LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: periculum in mora obbligatorio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per un reato tributario, stabilendo principi fondamentali. Il sequestro preventivo periculum, ovvero il rischio di dispersione dei beni, non può mai essere presunto (in re ipsa), neanche quando si tratta di denaro. Il giudice deve sempre fornire una motivazione concreta e specifica su tale rischio. La sentenza chiarisce inoltre che il divieto di restituzione dei beni sequestrati si applica solo a casi specifici di beni intrinsecamente pericolosi, e non a tutte le ipotesi di confisca obbligatoria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivare il periculum in mora

Con la sentenza n. 44967/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale delle misure cautelari reali: il sequestro preventivo periculum. La Suprema Corte ha annullato un provvedimento che disponeva il sequestro di somme di denaro per un reato tributario, riaffermando due principi fondamentali a tutela dei diritti patrimoniali dei cittadini. Primo, il rischio di dispersione dei beni (periculum in mora) deve essere sempre dimostrato con elementi concreti e non può mai essere presunto. Secondo, il divieto di restituzione dei beni in sequestro ha un ambito di applicazione molto più ristretto di quanto a volte si creda.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Padova nei confronti di un imprenditore, indagato per un reato fiscale. Il sequestro riguardava somme di denaro giacenti sui conti correnti personali e della sua società. L’imprenditore aveva impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, che però aveva confermato il sequestro. Contro questa decisione, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due questioni di diritto decisive.

Le motivazioni del sequestro preventivo periculum

Il ricorrente lamentava, in primo luogo, che il Tribunale avesse fornito una motivazione solo apparente sul presupposto del periculum in mora. Secondo la difesa, i giudici si erano limitati ad affermare la ‘volatilità’ del denaro, senza indicare alcun elemento concreto che facesse temere una sua imminente dispersione. Tale approccio, di fatto, considerava il pericolo come esistente in re ipsa, cioè insito nella natura stessa del bene (il denaro).

In secondo luogo, si contestava l’errata applicazione delle norme sul divieto di restituzione dei beni sequestrati, equiparando la confisca per reati tributari a quella, ben più grave, prevista per le cose intrinsecamente pericolose (come armi o droga).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame e rinviando il caso per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno colto l’occasione per ribadire e consolidare i principi espressi in precedenti sentenze delle Sezioni Unite.

Le motivazioni

La motivazione della sentenza è un vero e proprio vademecum sull’applicazione del sequestro preventivo. La Corte ha chiarito che, anche in caso di confisca obbligatoria, il giudice deve sempre motivare in modo specifico e puntuale l’esistenza del sequestro preventivo periculum. Non è sufficiente fare riferimento alla natura fungibile del denaro. Il provvedimento cautelare, per sua natura, anticipa gli effetti di una futura confisca e comprime il diritto di proprietà; per questo, la sua adozione deve essere giustificata da un’esigenza concreta e attuale di salvaguardare il bene da un pericolo reale di dispersione, modifica, o alienazione prima della fine del processo.

Richiamando la celebre sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite (n. 36959/2021), la Corte ha sottolineato come una motivazione che si limiti a invocare la natura del bene sia meramente ‘apparente’ e, dunque, illegittima. Il giudice deve indicare gli elementi fattuali specifici dai quali desume il rischio che l’indagato possa vanificare la futura confisca.

Sul secondo motivo di ricorso, la Cassazione ha precisato che il divieto di restituzione dei beni in sequestro previsto dall’art. 324, comma 7, c.p.p., riguarda esclusivamente le cose soggette a confisca obbligatoria perché intrinsecamente pericolose (art. 240, comma 2, c.p.). Estendere tale divieto a tutte le altre forme di confisca obbligatoria, come quella per reati tributari, costituirebbe un’applicazione analogica non consentita a sfavore dell’indagato (in malam partem).

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza le garanzie difensive nel campo delle misure cautelari reali. Essa impone ai giudici un onere motivazionale rigoroso, impedendo automatismi che potrebbero ledere ingiustamente il diritto di proprietà. Il messaggio è chiaro: il sequestro non è una sanzione anticipata, ma uno strumento eccezionale che richiede la prova di un pericolo concreto e attuale. Per i cittadini e le imprese, ciò significa una maggiore tutela contro provvedimenti ablativi basati su presunzioni anziché su fatti concreti, assicurando che il sequestro rimanga una misura proporzionata e strettamente necessaria.

Quando si applica un sequestro preventivo, il giudice deve sempre motivare il ‘periculum in mora’ (rischio di dispersione del bene)?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve sempre contenere una motivazione, anche se concisa, sulle ragioni specifiche che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. Deve essere dimostrato un rischio concreto che il bene possa essere disperso o modificato prima della fine del giudizio.

La natura di un bene, come il denaro, è sufficiente a giustificare da sola il pericolo di dispersione?
No. La sentenza chiarisce espressamente che il pericolo di dispersione non può coincidere con la natura del bene (in questo caso, il denaro). Considerare il pericolo ‘in re ipsa’, cioè insito nella cosa stessa, dà luogo a una motivazione apparente e illegittima. Occorrono elementi concreti che evidenzino un reale pericolo di dispersione.

Il divieto di restituire un bene sequestrato si applica a tutti i casi di confisca obbligatoria?
No. La Corte ha specificato che il divieto di restituzione previsto dall’art. 324, comma 7, del codice di procedura penale si applica soltanto alle cose soggette a confisca obbligatoria ai sensi dell’art. 240, comma 2, del codice penale (cioè cose intrinsecamente pericolose la cui fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione costituisce reato). Non si estende automaticamente ad altre ipotesi di confisca obbligatoria, come quella per reati tributari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati