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Sequestro preventivo: la motivazione è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo nei confronti di una farmacista accusata di truffa. La decisione si fonda sulla mancata motivazione del ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto che la somma di denaro potesse essere dispersa prima della fine del processo. La Corte ha stabilito che non è sufficiente basarsi sulla presunta spregiudicatezza dell’indagata, ma è necessaria una valutazione comparativa tra l’importo da sequestrare e la solidità patrimoniale complessiva della persona, un’analisi che il tribunale di merito aveva omesso.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Perché la Motivazione sul Pericolo è Essenziale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2769 del 2024, torna a ribadire un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di una somma di denaro deve essere sorretto da una motivazione specifica e concreta sul rischio di dispersione del bene. Non è sufficiente la sola gravità dei fatti contestati per giustificare un provvedimento così incisivo sul patrimonio di un indagato. Il caso in esame, riguardante una farmacista, offre un chiaro esempio di come la valutazione del periculum in mora debba essere rigorosa e non presunta.

I Fatti del Caso: Una Farmacista e l’Accusa di Truffa

Il procedimento penale ha origine da un’indagine su una presunta associazione per delinquere finalizzata a commettere truffe ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Una farmacista, titolare della propria attività, era accusata di aver organizzato un sistema basato sull’emissione di false ricette mediche. Queste ricette venivano utilizzate per acquistare farmaci presso la sua farmacia, farmaci che poi venivano smaltiti, allo scopo di ottenere il rimborso del corrispettivo dal servizio sanitario.

In questo contesto, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un sequestro preventivo per un importo di circa 9.500 euro, corrispondente al profitto del reato contestato. Il Tribunale del riesame aveva confermato la misura, ma la difesa della farmacista aveva impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione.

L’Iter Giudiziario e il Ruolo del Sequestro Preventivo

La vicenda giudiziaria è peculiare perché la Cassazione interviene per la seconda volta sul medesimo caso. Già in una precedente pronuncia, la Corte aveva annullato l’ordinanza del Tribunale, criticando l’assoluta mancanza di motivazione sul requisito del periculum in mora. Il Tribunale, quale giudice del rinvio, avrebbe dovuto colmare questa lacuna.

Tuttavia, anche nella nuova ordinanza, il Tribunale ha confermato il sequestro, sostenendo che il rischio di dispersione del denaro fosse desumibile dalla particolare spregiudicatezza dimostrata dagli indagati, che avevano proseguito nelle loro attività illecite affinando le tecniche operative. Secondo i giudici di merito, questo comportamento dimostrava un concreto pericolo che le somme potessero essere occultate. Questa motivazione, però, non ha convinto la Suprema Corte.

Le motivazioni della Cassazione: L’Assenza del ‘Periculum in Mora’

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando nuovamente l’ordinanza. Il punto centrale della decisione risiede nella corretta interpretazione dei presupposti per l’applicazione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca, disciplinato dall’art. 321, comma 2, c.p.p.

Il principio di diritto, già affermato dalle Sezioni Unite, è che il provvedimento deve contenere una concisa motivazione non solo sul fumus boni iuris (la verosimiglianza del reato), ma anche sul periculum in mora. Quest’ultimo consiste nel pericolo concreto che, nelle more del giudizio, il bene possa essere modificato, disperso, deteriorato, utilizzato o alienato.

Nel caso specifico di una somma di denaro, la Cassazione chiarisce che la valutazione del pericolo non può essere astratta. Il giudice deve considerare “la maggiore o minore solidità patrimoniale del soggetto destinatario della misura”. In altre parole, è necessario un giudizio comparativo tra l’entità della somma da sequestrare e la capacità reddituale e finanziaria complessiva dell’indagato. Il Tribunale aveva completamente omesso questa valutazione, nonostante la difesa avesse sottolineato come l’importo sequestrato fosse irrisorio rispetto al reddito prodotto dalla farmacia.

La Corte distingue nettamente questo tipo di sequestro da quello “impeditivo”, volto a prevenire la commissione di altri reati, per il quale la consistenza del patrimonio è irrilevante. Quando il sequestro è finalizzato alla futura confisca, la valutazione patrimoniale diventa un elemento cruciale per stabilire se esista un rischio effettivo di depauperamento.

Le conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

Con questa sentenza, la Cassazione riafferma con forza che non può esistere alcun automatismo nell’applicazione delle misure cautelari reali. La spregiudicatezza dell’indagato può essere un indizio, ma non costituisce di per sé la prova del periculum in mora. Il giudice ha l’obbligo di spiegare, sulla base di elementi concreti, perché ritiene necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo della confisca. L’ordinanza è stata quindi annullata con rinvio, e il Tribunale di Cosenza dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo rigoroso principio di diritto: dovrà valutare la relazione tra il profitto confiscabile e il patrimonio complessivo dell’indagata per poter legittimamente motivare l’esistenza di un pericolo di dispersione.

Quando è legittimo un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di una somma di denaro?
È legittimo quando il giudice motiva in modo conciso e specifico non solo sulla probabilità del reato, ma anche sul ‘periculum in mora’, cioè il rischio concreto che, durante il processo, la somma di denaro possa essere dispersa, modificata o alienata.

Per motivare il rischio di dispersione del denaro è sufficiente dimostrare la spregiudicatezza dell’indagato?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione deve basarsi su elementi concreti. In particolare, quando si tratta di una somma di denaro, è fondamentale valutare il rapporto tra l’importo da sequestrare e la solidità patrimoniale e finanziaria complessiva della persona indagata.

Che differenza c’è tra la valutazione del patrimonio dell’indagato in un sequestro per confisca e in un sequestro impeditivo?
Nel sequestro preventivo finalizzato alla confisca, la solidità patrimoniale dell’indagato è un elemento cruciale da considerare per valutare il rischio di dispersione del bene. Al contrario, nel sequestro preventivo ‘impeditivo’ (volto a impedire ulteriori reati), la valutazione della consistenza patrimoniale è irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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