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Sequestro probatorio: limiti del terzo opponente

Una moglie ha impugnato la conferma di un sequestro probatorio su una somma di denaro trovata nell’abitazione coniugale, sostenendo che fosse di sua esclusiva proprietà. Il sequestro era stato disposto nell’ambito di un’indagine penale a carico del marito. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, specificando che il terzo proprietario può contestare solo la propria titolarità esclusiva sul bene e la sua estraneità al reato, ma non può mettere in discussione le esigenze probatorie che hanno motivato il sequestro.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Quali Difese per il Terzo Proprietario?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45212 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti dell’opposizione al sequestro probatorio da parte di un soggetto terzo, estraneo al reato. Il caso riguarda la moglie di un indagato che si opponeva al sequestro di una somma di denaro, rivendicandone la proprietà esclusiva. La decisione delinea in modo netto la distinzione tra la contestazione sulla titolarità del bene e quella sulle esigenze investigative che giustificano il vincolo.

I Fatti di Causa: Un Sequestro di Denaro in Casa

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro probatorio emesso nell’ambito di un procedimento penale a carico di un uomo. Durante le perquisizioni, venivano rinvenute due somme di denaro: una di 7.000 euro nell’abitazione dell’indagato e un’altra di 20.160 euro in una diversa abitazione, definita “coniugale”.

In sede di riesame, il Tribunale di Napoli revocava il sequestro per la somma minore ma lo confermava per quella più cospicua di 20.160 euro. Contro questa decisione, la moglie dell’indagato proponeva ricorso per cassazione, lamentando l’illegittimità del provvedimento. Sosteneva, in particolare, che il denaro fosse di sua esclusiva appartenenza e che il sequestro fosse immotivato, in quanto disposto unicamente in vista di una futura confisca come profitto del reato, senza alcuna reale finalità probatoria legata alle indagini in corso.

L’Impugnazione del Sequestro Probatorio da Parte del Terzo

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il ricorso, ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni cautelari reali. Il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro probatorio è consentito solo per violazione di legge. Ciò significa che non è possibile contestare la valutazione dei fatti compiuta dal giudice di merito, a meno che la sua motivazione non sia del tutto assente o meramente apparente.

Il punto cruciale della sentenza, però, riguarda la posizione del terzo estraneo al reato. La Corte stabilisce che il terzo che si oppone al sequestro può fondare le proprie doglianze esclusivamente su due aspetti:
1. La propria esclusiva disponibilità del bene.
2. L’assenza di qualsiasi collegamento tra il bene e la provenienza o conservazione illecita legata al reato per cui si procede.

Di conseguenza, il terzo non è legittimato a contestare le ragioni processuali che hanno giustificato il sequestro, ovvero la sua necessità ai fini dell’accertamento dei fatti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Sulla base di questi principi, la Corte ha dichiarato il ricorso in parte infondato e in parte inammissibile. Per quanto riguarda la presunta appartenenza esclusiva del denaro alla ricorrente, i giudici hanno ritenuto che le sue argomentazioni fossero una semplice critica alla valutazione di merito del Tribunale, che aveva adeguatamente motivato le ragioni per cui riteneva la somma riconducibile all’indagato (l’importo, la relazione tra i coniugi, il luogo del ritrovamento).

Per quanto concerne, invece, le censure relative alle finalità del sequestro, la Corte le ha ritenute inammissibili. La moglie, in qualità di terza estranea al reato, non ha titolo per discutere della necessità della misura a fini probatori. Tale contestazione è riservata esclusivamente alla persona sottoposta a indagini. Una volta che non viene smentita la potenziale illecita provenienza del bene in capo all’indagato, il terzo non ha più interesse a ottenerne la restituzione in questa fase.

Conclusioni: I Confini dell’Intervento del Terzo nel Processo Penale

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: il perimetro difensivo del terzo proprietario di un bene sottoposto a sequestro probatorio è ben definito. L’onere del terzo è dimostrare la sua titolarità e la totale estraneità del bene rispetto all’attività criminosa contestata all’indagato. Qualsiasi argomento che entri nel merito delle esigenze investigative è destinato all’inammissibilità, poiché attiene a un rapporto processuale (quello tra Stato e indagato) di cui il terzo non è parte. La decisione riafferma la separazione tra il piano della titolarità del bene e quello della sua rilevanza probatoria nel procedimento penale.

A cosa può opporsi un terzo proprietario di un bene sottoposto a sequestro probatorio?
Un terzo può opporsi solo sostenendo la propria disponibilità esclusiva del bene e l’assenza di collegamenti tra il bene stesso e la provenienza o conservazione illecita legata al reato. Non può contestare le ragioni processuali che giustificano il sequestro per fini di indagine.

Perché il ricorso della moglie è stato respinto?
Il ricorso è stato respinto perché le sue critiche sulla proprietà del denaro sono state considerate un tentativo di riesaminare i fatti già valutati dal giudice di merito. Inoltre, le sue contestazioni sulle finalità del sequestro sono state giudicate inammissibili, in quanto la ricorrente, come terza estranea al reato, non è legittimata a sollevare tali questioni.

Qual è la differenza tra contestare la titolarità di un bene e le finalità del sequestro probatorio?
Contestare la titolarità significa dimostrare che il bene appartiene esclusivamente al terzo e non ha alcun legame con l’indagato o il reato. Contestare le finalità del sequestro significa mettere in discussione la necessità di quel bene come prova per le indagini in corso, un’argomentazione che, secondo la sentenza, solo l’indagato può sollevare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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