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Sequestro Probatorio: decreto nullo senza fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro probatorio di un telefono cellulare. La sentenza conferma un principio fondamentale: il decreto di sequestro deve contenere una descrizione specifica dei fatti contestati e non solo le norme violate. Un decreto carente sotto questo profilo è radicalmente nullo e tale vizio non può essere sanato dal Tribunale del Riesame, che non può integrare di propria iniziativa la motivazione mancante.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: La Cassazione Sancisce la Nullità del Decreto Senza Fatti

Con la sentenza n. 18596 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di sequestro probatorio: la necessità di una motivazione chiara e specifica sui fatti contestati all’interno del decreto. Questa pronuncia offre importanti spunti sulla tutela dei diritti dell’indagato e sui limiti dei poteri dell’autorità giudiziaria nella fase delle indagini preliminari.

I Fatti del Caso: Il Sequestro di un Telefono

Il caso trae origine da un’indagine per reati di corruzione e turbativa d’asta legati all’amministrazione di un Comune. Nell’ambito di questa attività investigativa, il Pubblico Ministero aveva emesso un decreto di sequestro probatorio avente ad oggetto il telefono cellulare di uno degli indagati.

L’indagato si rivolgeva al Tribunale del Riesame, il quale accoglieva la sua richiesta e annullava il sequestro. Secondo il Tribunale, il decreto del PM era viziato perché non conteneva una descrizione adeguata dei fatti per cui si procedeva, limitandosi a indicare le norme di legge violate. Inoltre, anche provando a ricostruire i fatti dagli atti, il Tribunale non ravvisava il cosiddetto fumus commissi delicti, ovvero un sospetto di reato sufficientemente fondato.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che i fatti fossero in realtà descritti nel decreto e che il Tribunale del Riesame avesse ecceduto i propri poteri, compiendo una valutazione di merito non consentita in quella sede.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile, confermando di fatto l’annullamento del sequestro. La decisione si fonda su argomentazioni precise che definiscono i contorni della legittimità di un atto investigativo così invasivo.

Limiti del riesame nel sequestro probatorio

La Corte ha chiarito che il decreto di sequestro deve essere autosufficiente. Deve contenere, fin dall’origine, gli elementi essenziali che lo giustificano, inclusa una chiara esposizione dei fatti contestati provvisoriamente all’indagato.

È stato ritenuto illegittimo il tentativo del Tribunale del Riesame di “sanare” la mancanza di motivazione del decreto del PM andando a ricercare gli elementi fattuali direttamente negli atti di indagine. Questa operazione, secondo la Cassazione, è vietata per due motivi principali:
1. Invade la sfera di competenza esclusiva del Pubblico Ministero, unico titolare del potere di condurre le indagini e formulare le accuse.
2. Lede il diritto di difesa dell’indagato, che al momento del sequestro non è a conoscenza di tutti gli atti del fascicolo e deve poter comprendere le ragioni del provvedimento dal decreto stesso.

La valutazione del Fumus Commissi Delicti

La Cassazione ha inoltre respinto la censura secondo cui il Tribunale del Riesame avrebbe effettuato un’indebita valutazione di merito. Al contrario, verificare l’astratta configurabilità del reato e la congruità degli elementi a sostegno del fumus commissi delicti rientra pienamente nei compiti del giudice del riesame. Questo controllo è essenziale per bilanciare le esigenze investigative con la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, come il diritto di proprietà e la privacy, protetti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della sentenza ruotano attorno al principio di legalità e di garanzia. Un provvedimento come il sequestro probatorio, che incide su libertà fondamentali, non può basarsi su motivazioni generiche o implicite. La radicale carenza di motivazione sui fatti rende il decreto nullo, e questa nullità non è recuperabile in un secondo momento.

La Corte sottolinea che l’affermazione della pertinenza della cosa sequestrata rispetto al reato deve essere ancorata a una base fattuale concreta, esplicitata nel provvedimento. In assenza di ciò, il vincolo imposto sul bene diventa arbitrario e illegittimo. Il controllo del Tribunale del Riesame, quindi, non è un’anticipazione del giudizio di colpevolezza, ma una necessaria verifica sulla plausibilità dell’ipotesi accusatoria che giustifica il sacrificio del diritto individuale.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza le garanzie difensive nella fase delle indagini preliminari. Stabilisce con fermezza che ogni decreto di sequestro probatorio deve essere motivato in modo completo e trasparente, indicando non solo le ipotesi di reato ma anche i fatti specifici su cui si fondano i sospetti. Un atto investigativo privo di tale contenuto è illegittimo e deve essere annullato. Questa decisione rappresenta un importante monito per le Procure a redigere provvedimenti dettagliati e fondati, evitando formule generiche che possano compromettere i diritti dei cittadini e la validità stessa degli atti di indagine.

Un decreto di sequestro probatorio è valido se indica solo le norme di legge violate senza descrivere i fatti?
No, secondo la Corte di Cassazione, il decreto è nullo se manca una descrizione specifica dei fatti che costituiscono l’ipotesi di reato. La sola indicazione delle norme violate non è sufficiente.

Il Tribunale del Riesame può ‘correggere’ un decreto di sequestro carente di motivazione sui fatti?
No, la Corte ha stabilito che il Tribunale del Riesame non può integrare la motivazione mancante del decreto del Pubblico Ministero esaminando autonomamente gli atti di indagine. Un’operazione del genere sarebbe un’invasione delle prerogative della pubblica accusa e una lesione del diritto di difesa.

Qual è il ruolo del Tribunale del Riesame nel valutare il ‘fumus commissi delicti’?
Il Tribunale del Riesame deve verificare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato e la congruità degli elementi rappresentati, valutando se esiste un sospetto di reato sufficientemente fondato (‘fumus’) per giustificare il sequestro come mezzo necessario all’accertamento dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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