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Sequestro probatorio: legittimo con criteri di selezione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza di sequestro probatorio di dispositivi informatici, ritenendo il decreto sufficientemente motivato. La sentenza stabilisce che, per la legittimità del sequestro, è sufficiente l’indicazione di criteri di selezione dei dati, come parole chiave e temi di conversazione, senza la necessità di una selezione a priori.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio Digitale: Quando è Legittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19113 del 2025, offre un importante chiarimento sui limiti e le condizioni di legittimità del sequestro probatorio avente ad oggetto dispositivi informatici come PC, smartphone e hard disk. La decisione bilancia le esigenze investigative con la tutela dei diritti fondamentali dell’indagato, in particolare il diritto alla privacy e alla riservatezza, stabilendo che la specificazione di chiari criteri di selezione dei dati rende il provvedimento valido, anche in assenza di una selezione preventiva.

I Fatti del Caso: Un’Ipotesi di Corruzione Privata

Il caso trae origine da un’indagine per il reato di corruzione tra privati, previsto dall’art. 2635 del codice civile. Un imprenditore era indagato per aver presumibilmente versato una cospicua somma di denaro a un dirigente di una nota compagnia di telecomunicazioni, affinché quest’ultimo compisse atti in violazione dei suoi doveri di fedeltà aziendale. Nel corso delle indagini, il Pubblico Ministero emetteva un decreto di perquisizione e sequestro, in forza del quale venivano appresi numerosi dispositivi elettronici (PC portatile, smartphone, SSD), agende e appunti appartenenti all’indagato.

Contro tale provvedimento, la difesa proponeva istanza di riesame, la quale veniva rigettata dal Tribunale. L’imprenditore decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: La Difesa Contesta il Sequestro Probatorio

La difesa dell’indagato articolava il proprio ricorso su tre motivi principali:

1. Violazione delle prerogative difensive: Si lamentava che il decreto di sequestro fosse illegittimo perché non era stata allegata un’informativa di polizia giudiziaria, espressamente richiamata nel decreto stesso, che conteneva le trascrizioni delle intercettazioni, considerate la principale fonte indiziaria. Ciò avrebbe impedito alla difesa una piena valutazione dei fatti.
2. Mancata indicazione dei criteri di selezione: Secondo il ricorrente, il provvedimento non specificava i criteri per la selezione dei dati digitali da acquisire, violando i principi di proporzionalità e adeguatezza. Si contestava un’acquisizione indiscriminata dell’intero contenuto dei dispositivi, senza un nesso di pertinenzialità chiaro con il reato ipotizzato.
3. Violazione dell’art. 8 della CEDU: Si sosteneva la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare, in quanto il sequestro non era assistito dalle garanzie procedurali richieste dalla giurisprudenza europea, come la preventiva individuazione dei criteri di selezione e la giustificazione della mancata restituzione delle copie.

La Decisione della Corte: La Legittimità del Sequestro

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la piena legittimità del decreto di sequestro emesso dal Pubblico Ministero.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ribadito che il sequestro probatorio è un mezzo di ricerca della prova che non richiede indizi di colpevolezza, ma solo il cosiddetto fumus commissi delicti (la parvenza di un reato) e un legame di pertinenzialità tra la cosa da sequestrare e il reato stesso.

Nel caso specifico, i giudici hanno osservato che, sebbene un’acquisizione indiscriminata di un’intera massa di dati informatici sia illegittima, il decreto impugnato non presentava tale vizio. Al contrario, il provvedimento era adeguatamente motivato perché:

* Delineava l’ipotesi accusatoria: Indicava chiaramente il reato di corruzione tra privati e la condotta ipotizzata a carico dell’indagato.
* Indicava gli esiti investigativi: Dava atto dell’attività tecnica svolta e della presunta consegna di 50.000 euro, stabilendo così un nesso tra i dispositivi e il reato.
* Precisava i criteri di selezione: Il decreto non si limitava a un ordine generico, ma specificava che l’analisi dei dispositivi doveva avvenire attraverso l’esame di chat (WhatsApp, Telegram, ecc.) e l’inserimento di parole chiave pertinenti, individuate sulla base di una conversazione intercettata in una data specifica. Questo, secondo la Corte, costituisce un criterio di selezione sufficiente a orientare l’attività della polizia giudiziaria e a garantire la proporzionalità della misura.
* Distingueva tra decreto ed esecuzione: La Cassazione ha infine chiarito che le doglianze relative alle modalità concrete di estrazione dei dati (ad esempio, il backup di un account cloud aziendale) attengono alla fase esecutiva del sequestro, che non era oggetto del giudizio di riesame, il quale verteva unicamente sulla legittimità del decreto che lo disponeva.

Conclusioni: Principi Guida per il Sequestro Informatico

Questa sentenza consolida un principio fondamentale in materia di investigazioni digitali: per la legittimità di un sequestro probatorio informatico non è indispensabile una selezione a priori dei singoli file da acquisire, operazione spesso tecnicamente impossibile nella fase iniziale delle indagini. È invece sufficiente e necessario che il decreto del Pubblico Ministero indichi con chiarezza i criteri logici (temi, parole chiave, archi temporali) che devono guidare la successiva analisi forense. In questo modo, si contempera l’efficacia dell’azione investigativa con il rispetto dei diritti di difesa e della privacy dell’indagato, evitando ‘perquisizioni digitali a strascico’ e garantendo che la ricerca della prova sia sempre mirata e proporzionata.

Quando è legittimo un sequestro probatorio di dispositivi informatici come PC e smartphone?
Un sequestro probatorio di dispositivi informatici è legittimo quando il decreto che lo dispone è motivato e indica non solo l’ipotesi di reato e il nesso tra i dispositivi e il crimine, ma anche criteri di selezione specifici (come parole chiave o argomenti di ricerca) per guidare l’analisi dei dati e garantire la proporzionalità dell’atto.

È necessario selezionare i dati da sequestrare prima di effettuare la copia forense del dispositivo?
No, secondo la Corte non è necessaria una selezione preventiva dei singoli dati. È sufficiente che il decreto di sequestro stabilisca i criteri che la polizia giudiziaria dovrà seguire successivamente, durante l’analisi della copia forense, per estrarre solo le informazioni pertinenti al reato per cui si indaga.

Quali elementi deve contenere un decreto di sequestro per essere considerato sufficientemente motivato?
Un decreto di sequestro deve contenere: a) il fumus commissi delicti, ovvero l’indicazione di elementi che facciano supporre l’esistenza di un reato; b) le ragioni per cui la cosa sequestrata è collegata al reato (corpo del reato o cosa pertinente); c) la concreta finalità probatoria perseguita; d) nel caso di sequestro informatico, i criteri di selezione dei dati da ricercare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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