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Sequestro probatorio: l’errore che annulla l’ordinanza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di un Giudice per le indagini preliminari che aveva respinto un’istanza di dissequestro. L’errore fatale è stato procedurale: in caso di sequestro probatorio, la decisione spetta prima al Pubblico Ministero. Solo contro il suo eventuale diniego, l’interessato può fare opposizione al Giudice. In questo caso, il P.M. si è limitato a esprimere un parere, investendo erroneamente il Giudice, il quale ha deciso violando la procedura e la competenza funzionale, portando all’annullamento dell’atto.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Procedura Corretta è Intoccabile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale in materia di sequestro probatorio: il rispetto della sequenza procedimentale è essenziale e la sua violazione porta all’annullamento del provvedimento. La vicenda analizzata dimostra come un’inversione dei ruoli tra Pubblico Ministero e Giudice per le indagini preliminari costituisca un vizio insanabile, un cosiddetto error in procedendo.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’istanza di dissequestro presentata dal difensore di un indagato. Oggetto della richiesta era una carta di pagamento, sequestrata nel corso di una perquisizione disposta dal Pubblico Ministero. L’istanza, anziché essere decisa dal P.M. come previsto dalla legge, veniva da quest’ultimo trasmessa al Giudice per le indagini preliminari (GIP) con un semplice parere contrario.

Il GIP, investito della questione, respingeva l’istanza con un’ordinanza. Contro questa decisione, il difensore ha proposto ricorso diretto per cassazione, lamentando l’abnormità del provvedimento e la violazione delle norme procedurali, in particolare una grave incompetenza funzionale del giudice.

L’Iter Corretto in caso di Sequestro Probatorio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza del GIP. I giudici hanno chiarito, ancora una volta, la corretta procedura da seguire per le istanze di dissequestro relative a un sequestro probatorio disposto dal Pubblico Ministero.

L’articolo 263, comma 4, del codice di procedura penale stabilisce chiaramente che sulla richiesta di restituzione delle cose sequestrate deve decidere il Pubblico Ministero con un decreto motivato. Il suo ruolo non è quello di esprimere un parere, ma di emettere un provvedimento decisorio.

L’Opposizione al Giudice

Solo in un secondo momento entra in gioco il Giudice. Infatti, contro il decreto di rigetto del Pubblico Ministero, l’interessato può proporre opposizione al GIP, come previsto dal comma 5 dello stesso articolo 263. A seguito dell’opposizione, il Giudice deve fissare un’udienza in camera di consiglio, garantendo il contraddittorio tra le parti, e solo allora può decidere nel merito.

Nel caso di specie, questa sequenza è stata completamente saltata. Il P.M. ha abdicato alla sua funzione decisoria e il GIP ha emesso un provvedimento de plano (cioè senza udienza) che non era di sua competenza, precludendo all’indagato la possibilità di utilizzare lo strumento dell’opposizione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha qualificato l’errore come una palese violazione di legge che dà luogo a un’ipotesi di incompetenza funzionale. Il Pubblico Ministero avrebbe dovuto decidere. Il Giudice, una volta ricevuti gli atti, avrebbe dovuto restituirli al P.M. affinché provvedesse secondo la sua competenza. Decidendo direttamente, ha emesso un atto abnorme, viziato da nullità assoluta per inosservanza delle procedure.

La Cassazione ha inoltre confermato che, di fronte a un errore procedurale di tale gravità, il rimedio corretto è il ricorso per cassazione e non l’appello al Tribunale del riesame. La violazione della sequenza procedimentale e della competenza funzionale costituisce un error in procedendo che giustifica l’intervento diretto della Suprema Corte.

Le Conclusioni

La decisione riafferma l’importanza del rigore formale nella procedura penale, posto a garanzia dei diritti della difesa. L’iter previsto dalla legge non è una mera formalità, ma una scansione precisa di competenze e tutele. L’annullamento dell’ordinanza e la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica competente ristabiliscono il corretto ordine procedurale, imponendo al Pubblico Ministero di assumersi la responsabilità della decisione, come la legge richiede. Questa sentenza serve da monito: le scorciatoie procedurali, anche se dettate da esigenze di celerità, non sono ammesse quando ledono le garanzie processuali.

Chi deve decidere su un’istanza di dissequestro di un bene sotto sequestro probatorio disposto dal Pubblico Ministero?
La decisione spetta in prima battuta al Pubblico Ministero, che deve provvedere con un decreto motivato, come stabilito dall’art. 263, comma 4, del codice di procedura penale.

Cosa può fare l’interessato se il Pubblico Ministero rigetta la richiesta di dissequestro?
Contro il decreto di rigetto del Pubblico Ministero, l’interessato può proporre opposizione al Giudice per le indagini preliminari (GIP), il quale deciderà all’esito di un’udienza in camera di consiglio.

Perché l’ordinanza del Giudice è stata annullata in questo caso?
È stata annullata perché il Giudice ha deciso direttamente sull’istanza, su semplice trasmissione con parere contrario del P.M., violando la procedura che prevede una decisione preliminare obbligatoria del Pubblico Ministero. Questo ha configurato un’ipotesi di incompetenza funzionale e un errore procedurale grave (error in procedendo).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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