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Sequestro preventivo non convalidato: Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro l’ordinanza di non convalida di un sequestro preventivo d’urgenza. La decisione si fonda sul principio di tassatività dei mezzi di impugnazione: il provvedimento di non convalida non rientra tra quelli per cui la legge prevede espressamente la possibilità di appello o ricorso, anche se il giudice ha contestualmente emesso un nuovo sequestro.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Non Convalidato: la Cassazione Conferma l’Inammissibilità del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30669/2024, affronta un’importante questione procedurale: la possibilità di impugnare un’ordinanza con cui il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) decide di non convalidare un sequestro preventivo non convalidato eseguito d’urgenza dalla polizia giudiziaria. La Corte ha stabilito che tale provvedimento non è appellabile, ribadendo il fondamentale principio di tassatività dei mezzi di impugnazione.

I Fatti del Caso: Il Sequestro del Poligono di Tiro

Il caso ha origine da un procedimento penale a carico del legale rappresentante di un poligono di tiro, indagato per il reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone (art. 659 c.p.). A seguito di segnalazioni per l’eccessiva rumorosità delle esercitazioni di tiro, che disturbavano i residenti delle zone limitrofe, la Polizia Giudiziaria aveva eseguito un sequestro preventivo d’urgenza su sette linee di tiro esterne del poligono.

Il Pubblico Ministero aveva quindi richiesto al G.i.p. la convalida del sequestro operato dalla P.G. e, contestualmente, l’emissione di un autonomo decreto di sequestro preventivo.

La Decisione del G.i.p. e il Ricorso del Pubblico Ministero

Il G.i.p., pur riconoscendo la necessità della misura cautelare, ha seguito un percorso duplice. Da un lato, ha respinto la richiesta di convalida del sequestro d’urgenza, ritenendo che non sussistessero le ragioni di urgenza che giustificavano l’intervento della Polizia Giudiziaria senza attendere il provvedimento del giudice. Dall’altro lato, ha accolto la seconda richiesta del P.M., emettendo un nuovo e autonomo decreto di sequestro preventivo sulle stesse linee di tiro.

Insoddisfatto della mancata convalida, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il G.i.p. avesse errato nel non riconoscere l’urgenza dell’intervento, finalizzato a impedire la protrazione del reato.

L’analisi sul sequestro preventivo non convalidato della Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito della sussistenza o meno delle ragioni d’urgenza, ma si concentra su un aspetto puramente processuale: la non impugnabilità dell’ordinanza di mancata convalida.

Le Motivazioni: Il Principio di Tassatività delle Impugnazioni

Il cuore della motivazione risiede nel principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, sancito dall’art. 568 del codice di procedura penale. Questo principio stabilisce che un provvedimento giurisdizionale può essere contestato solo con i mezzi (appello, ricorso, etc.) e nei casi espressamente previsti dalla legge.

La Corte ha chiarito che il codice elenca in modo analitico i provvedimenti impugnabili in materia di sequestro preventivo:
1. Il riesame contro il decreto di sequestro del giudice (art. 322 c.p.p.).
2. L’appello contro le altre ordinanze in materia e contro la revoca del sequestro disposta dal P.M. (art. 322-bis c.p.p.).
3. Il ricorso per cassazione contro le decisioni emesse in sede di riesame o appello (art. 325 c.p.p.).

Nell’elenco tassativo non figura l’ordinanza che decide sulla convalida (o, come in questo caso, sulla non convalida) di un sequestro d’urgenza. Come già affermato dalle Sezioni Unite nel 2005 (sent. n. 21334), queste ordinanze non riguardano il merito della misura cautelare (cioè se il sequestro sia giusto o meno), ma si limitano a verificare la legittimità dell’intervento urgente e interinale della polizia giudiziaria o del pubblico ministero. Pertanto, essendo escluse dal novero dei provvedimenti per cui la legge prevede un’impugnazione, devono ritenersi inappellabili.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un punto fermo della procedura penale: non ogni decisione del giudice è soggetta a un controllo da parte di un organo superiore. L’ordinanza di non convalida, anche quando ritenuta errata dal Pubblico Ministero, non può essere oggetto di ricorso. In questo specifico caso, peraltro, l’interesse del P.M. era di fatto venuto meno, poiché il G.i.p. aveva comunque disposto un nuovo sequestro, ottenendo lo stesso risultato pratico di impedire l’uso delle linee di tiro. La decisione della Cassazione, dichiarando l’inammissibilità, chiude definitivamente la questione, confermando che il sistema processuale prevede percorsi di impugnazione specifici e non estendibili per analogia.

È possibile impugnare l’ordinanza con cui il G.i.p. non convalida un sequestro preventivo eseguito d’urgenza dalla polizia giudiziaria?
No, secondo la Corte di Cassazione tale ordinanza non è impugnabile. Il codice di procedura penale elenca tassativamente i provvedimenti in materia di sequestro preventivo che possono essere oggetto di ricorso, e l’ordinanza di convalida o non convalida non rientra tra questi.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile in applicazione del principio di tassatività dei mezzi di impugnazione (art. 568 c.p.p.). Poiché la legge non prevede espressamente la possibilità di impugnare l’ordinanza di non convalida di un sequestro d’urgenza, il ricorso proposto dal Pubblico Ministero è stato ritenuto inammissibile.

Qual è la differenza tra l’ordinanza di non convalida e un decreto di sequestro?
L’ordinanza di non convalida è un atto con cui il giudice valuta la legittimità dell’intervento urgente e provvisorio della polizia giudiziaria o del P.M., negandone i presupposti (in questo caso, l’urgenza). Il decreto di sequestro è invece il provvedimento con cui il giudice, valutando il merito della questione, dispone la misura cautelare per impedire la protrazione di un reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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