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Sequestro probatorio: l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava il sequestro di un cellulare e un auricolare a una candidata durante un esame di guida. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione nel decreto di sequestro probatorio, che non descriveva i fatti specifici (luogo, tempo, azione) né il nesso tra i beni sequestrati e il reato ipotizzato, violando i principi fondamentali del diritto processuale penale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: La Cassazione Annulla Sequestro per Difetto di Motivazione

Il sequestro probatorio è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria durante le indagini preliminari. Tuttavia, il suo utilizzo deve essere rigorosamente ancorato a presupposti di legge, primo fra tutti un’adeguata motivazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14965/2024) ribadisce questo principio fondamentale, annullando il sequestro di dispositivi elettronici per un vizio insanabile nel decreto del Pubblico Ministero. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

Il Caso: Sequestro di Dispositivi Elettronici Durante un Esame di Guida

Una candidata, durante lo svolgimento dell’esame per il conseguimento della patente di guida, veniva sorpresa a utilizzare un telefono cellulare e un auricolare bluetooth, presumibilmente per ricevere un aiuto esterno. Allertati da una funzionaria, gli agenti di polizia intervenivano e procedevano d’iniziativa al sequestro dei dispositivi.

Successivamente, il Pubblico Ministero convalidava il sequestro con un decreto che si limitava a citare la norma di legge violata (L. 475/1925) e a menzionare genericamente il “pericolo di alterazione, dispersione e modificazione delle cose, tracce e luoghi del reato”. La difesa della candidata impugnava il provvedimento davanti al Tribunale del riesame, che però confermava la decisione. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: L’Annullamento del Sequestro Probatorio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del riesame sia il decreto di convalida del sequestro, e ordinando la restituzione dei beni all’avente diritto. La decisione si fonda su un punto cruciale: la totale assenza di una motivazione concreta nel provvedimento impugnato. Secondo i giudici, il decreto del PM era meramente apparente e non rispettava gli standard minimi richiesti dalla legge e dalla giurisprudenza consolidata.

Le Motivazioni della Cassazione: I Requisiti Essenziali del Decreto di Sequestro

La Corte ha ripercorso l’orientamento, ormai granitico, delle Sezioni Unite (sentenze ‘Capasso’ e ‘Botticelli’), sottolineando che l’obbligo di motivazione per un sequestro probatorio non è un mero adempimento formale, ma una garanzia fondamentale per il cittadino. La motivazione deve riguardare tre aspetti essenziali:

1. Il ‘Fumus Commissi Delicti’

Il decreto deve indicare non solo la norma che si presume violata, ma anche la fattispecie concreta nei suoi elementi essenziali: luogo, tempo e azione. Non è sufficiente affermare che è stato commesso un reato; è necessario descrivere, seppur sommariamente, i fatti specifici che costituiscono l’ipotesi di reato.

2. Il Nesso tra Bene e Reato

Il provvedimento deve spiegare le ragioni per cui il bene sequestrato è qualificabile come ‘corpo del reato’ (lo strumento con cui il reato è stato commesso) o ‘cosa pertinente al reato’ (utile all’accertamento dei fatti). Nel caso di specie, il decreto definiva i dispositivi come ‘corpi del reato’ in modo puramente enunciativo, senza alcun collegamento logico con i fatti contestati, che peraltro non erano neppure descritti.

3. La Finalità Probatoria

Infine, deve essere esplicitata la concreta finalità probatoria perseguita. Per quale motivo si sequestra quel bene? Quale accertamento si intende compiere su di esso? La generica affermazione sul ‘pericolo di alterazione’ è una formula di stile che non soddisfa questo requisito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio cardine dello stato di diritto: ogni provvedimento che incide sui diritti del cittadino, come il diritto di proprietà, deve essere supportato da una motivazione reale, specifica e verificabile. Un decreto di sequestro probatorio basato su formule stereotipate e privo della descrizione dei fatti essenziali è nullo. Il Tribunale del riesame ha il preciso dovere di rilevare tale vizio e annullare l’atto, non potendo integrare la motivazione mancante. Per i cittadini e i loro difensori, questa sentenza rappresenta un’importante conferma della possibilità di contrastare efficacemente atti investigativi arbitrari o non sufficientemente giustificati.

Quando un decreto di sequestro probatorio è considerato nullo?
Un decreto di sequestro probatorio è nullo quando la sua motivazione manca o è solo apparente, ovvero quando non contiene l’indicazione specifica dei fatti (luogo, tempo, azione), il nesso tra il bene sequestrato e il reato, e la concreta finalità probatoria.

Cosa deve obbligatoriamente contenere la motivazione di un provvedimento di sequestro probatorio?
La motivazione deve indicare: 1) il reato per cui si procede, descritto nei suoi elementi essenziali; 2) le ragioni per cui il bene è considerato corpo del reato o cosa pertinente al reato; 3) la specifica finalità probatoria che si intende perseguire con il sequestro.

Qual è il ruolo del Tribunale del riesame nel controllare un decreto di sequestro?
Il Tribunale del riesame ha il compito di verificare la legittimità del provvedimento di sequestro. Se rileva che la motivazione è assente o apparente, deve annullare il decreto, non potendo sanare il vizio o integrare la motivazione carente fornita dal Pubblico Ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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