LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: motivazione del periculum

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per vizio di motivazione. La somma di 23.050 euro era stata sequestrata a un indagato, ma il Tribunale aveva giustificato il ‘periculum in mora’ con un ragionamento circolare, ritenuto errato dalla Suprema Corte. La sentenza ribadisce che la motivazione del sequestro preventivo deve basarsi su un rischio concreto e attuale di dispersione del bene, non su una mera presunzione legata alla pendenza del procedimento penale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo: perché non basta dire che il bene sarà disperso?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37739/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la corretta motivazione del sequestro preventivo. Il provvedimento chiarisce che per giustificare il vincolo su un bene non è sufficiente un’affermazione generica o un ragionamento tautologico sul rischio di dispersione, ma occorre una valutazione concreta e specifica del cosiddetto periculum in mora.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’indagine a carico di un custode cimiteriale, accusato di concussione, induzione indebita e corruzione. Nel corso delle indagini, veniva disposta la conversione di un sequestro probatorio in un sequestro preventivo finalizzato alla confisca, avente ad oggetto la somma di 23.050 euro, ritenuta provento dell’attività illecita.

Il Tribunale confermava la misura, motivando il requisito del periculum in mora (il pericolo che nel ritardo si possa verificare un danno) sulla base di una considerazione: una volta restituita la somma all’indagato, questi l’avrebbe “certamente” dispersa, essendo consapevole che le autorità conoscevano la sua illecita detenzione e che sarebbe potuta essere oggetto di una futura confisca.

L’indagato proponeva ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, proprio l’errata motivazione sul rischio di dispersione del bene.

La Decisione della Corte di Cassazione e la motivazione del sequestro preventivo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando per un nuovo esame. I giudici hanno ritenuto fondata la censura relativa al vizio di motivazione sul periculum in mora.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale, già espresso dalle Sezioni Unite: la motivazione di un provvedimento di sequestro preventivo deve spiegare concretamente le ragioni che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. In altre parole, il giudice deve illustrare perché è indispensabile bloccare il bene subito, senza poter attendere la conclusione del processo.

Le motivazioni

Il ragionamento del Tribunale è stato giudicato errato e tautologico. Affermare che il bene, se restituito, verrebbe disperso proprio a causa dell’esistenza del procedimento penale, equivale a dire che il sequestro si giustifica da solo. Si tratta di una motivazione apparente, che sovrappone due piani distinti: la situazione di rischio esistente al momento dell’adozione della misura e la potenziale condotta futura dell’indagato in reazione al sequestro stesso.

La Cassazione, richiamando la storica sentenza “Ellade” delle Sezioni Unite, ha chiarito che la valutazione del periculum deve essere effettuata con riguardo alla situazione esistente al momento genetico dell’imposizione del vincolo. Il giudice deve verificare se vi sono elementi concreti e specifici che facciano temere un rischio di dispersione, modifica, deterioramento o alienazione del bene durante le more del giudizio. Questo onere motivazionale non può essere eluso, neppure in presenza di denaro, bene fungibile per natura.

La Corte ha inoltre precisato che equiparare il sequestro preventivo finalizzato alla confisca al sequestro conservativo sarebbe un errore, poiché i due istituti hanno presupposti e finalità diverse. Il primo è legato alla pericolosità della cosa, il secondo alla garanzia patrimoniale per i crediti nascenti dal reato.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza il principio di garanzia secondo cui una misura cautelare così incisiva come il sequestro preventivo non può basarsi su automatismi o presunzioni. Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione puntuale e ancorata a elementi di fatto concreti che dimostrino l’effettiva e attuale urgenza di sottrarre il bene alla disponibilità dell’indagato. Un ragionamento circolare, che fa discendere il pericolo dalla stessa esistenza del sequestro, non è sufficiente a comprimere il diritto di proprietà, tutelato fino a una sentenza definitiva di condanna.

Cosa deve dimostrare la motivazione di un sequestro preventivo riguardo al ‘periculum in mora’?
La motivazione deve spiegare, sulla base di elementi concreti e specifici, le ragioni per cui è necessario anticipare l’effetto della confisca, dimostrando il rischio attuale che il bene possa essere modificato, disperso, deteriorato, utilizzato o alienato prima della definizione del giudizio.

È sufficiente affermare che l’indagato disperderà il bene se gli viene restituito per giustificare un sequestro preventivo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo è un ragionamento errato e circolare. La valutazione del pericolo deve essere fatta sulla base della situazione esistente al momento in cui si decide il sequestro, non sulla base di una reazione ipotetica dell’indagato alla restituzione del bene.

I termini perentori previsti per il riesame delle misure cautelari personali (es. custodia in carcere) si applicano anche al riesame del sequestro preventivo?
No. La Corte ha ribadito che, in base a un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, i termini perentori previsti dall’art. 309 cod. proc. pen. (ad esempio per il deposito della decisione o la trasmissione degli atti) non si applicano al procedimento di riesame dei sequestri, che è regolato dall’art. 324 cod. proc. pen. e ha termini di natura meramente ordinatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati