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Sequestro informatico: i limiti del PM secondo la Cassazione

Un indagato ha presentato ricorso contro un massivo sequestro informatico di tutti i suoi dispositivi e dati cloud. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, giudicando il provvedimento illegittimo perché esplorativo e sproporzionato. La sentenza sottolinea che ogni sequestro informatico deve essere sorretto da una motivazione specifica che indichi chiaramente le finalità probatorie, i criteri di selezione dei dati e i tempi per la restituzione del materiale non pertinente.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Informatico: La Cassazione Fissa i Paletti per il Pubblico Ministero

Nell’era digitale, il sequestro informatico di dispositivi come smartphone, computer e dati in cloud è diventato uno strumento investigativo fondamentale. Tuttavia, la sua potenza invasiva richiede un delicato bilanciamento con i diritti fondamentali dei cittadini. Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene proprio su questo punto, tracciando linee guida precise per garantire che tale strumento non si trasformi in una perquisizione digitale indiscriminata.

I Fatti del Caso: Un Sequestro Massivo di Dati

Il caso trae origine dal ricorso di un indagato, coinvolto in un’ampia indagine per reati contro la pubblica amministrazione. Nell’ambito delle investigazioni, il Tribunale aveva disposto un sequestro probatorio su vasta scala, che comprendeva smartphone, PC, tablet, supporti USB e persino un account di archiviazione cloud contenente circa 8 terabyte di dati, equivalenti a oltre 50 milioni di pagine di documenti. Il decreto di sequestro autorizzava la ricerca di indizi relativi non solo ai reati contestati, ma anche a quelli ‘teleologicamente connessi’, ampliando ulteriormente il raggio d’azione.

I Motivi del Ricorso: Sequestro Esplorativo e Sproporzionato

La difesa ha impugnato l’ordinanza del Tribunale, lamentando principalmente due violazioni:

1. Carattere esplorativo del sequestro: Il provvedimento era eccessivamente generico, configurandosi come una ricerca ‘a strascico’ di qualsiasi potenziale elemento di prova, in violazione dell’art. 253 del codice di procedura penale.
2. Mancanza di proporzionalità: L’apprensione indiscriminata di un’enorme mole di dati, senza definire criteri di selezione (come parole chiave o un arco temporale definito) o una tempistica per le operazioni, era sproporzionata rispetto alle finalità investigative, violando l’art. 275 del codice di procedura penale.

In sostanza, l’indagato si trovava privato dell’accesso a una quantità enorme di dati personali e professionali, senza alcuna garanzia sui modi e i tempi della loro analisi da parte degli inquirenti.

La Decisione della Corte sul Sequestro Informatico

La Corte di Cassazione ha accolto i primi due motivi di ricorso, ritenendoli fondati e assorbenti rispetto alle altre censure (relative anche a profili di diritto europeo). Di conseguenza, ha annullato l’ordinanza impugnata, affermando l’illegittimità del sequestro così come era stato disposto.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella rigorosa applicazione dei principi giurisprudenziali che regolano il sequestro informatico. La Corte ha ribadito che, per essere legittimo, un provvedimento di questo tipo deve rispettare precise regole motivazionali.

Motivazione Apparente e Violazione del Principio di Proporzionalità

I giudici di legittimità hanno definito la motivazione del Tribunale ‘solo apparente’. Il provvedimento si limitava a un generico riferimento ai reati contestati, senza spiegare perché fosse necessario acquisire l’intero patrimonio digitale dell’indagato. Secondo la Corte, il Pubblico Ministero deve sempre confrontarsi con i principi di adeguatezza e proporzionalità, evitando acquisizioni indiscriminate che ledono eccessivamente i diritti dell’interessato.

Le Regole per un Sequestro Informatico Legittimo

La sentenza cristallizza un vero e proprio ‘statuto’ del sequestro probatorio digitale. La motivazione del decreto deve specificare in modo chiaro:

a) Le ragioni per cui si rende necessario un sequestro esteso e onnicomprensivo oppure, in alternativa, le specifiche informazioni oggetto della ricerca.
b) I criteri di selezione del materiale informatico (es. parole chiave, data, tipologia di file) e l’arco temporale di interesse, giustificando eventuali scostamenti dal perimetro temporale dell’imputazione provvisoria.
c) I tempi previsti per completare la selezione e per la conseguente restituzione della copia dei dati non rilevanti (la cosiddetta ‘copia-mezzo’).

Obblighi del Pubblico Ministero nella Gestione dei Dati

Una volta effettuata la copia integrale dei dispositivi, il Pubblico Ministero non può trattenerla a tempo indeterminato. La Corte ha ribadito che:

– La copia integrale può essere trattenuta solo per il tempo strettamente necessario alla selezione.
– Le operazioni di selezione devono essere organizzate per essere compiute nel minor tempo possibile.
– Al termine della selezione, la copia integrale deve essere restituita agli aventi diritto.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza rappresenta un’importante garanzia per la tutela della privacy e dei diritti di difesa nell’era digitale. Stabilisce che il sequestro informatico non può essere una ‘carta bianca’ per gli inquirenti, ma deve essere uno strumento mirato, proporzionato e giustificato da concrete esigenze investigative. La decisione impone al Pubblico Ministero un onere di motivazione stringente, costringendolo a definire a priori l’oggetto della ricerca e a gestire i dati acquisiti con tempistiche certe e ragionevoli. Si tratta di un passo fondamentale per evitare che le indagini digitali si trasformino in una sorveglianza generalizzata e indiscriminata della vita dei cittadini.

Può il Pubblico Ministero sequestrare l’intero contenuto di smartphone e computer senza alcuna limitazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un sequestro informatico non può essere indiscriminato. Il decreto del Pubblico Ministero deve essere specificamente motivato, indicando le ragioni che giustificano l’acquisizione estesa o, in alternativa, i criteri precisi di selezione dei dati (es. parole chiave, arco temporale) per rispettare il principio di proporzionalità.

Quali sono gli obblighi del Pubblico Ministero dopo aver effettuato una copia completa dei dati di un dispositivo?
Il Pubblico Ministero può trattenere la copia integrale dei dati solo per il tempo strettamente necessario a selezionare le informazioni rilevanti per le indagini. Deve organizzare le operazioni per essere il più rapido possibile e, una volta conclusa la selezione, è tenuto a restituire la copia integrale (cosiddetta ‘copia-mezzo’) agli aventi diritto.

Cosa succede se un decreto di sequestro informatico è generico e non motivato adeguatamente?
Un decreto di sequestro con una motivazione generica o solo apparente, che non specifica le finalità probatorie concrete o i criteri di selezione dei dati, è illegittimo. Come in questo caso, può essere annullato dalla Corte di Cassazione per violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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