LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: annullato per motivazione assente

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava un sequestro preventivo di quote societarie. La misura cautelare personale nei confronti dell’indagato era stata precedentemente annullata per mancanza di gravi indizi. La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale solo apparente, poiché non spiegava adeguatamente perché il ‘fumus commissi delicti’, presupposto per il sequestro, sussistesse ancora dopo che il quadro indiziario principale era venuto meno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando la Motivazione è solo Apparente

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11476 del 2025, affronta un tema cruciale nel diritto processuale penale: il rapporto tra le misure cautelari personali e quelle reali. In particolare, chiarisce che l’annullamento di un’ordinanza di custodia cautelare per mancanza di gravi indizi impone al giudice di motivare in modo concreto e non generico la persistenza del sequestro preventivo sui beni dell’indagato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un procedimento penale in cui un soggetto era indagato per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. Nell’ambito di tale procedimento, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto sia una misura cautelare personale (custodia in carcere) sia un sequestro preventivo su quote di due società, riconducibili all’indagato, per un valore di oltre centomila euro.

Successivamente, il Tribunale del Riesame, in sede di rinvio dalla Cassazione, annullava l’ordinanza di custodia cautelare, affermando la mancanza di gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato. Forte di questa decisione, la difesa presentava istanza di dissequestro delle quote societarie, sostenendo che, venuto meno il quadro indiziario grave per la misura personale, doveva di conseguenza venir meno anche il fumus commissi delicti necessario per mantenere il sequestro.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale respingeva la richiesta di dissequestro. La sua motivazione si basava sul principio, astrattamente corretto, secondo cui i presupposti per le misure personali (gravi indizi) e quelle reali (semplice fumus commissi delicti) sono diversi e non sovrapponibili. Secondo il Tribunale, anche in assenza di gravi indizi, poteva comunque sussistere un quadro sufficiente a giustificare il mantenimento del vincolo sui beni, essendo sufficiente l’astratta configurabilità del reato.

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso in Cassazione, lamentando che la motivazione del Tribunale era meramente apparente e apodittica. In sostanza, il giudice si era limitato a enunciare una regola generale senza calarla nel caso specifico e senza spiegare perché, nonostante l’annullamento della misura personale, il fumus per il sequestro potesse ancora considerarsi esistente.

Il Principio del Sequestro Preventivo e la Motivazione del Giudice

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, ritenendo la motivazione dell’ordinanza impugnata viziata. Gli Ermellini colgono l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia.

La Distinzione tra Misure Personali e Reali

È vero che i presupposti per le due tipologie di misure sono diversi. Per limitare la libertà personale di un individuo, la legge richiede i “gravi indizi di colpevolezza”, un metro di giudizio severo che implica un’alta probabilità di condanna. Per il sequestro preventivo di beni, invece, è sufficiente il fumus commissi delicti, ossia la semplice configurabilità in astratto di un’ipotesi di reato. Questa differenza si giustifica con la diversità dei beni giuridici tutelati: la libertà personale da un lato, il patrimonio e l’ordine economico dall’altro.

L’Obbligo di Motivazione Rafforzata

Tuttavia, quando il quadro indiziario grave, che inizialmente sorreggeva entrambe le misure, viene meno per decisione di un altro giudice, non si può far finta di nulla. Il giudice chiamato a decidere sul mantenimento del sequestro ha l’obbligo di fornire una motivazione concreta e specifica. Non può limitarsi a ripetere la formula della “diversità dei presupposti”.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha stabilito che la motivazione del Tribunale era “solo in apparenza”. Essa si era affidata a un’affermazione apodittica, senza alcun riferimento agli elementi concreti dai quali si sarebbe dovuto desumere il fumus residuo. Una volta venuti meno gli elementi ricavabili dal titolo cautelare personale, il giudice avrebbe dovuto indicare il percorso giustificativo che sorreggeva autonomamente la misura reale.

Inoltre, anche riguardo alla sproporzione tra i redditi e i beni acquisiti, la motivazione era carente. Il Tribunale aveva fatto un generico richiamo al periodo degli accertamenti, senza però analizzare gli elementi prodotti dalla difesa che miravano a dimostrare la capacità reddituale del nucleo familiare e la congruità degli acquisti. Questa mancanza di analisi concreta si traduce in un vizio di violazione di legge, perché una motivazione apparente equivale a una motivazione assente.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza afferma un principio di garanzia fondamentale: l’annullamento di una misura cautelare personale per insussistenza dei gravi indizi non è un fatto irrilevante per il destino del sequestro collegato. Pur essendo diversi i presupposti, il giudice del sequestro è tenuto a una valutazione rigorosa e a una motivazione puntuale che spieghi perché, nonostante tutto, il fumus commissi delicti continua a esistere. Non basta una clausola di stile per mantenere un vincolo sul patrimonio di una persona. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza con rinvio, imponendo al Tribunale di effettuare una nuova e più approfondita valutazione.

È possibile mantenere un sequestro preventivo su dei beni se la misura cautelare personale basata sugli stessi fatti è stata annullata?
Sì, ma solo a condizione che il giudice fornisca una motivazione concreta e non apparente. Deve spiegare perché, nonostante la mancanza di gravi indizi di colpevolezza per la persona, sussiste ancora il fumus commissi delicti sufficiente per il sequestro dei beni, senza limitarsi a enunciare principi astratti.

Qual è la differenza tra ‘gravi indizi di colpevolezza’ e ‘fumus commissi delicti’?
I ‘gravi indizi di colpevolezza’ sono un requisito probatorio più stringente, necessario per limitare la libertà personale, e indicano un’alta probabilità di colpevolezza. Il ‘fumus commissi delicti’, richiesto per il sequestro, è un presupposto meno rigoroso che si basa sulla semplice astratta configurabilità di un reato in base ai fatti contestati.

Cosa significa che una motivazione è ‘solo in apparenza’?
Significa che il provvedimento del giudice, pur contenendo del testo, si limita a enunciare principi di diritto astratti o a usare formule generiche, senza applicarli al caso concreto e senza rispondere specificamente alle argomentazioni della difesa. Di fatto, è una motivazione vuota che non rende comprensibile l’iter logico seguito per arrivare alla decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati