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Sequestro probatorio: l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio di documenti, cellulare e computer a carico di un indagato per calunnia, diffamazione e minaccia. La Corte ha stabilito che il provvedimento era illegittimo per la totale assenza di motivazione in merito al ‘fumus commissi delicti’ (l’apparenza del reato) e per la violazione del principio di proporzionalità, non avendo giustificato un’apprensione così indiscriminata di dati digitali.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Quando la Motivazione è Tutto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21089/2024, ha riaffermato un principio cardine della procedura penale: un sequestro probatorio, specialmente se riguarda dispositivi informatici, non può essere una ‘pesca a strascico’ ma deve fondarsi su una motivazione specifica, concreta e rispettosa del principio di proporzionalità. L’assenza di questi requisiti rende il provvedimento nullo. Questa decisione offre spunti fondamentali sulla tutela dei diritti individuali durante la fase delle indagini.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dal ricorso di un indagato per i reati di calunnia, diffamazione e minaccia. Nei suoi confronti, il Pubblico Ministero aveva disposto un sequestro probatorio su documentazione cartacea, un telefono cellulare e due computer portatili. Il Tribunale del riesame aveva confermato il provvedimento.

L’indagato, tramite i suoi legali, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, la violazione di legge e il vizio di motivazione del provvedimento. In particolare, si contestava che il decreto di sequestro fosse del tutto generico, non descrivendo in modo concreto i fatti di reato ipotizzati e, di conseguenza, non permettendo di verificare né il presupposto del fumus commissi delicti né la pertinenza dei beni sequestrati rispetto alle indagini. Inoltre, si denunciava la violazione del principio di proporzionalità per l’acquisizione indiscriminata di tutti i dati contenuti nei dispositivi elettronici.

La Decisione della Corte sul Sequestro Probatorio

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo giudizio. La Corte ha ritenuto fondate le censure relative alla mancanza di motivazione e alla violazione del principio di proporzionalità, bacchettando l’approccio generico e silente del provvedimento originario.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha sviluppato il suo ragionamento su due pilastri fondamentali.

1. La Necessità di un Fumus Concreto e non Astratto

Il primo punto critico evidenziato è l’assoluta mancanza di spiegazioni sul fumus commissi delicti. Il Tribunale si era limitato a richiamare principi generali senza calarli nella fattispecie concreta. Secondo la Cassazione, il giudice del riesame ha il dovere di verificare la sussistenza di elementi dimostrativi, seppur a livello indiziario, che rendano plausibile il reato ipotizzato. Non è sufficiente una mera enunciazione dell’ipotesi di reato. Nel caso di specie, il decreto di perquisizione e sequestro era ‘obiettivamente silente’ e non specificava:

* Quali fossero i fatti concreti oggetto del reato di calunnia.
* Perché il reato fosse configurabile.
Quali fossero gli atti da cui emergeva il fumus*.

Questa genericità assoluta, secondo la Corte, impedisce qualsiasi controllo sulla legittimità del vincolo, in particolare sul nesso di pertinenza tra le cose sequestrate e il reato, nonché sulla finalità probatoria perseguita.

2. Il Sequestro Probatorio di Dati Digitali e il Principio di Proporzionalità

Il secondo pilastro della decisione riguarda la proporzionalità della misura, un tema cruciale quando si tratta di sequestrare dispositivi elettronici che contengono l’intera vita digitale di una persona. La Corte ha ribadito che l’acquisizione indiscriminata di un’intera categoria di beni (come tutti i dati in un PC o smartphone) è consentita solo a condizioni rigorose. Il Pubblico Ministero deve fornire una motivazione specifica che spieghi perché sia necessario un sequestro così esteso e onnicomprensivo, tenendo conto del tipo di reato, della condotta dell’indagato e della difficoltà di individuare ex ante i dati rilevanti.

Un sequestro probatorio non può avere una valenza meramente esplorativa. Il principio di proporzionalità, ancorato sia a fonti nazionali (Costituzione) che sovranazionali (CEDU, Carta dei diritti fondamentali UE), impone un bilanciamento tra le esigenze investigative e la compressione dei diritti fondamentali della persona. Il giudice deve modulare il vincolo in modo da non arrecare un ‘inutile sacrificio di diritti’.

L’ordinanza impugnata, essendo totalmente carente di motivazione su questi aspetti, non consentiva di verificare il rispetto di tale principio.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per l’autorità giudiziaria. Il sequestro probatorio è uno strumento investigativo potente, ma non una delega in bianco. Per essere legittimo, deve essere ancorato a una motivazione solida, concreta e trasparente, che permetta un effettivo controllo di legalità. In un’era dominata dal digitale, dove i nostri dispositivi contengono una mole enorme di informazioni personali, questa esigenza di garanzia diventa ancora più pressante. La decisione ribadisce che i diritti alla privacy e alla proprietà non possono essere compressi oltre lo stretto necessario per l’accertamento dei fatti, e ogni limitazione deve essere giustificata sulla base di criteri di necessità e proporzionalità.

È legittimo un decreto di sequestro probatorio che non descrive in modo specifico i fatti di reato per cui si procede?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il provvedimento deve essere motivato in modo concreto, indicando gli elementi specifici su cui si fonda l’ipotesi di reato (il cosiddetto ‘fumus commissi delicti’). Un decreto ‘silente’ sui fatti è illegittimo perché impedisce ogni controllo sulla sua fondatezza.

Quando è consentito il sequestro probatorio di interi dispositivi elettronici come smartphone e computer?
È consentito solo a condizione che non si tratti di un’indagine meramente esplorativa e che il pubblico ministero fornisca una motivazione specifica. Tale motivazione deve spiegare perché sia necessario un sequestro così ampio, in ragione del tipo di reato, della condotta dell’indagato e della difficoltà di individuare a priori i dati rilevanti. L’indiscriminata apprensione di dati deve essere l’eccezione, non la regola.

Quale principio deve guidare il giudice nel disporre un sequestro probatorio?
Il giudice deve essere guidato dal principio di proporzionalità. Ciò significa che deve operare un bilanciamento tra le esigenze di accertamento dei fatti e la tutela dei diritti fondamentali della persona (come la proprietà e la privacy). La misura deve essere strettamente necessaria, idonea a raggiungere lo scopo e non deve imporre un sacrificio di diritti sproporzionato rispetto all’obiettivo investigativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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