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Sequestro probatorio: l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio su un’area immobiliare a seguito di un incendio. Il motivo è la mancanza di una specifica motivazione nel decreto originale riguardo alla finalità della misura. La sentenza ribadisce che per un valido sequestro probatorio, non basta il sospetto di reato, ma è essenziale che il provvedimento chiarisca quali accertamenti si intendono compiere sui beni sequestrati.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Motivazione sulla Finalità è Requisito Essenziale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di procedura penale: un sequestro probatorio è illegittimo se il decreto che lo dispone non esplicita, anche in modo sintetico, la concreta finalità probatoria perseguita. Non è sufficiente indicare il sospetto di reato; è necessario spiegare perché quel bene serve per l’accertamento dei fatti. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal sequestro di una porzione di un ex ippodromo di proprietà pubblica, concesso in gestione a un imprenditore. L’area era stata interessata da un incendio e la Procura della Repubblica aveva disposto un sequestro probatorio, ipotizzando i reati di abbandono di rifiuti, incendio colposo e occupazione abusiva. L’imprenditore, nominato custode dei beni, aveva impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, che però aveva respinto la sua richiesta, confermando il sequestro.

Contro questa decisione, il difensore dell’imprenditore ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi, tra cui l’assenza del cosiddetto fumus commissi delicti e, soprattutto, la totale mancanza di motivazione nel decreto di sequestro riguardo alla sua specifica finalità probatoria.

L’Obbligo di Motivazione nel Sequestro Probatorio

Il punto centrale del ricorso, e quello che ha determinato l’esito del giudizio, riguarda la violazione dell’art. 253 del codice di procedura penale. La difesa ha sostenuto che il provvedimento del Pubblico Ministero non conteneva alcun riferimento alle ragioni per cui i beni sequestrati fossero da considerarsi corpo di reato o cose pertinenti al reato, né spiegava quale fosse la concreta finalità perseguita con l’apposizione del vincolo.

In sostanza, il decreto si limitava a menzionare i reati ipotizzati e a fare riferimento a informative di Polizia Giudiziaria e dei Vigili del Fuoco, senza però specificare quali indagini o accertamenti si dovessero compiere sull’area sequestrata e perché il sequestro fosse l’unico strumento per farlo.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame e rinviando gli atti per un nuovo giudizio. Gli Ermellini hanno ritenuto fondata la censura relativa al difetto di motivazione. Citando un consolidato orientamento, incluse pronunce delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che il decreto di sequestro probatorio deve contenere una motivazione che, per quanto concisa, dia conto in modo specifico della finalità perseguita per l’accertamento dei fatti.

Il Tribunale del Riesame, nel confermare il sequestro, si era concentrato unicamente sulla sussistenza del fumus commissi delicti (il sospetto di reato), trascurando di verificare l’altro requisito fondamentale: la motivazione sulla finalità probatoria. La Cassazione ha chiarito che il giudice del riesame ha il dovere di controllare che il decreto genetico espliciti perché il vincolo è necessario. In questo caso, il decreto era carente, limitandosi a generici richiami agli atti d’indagine senza alcuna esplicitazione, neppure basica, della concreta finalità probatoria.

Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito per l’autorità giudiziaria inquirente e un presidio di garanzia per il cittadino. Un bene può essere sottratto alla disponibilità del suo proprietario solo se strettamente necessario alle indagini e solo se il provvedimento spiega il perché di questa necessità. Non basta affermare che si indaga su un reato; bisogna specificare quali prove si cercano e perché il sequestro è indispensabile per trovarle. In assenza di questa specificazione, il sequestro è illegittimo e deve essere annullato.

Perché un sequestro probatorio è stato annullato dalla Cassazione in questo caso?
È stato annullato perché il decreto originale del Pubblico Ministero non specificava la concreta finalità probatoria, ovvero non spiegava quali accertamenti e indagini dovessero essere compiuti sui beni sequestrati per provare il reato.

È sufficiente il solo sospetto di un reato per disporre un sequestro probatorio?
No. Secondo la Corte, oltre al sospetto di reato (fumus commissi delicti), il provvedimento deve contenere una motivazione, anche sintetica, sulla specifica finalità perseguita per l’accertamento dei fatti. Deve spiegare perché il bene è necessario come prova.

Quale è l’obbligo del Tribunale del Riesame quando valuta un decreto di sequestro?
Il Tribunale del Riesame non deve limitarsi a verificare l’esistenza del sospetto di reato, ma ha il dovere di controllare anche la sufficienza della motivazione del decreto di sequestro riguardo alla sua specifica finalità probatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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