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Sequestro probatorio cellulare: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro un’ordinanza di sequestro probatorio di un cellulare. La Corte ha stabilito che il sequestro probatorio cellulare, per sua natura, è un atto a sorpresa che non richiede il preventivo contraddittorio con la difesa, la cui garanzia si esplica nel successivo procedimento di riesame. Anche una motivazione sintetica è stata ritenuta sufficiente, respingendo l’argomentazione che un precedente sequestro con esito negativo sullo stesso dispositivo potesse precluderne uno nuovo in un diverso procedimento.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio Cellulare: La Cassazione chiarisce i limiti

Il sequestro probatorio cellulare è uno strumento investigativo sempre più cruciale nei processi penali moderni. Ma quali sono i limiti del suo utilizzo, specialmente quando viene disposto in fase dibattimentale? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla legittimità di tale atto, anche quando emesso senza un confronto preventivo con la difesa, confermandone la natura di “atto a sorpresa” e definendo i contorni del diritto di difesa.

I Fatti del Caso: Un Telefono Conteso in Aula

Il caso trae origine da un processo per calunnia a carico di un imputato, accusato di aver falsamente attribuito a un agente di Polizia la consegna di un verbale di interrogatorio segretato. Durante la fase dibattimentale, il giudice monocratico, su richiesta della Procura, disponeva il sequestro probatorio del telefono cellulare in uso all’imputato all’epoca dei fatti.

La difesa si opponeva fermamente a tale provvedimento, impugnandolo davanti al Tribunale del riesame, il quale però confermava la legittimità del sequestro. Non soddisfatto, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge e procedurali.

I Motivi del Ricorso: Perché contestare il sequestro probatorio cellulare?

La difesa dell’imputato basava il proprio ricorso su tre argomentazioni principali:

1. Violazione del Contraddittorio

Si sosteneva che il decreto di sequestro, essendo stato emesso fuori udienza e senza un preventivo confronto tra le parti, violasse il principio del contraddittorio, garantito dall’art. 111 della Costituzione. Secondo questa tesi, un atto di acquisizione probatoria in fase di dibattimento avrebbe dovuto rispettare i canoni del giusto processo.

2. Assenza di Motivazione

Il ricorrente lamentava una totale carenza di motivazione nel provvedimento. Non sarebbe stato chiarito né il legame tra il dispositivo e il reato di calunnia contestato, né la necessità del sequestro alla luce delle attività istruttorie già svolte.

3. Duplicazione Inutile dell’Atto

Infine, si evidenziava che lo stesso telefono era già stato sequestrato in un altro procedimento penale a carico dell’imputato. In quell’occasione, era stata estratta una copia forense che non aveva prodotto risultati utili, tanto che il dispositivo era stato restituito. La giustificazione del nuovo sequestro, basata su presunte innovazioni tecnologiche, veniva contestata come infondata, poiché gli strumenti informatici citati erano disponibili da anni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando una per una le argomentazioni difensive e fornendo chiarimenti importanti sulla natura del sequestro probatorio cellulare.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il sequestro probatorio, ai sensi dell’art. 253 del codice di procedura penale, è per sua stessa definizione un “atto a sorpresa”. Questa caratteristica non viene meno neanche quando l’atto viene disposto durante la fase dibattimentale. Pertanto, la decisione assunta inaudita altera parte (senza sentire l’altra parte) è pienamente compatibile con il sistema. Il diritto di difesa dell’imputato non è violato, ma semplicemente differito: esso si esercita pienamente e in tempi rapidi attraverso l’istituto del riesame, che è la sede deputata per contestare il provvedimento.

In secondo luogo, riguardo alla presunta assenza di motivazione, i Giudici Supremi hanno ritenuto la censura inammissibile perché mirava a una rivalutazione del merito dei fatti, preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale del riesame aveva, seppur sinteticamente, dato conto delle ragioni che rendevano il sequestro funzionale all’accertamento dei fatti. La valutazione circa la negatività del precedente sequestro è stata considerata una questione di fatto, estranea al giudizio della Cassazione.

Infine, la Corte ha respinto l’ultimo motivo, sottolineando come il ricorrente non si fosse confrontato adeguatamente con la decisione del Tribunale, la quale aveva evidenziato le differenze oggettive (in termini di imputazione e di valutazioni probatorie) tra i due procedimenti penali che avevano portato al sequestro dello stesso dispositivo.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: il sequestro probatorio è uno strumento investigativo che mantiene la sua natura di atto a sorpresa anche se disposto nel corso del processo. La garanzia del contraddittorio non è annullata, ma si attua attraverso il successivo procedimento di riesame. Questa decisione chiarisce che il giudice del dibattimento, qualora emergano nuove esigenze investigative, può legittimamente disporre un sequestro senza preavviso, e che la valutazione sulla sua effettiva utilità e necessità è demandata al giudice del riesame e non può essere oggetto di una rivalutazione nel merito da parte della Corte di Cassazione.

È possibile disporre un sequestro probatorio di un cellulare durante il processo senza sentire prima la difesa?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il sequestro probatorio è per sua natura un “atto a sorpresa”. La sua legittimità non richiede il preventivo contraddittorio, poiché il diritto di difesa è pienamente garantito dalla possibilità di richiedere il riesame del provvedimento.

Se un cellulare è già stato sequestrato in un altro procedimento con esito negativo, si può sequestrare di nuovo per un reato diverso?
Sì. Un precedente sequestro con esito negativo non impedisce un nuovo sequestro dello stesso dispositivo in un procedimento diverso. Il giudice può disporlo se lo ritiene necessario per accertare i fatti del nuovo reato, considerando le differenze oggettive tra i due casi, come l’imputazione e le specifiche esigenze probatorie.

Una motivazione sintetica rende nullo un decreto di sequestro probatorio?
Non necessariamente. La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo di ricorso basato su una presunta assenza integrale di motivazione, poiché il Tribunale del riesame aveva, seppur succintamente, spiegato il legame funzionale tra il dispositivo e i fatti. La valutazione sull’adeguatezza e completezza della motivazione spetta al giudice del riesame, non alla Corte di Cassazione in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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