesso di pertinenza tra il bene sequestrato e l’accertamento dei fatti. Una frase generica, come quella utilizzata nel caso di specie, è del tutto insufficiente perché non esplicita quali elementi di prova si intendano cercare e perché proprio su quegli oggetti.

In secondo luogo, e questo è un punto cruciale, la Corte afferma che il Tribunale del riesame non può ‘salvare’ un decreto nullo integrando di propria iniziativa la motivazione mancante. Il potere-dovere di motivare spetta esclusivamente al Pubblico Ministero, in qualità di dominus delle indagini. Consentire al giudice del riesame di supplire a tale carenza significherebbe alterare la ripartizione di competenze voluta dal legislatore. Il PM, nel contraddittorio instaurato con il ricorso, avrebbe avuto la possibilità di esporre le sue ragioni, ma non può essere il Tribunale a ‘immaginarle’ al suo posto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Rafforza le garanzie difensive, imponendo ai Pubblici Ministeri un onere di motivazione rigoroso e non apparente. Non è più sufficiente un vago riferimento alla necessità di indagini per giustificare un sequestro probatorio. È necessario, invece, che il PM espliciti il collegamento logico tra l’oggetto sequestrato e il fatto-reato, delineando il percorso investigativo che intende seguire. Questa decisione rappresenta un monito per le procure a redigere provvedimenti più circostanziati e un’ulteriore tutela per i cittadini contro possibili abusi, garantendo che lo spossessamento dei propri beni sia sempre fondato su ragioni concrete, verificabili e non arbitrarie.

È valido un decreto di sequestro probatorio con una motivazione generica?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il decreto di sequestro probatorio deve contenere una motivazione specifica che illustri sia la finalità perseguita per l’accertamento dei fatti, sia il nesso di pertinenza tra i beni sequestrati e il reato ipotizzato. Un mero richiamo alla necessità di compiere accertamenti è considerato insufficiente.

Il Tribunale del riesame può correggere o integrare la motivazione mancante nel decreto di sequestro del Pubblico Ministero?
No, la sentenza chiarisce che il Tribunale del riesame non può supplire con propri argomenti alla carenza di motivazione del decreto del PM. Spetta esclusivamente al Pubblico Ministero, quale ‘dominus’ delle indagini, individuare e allegare le ragioni probatorie che giustificano la misura.

Qual è la conseguenza di un decreto di sequestro probatorio non adeguatamente motivato?
La conseguenza è l’annullamento senza rinvio del decreto di sequestro e dell’ordinanza del riesame che lo ha eventualmente confermato. Ciò comporta l’immediata restituzione dei beni sequestrati all’avente diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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