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Sequestro preventivo: prova della titolarità dei beni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un terzo che rivendicava la proprietà di una cospicua somma di denaro e beni di lusso oggetto di sequestro preventivo. La Corte ha ritenuto la versione dei fatti del ricorrente inverosimile e la documentazione prodotta non sufficiente a provare in modo inequivocabile la titolarità, confermando che il ricorso contro tali misure è limitato alla sola violazione di legge e non può contestare la logicità della motivazione del giudice.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Prova della Titolarità: L’Onere del Terzo

Quando un bene viene sottoposto a sequestro preventivo nell’ambito di un’indagine penale, chi ne è il legittimo proprietario può trovarsi in una situazione complessa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i rigorosi oneri probatori a carico del terzo che reclama la restituzione dei beni e i limiti del ricorso contro tali provvedimenti. Il caso analizzato riguarda la richiesta di dissequestro di oltre 39.000 euro in contanti, gioielli e un orologio di lusso.

I Fatti del Caso: Beni di Lusso e Contanti Affidati a un Amico

La vicenda ha origine dal sequestro di beni trovati in possesso di un soggetto indagato per reati doganali. I beni includevano una somma di 39.050 euro in contanti, un anello, una collana, un bracciale e un orologio di lusso. Un terzo soggetto, estraneo alle indagini, si è fatto avanti sostenendo di essere il legittimo proprietario di tutto quanto sequestrato.

Secondo la sua ricostruzione, egli avrebbe affidato i beni e il denaro a un suo amico fidato (l’indagato) affinché glieli portasse nel luogo dove avrebbe trascorso le vacanze estive. A sostegno della sua tesi, il ricorrente ha prodotto documentazione varia, tra cui una certificazione di acquisto per alcuni gioielli e una ricevuta di riparazione per l’orologio. Ha inoltre evidenziato di essere amministratore di una società con un reddito significativo, tale da giustificare la disponibilità di una simile somma di denaro contante.

La Decisione dei Giudici di Merito e il sequestro preventivo

Sia il Tribunale di Napoli in prima istanza, sia il Tribunale del Riesame in sede di appello, hanno respinto la richiesta di restituzione. La motivazione principale si è fondata sulla “assoluta inverosimiglianza” della versione fornita dal ricorrente. I giudici hanno ritenuto oggettivamente poco credibile che una persona affidi a un amico una somma così ingente di contanti e oggetti di valore per il trasporto, con l’evidente rischio di furto o smarrimento, senza peraltro spiegare l’urgenza di avere tali beni in villeggiatura.

Inoltre, la documentazione prodotta è stata giudicata non risolutiva. I gioielli, essendo beni fungibili e privi di dati identificativi certi, non potevano essere collegati con sicurezza alle ricevute d’acquisto. Allo stesso modo, la ricevuta per la riparazione dell’orologio provava solo che il ricorrente aveva pagato per quel servizio, non che l’orologio gli appartenesse al momento del sequestro.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale in materia. Il ricorso per cassazione contro le ordinanze in tema di sequestro preventivo è consentito solo per “violazione di legge”. Questa nozione include i vizi della motivazione talmente gravi da renderla inesistente o meramente apparente, ma non la “manifesta illogicità”, che è un motivo di ricorso distinto e non applicabile in questo contesto.

Nel caso di specie, la Corte ha stabilito che la motivazione del Tribunale del Riesame non era né mancante né apparente, ma fondata su una disamina razionale e coerente degli elementi disponibili. I giudici di merito avevano adeguatamente spiegato perché la storia del ricorrente fosse implausibile e perché le prove documentali fossero insufficienti a superare la presunzione di appartenenza dei beni a chi ne aveva la materiale disponibilità al momento del sequestro (l’indagato). Poiché le censure del ricorrente miravano a contestare la logica della valutazione del Tribunale, e non una violazione di norme di legge, il ricorso non poteva essere accolto.

Conclusioni: L’Importanza di una Prova Inequivocabile

La sentenza sottolinea che l’onere della prova per un terzo che rivendica la proprietà di beni sottoposti a sequestro preventivo è particolarmente gravoso. Non è sufficiente fornire una versione dei fatti, ma è necessario che questa sia credibile e supportata da prove inequivocabili che colleghino in modo certo e diretto il bene al suo presunto proprietario. Ricevute generiche per beni fungibili o documenti che non attestano la proprietà attuale possono non essere sufficienti a vincere la presunzione di appartenenza a chi li possiede. Questo principio, unito ai limiti stringenti dell’impugnazione in Cassazione, rende fondamentale costruire una difesa solida sin dalle prime fasi del procedimento.

Un terzo può ottenere la restituzione di beni sequestrati a un’altra persona?
Sì, ma deve fornire una prova solida, credibile e inequivocabile della propria titolarità sui beni. La sua versione dei fatti deve essere considerata verosimile dai giudici e supportata da documentazione adeguata.

Perché la documentazione prodotta dal ricorrente non è stata ritenuta sufficiente?
Perché si riferiva a beni fungibili (gioielli senza caratteristiche identificative uniche) o non provava in modo certo la proprietà attuale. La ricevuta di riparazione di un orologio, ad esempio, dimostra solo il pagamento per un servizio, non chi sia il proprietario dell’orologio al momento del sequestro.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso è ammesso solo per il motivo di “violazione di legge”. Non è possibile contestare la valutazione dei fatti o la logicità delle motivazioni del giudice, a meno che queste non siano talmente carenti da risultare “apparenti” o del tutto inesistenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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