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Sequestro probatorio di smartphone: i limiti del potere

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20374/2024, ha rigettato il ricorso di un indagato per reati contro minori, confermando la legittimità del sequestro probatorio dei suoi dispositivi elettronici. La Corte ha chiarito che, in presenza di una notizia di reato già delineata, il sequestro non è ‘esplorativo’ ma ‘istruttorio’, finalizzato ad approfondire i fatti. La proporzionalità della misura è garantita non dalla preselezione dei dati, ma dalla limitazione temporale del vincolo, che deve durare solo il tempo necessario agli accertamenti tecnici.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Dispositivi Elettronici: La Cassazione Traccia i Confini

Nell’era digitale, smartphone e computer sono diventati estensioni della nostra vita, contenendo un’enorme quantità di dati personali. Ma cosa succede quando questi dispositivi finiscono al centro di un’indagine penale? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20374/2024) fa luce sui limiti e le condizioni di legittimità del sequestro probatorio di apparati informatici, delineando il delicato equilibrio tra le esigenze investigative e la tutela dei diritti fondamentali della persona.

I Fatti del Caso: L’Origine del Ricorso

Il caso trae origine da un’indagine per gravi reati commessi in danno di minori. Nel corso delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero dispose il sequestro del telefono cellulare e di altri dispositivi in uso a un indagato. Quest’ultimo, ritenendo il provvedimento illegittimo, presentò un’istanza di riesame al Tribunale di Torino, che tuttavia la respinse.
L’indagato decise quindi di ricorrere in Cassazione, affidandosi a tre principali motivi di doglianza.

I motivi di un sequestro e il ricorso in Cassazione

Il ricorrente lamentava, in primo luogo, un difetto di motivazione sulla sussistenza del fumus commissi delicti, ovvero sulla presenza di indizi sufficienti a ipotizzare il reato. In secondo luogo, sosteneva che il provvedimento fosse illegittimo perché del tutto ‘esplorativo’, non indicando con precisione cosa si cercasse e rendendo l’attività investigativa una ricerca indiscriminata di prove.
Infine, denunciava la violazione del principio di proporzionalità, poiché il decreto non specificava alcun criterio per selezionare i dati da acquisire, determinando così un’ablazione totale e indiscriminata di informazioni personali, in violazione della privacy e di altri diritti costituzionalmente garantiti.

La Decisione della Corte: Quando il Sequestro Probatorio è Legittimo?

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo infondati tutti e tre i motivi. Con questa decisione, i giudici hanno ribadito e consolidato alcuni principi fondamentali in materia.

Il Fumus Commissi Delicti e la Finalità Istruttoria

La Corte ha chiarito che, nella fase iniziale delle indagini, per procedere a un sequestro probatorio non è necessario un quadro probatorio completo, ma è sufficiente l’astratta sussistenza di un’ipotesi di reato. Il sequestro, in questo contesto, serve proprio a raccogliere le prove per verificare tale ipotesi.
Cruciale è la distinzione tra finalità ‘esplorativa’ (illegittima) e ‘istruttoria’ (legittima). Un sequestro è esplorativo quando viene disposto al solo fine di scoprire una notitia criminis, cioè per cercare un reato qualsiasi. È invece istruttorio quando, come nel caso di specie, esiste già una notizia di reato delineata e il sequestro mira ad approfondirne i contorni, la dimensione e le responsabilità.

Proporzionalità e Selezione dei Dati: Il Fattore ‘Tempo’

Sulla questione più delicata, quella della proporzionalità e dell’acquisizione massiva di dati, la Corte ha fornito una risposta netta. È legittimo disporre un sequestro ad ampio raggio su dispositivi informatici, poiché la selezione dei dati pertinenti non può avvenire al momento del sequestro, ma richiede una successiva e complessa analisi tecnica.
Il principio di proporzionalità, quindi, non si valuta sulla quantità di dati inizialmente appresi, ma sulla variabile ‘tempo’. La protrazione del vincolo sul dispositivo deve essere limitata al tempo ‘ragionevolmente necessario’ per completare le operazioni tecniche di estrazione dei dati rilevanti. Una volta terminati tali accertamenti, i supporti e i dati non pertinenti devono essere immediatamente restituiti. In caso di ritardo, l’interessato ha il diritto di presentare un’istanza per far valere le proprie ragioni.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale che bilancia le esigenze di accertamento dei reati con la tutela delle libertà individuali. I giudici hanno sottolineato che il sequestro probatorio ha la finalità di ‘assicurare le fonti di prova’. Nelle prime fasi di un’indagine, specialmente per reati complessi che si consumano anche tramite strumenti telematici, è impossibile per l’autorità giudiziaria sapere a priori quali specifici dati saranno rilevanti. Di conseguenza, l’acquisizione dell’intero supporto è spesso l’unica via percorribile per non perdere elementi di prova cruciali. La garanzia per l’individuo risiede nel suo diritto a una rapida definizione delle analisi e alla conseguente restituzione di ciò che non è pertinente all’indagine.

Conclusioni

La sentenza n. 20374/2024 della Cassazione conferma che le autorità inquirenti dispongono di ampi poteri nell’effettuare un sequestro probatorio su dispositivi elettronici, a condizione che esista già un’ipotesi di reato su cui indagare. Il vero baluardo a tutela del cittadino non è l’impossibilità di subire un’acquisizione massiva dei propri dati, ma il diritto a che tale ingerenza sia limitata nel tempo e finalizzata esclusivamente all’accertamento dei fatti per cui si procede. Resta fondamentale per la difesa vigilare sulla tempestività delle operazioni tecniche e attivare gli strumenti previsti dalla legge per ottenere la restituzione dei beni qualora il vincolo si protragga oltre il necessario.

Un sequestro di tutti i dati di uno smartphone è sempre legittimo?
Sì, secondo la sentenza è legittimo acquisire l’intera massa di dati contenuta in un dispositivo informatico. La selezione del materiale rilevante per le indagini è un’operazione tecnica che avviene in un momento successivo al sequestro.

Cosa significa che un sequestro non deve avere ‘finalità esplorativa’?
Significa che il sequestro non può essere utilizzato per ‘andare a caccia’ di reati non ancora ipotizzati. Deve essere ‘istruttorio’, cioè finalizzato a trovare prove relative a una notizia di reato già esistente e sufficientemente delineata.

Come viene tutelato il diritto alla privacy se la polizia può sequestrare l’intero contenuto di un telefono?
La tutela non risiede nel limitare l’acquisizione iniziale, ma nel fattore ‘tempo’. Il sequestro deve durare solo il tempo strettamente necessario per l’analisi tecnica e l’estrazione dei dati rilevanti. Una volta concluse le operazioni, il dispositivo e i dati non pertinenti devono essere immediatamente restituiti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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