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Sequestro informatico: dies a quo per l’impugnazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, stabilendo un principio chiave sul sequestro informatico. Il termine di dieci giorni per impugnare il provvedimento (dies a quo) decorre dal momento dell’esecuzione della copia forense dei dati, e non dalla successiva estrazione dei file pertinenti. La Corte ha chiarito che l’apprensione iniziale dei dati, anche con la restituzione del dispositivo, costituisce il momento esecutivo del sequestro, rendendo tardiva l’impugnazione presentata dopo la selezione finale dei dati.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Informatico: Da Quando Decorre il Termine per Impugnare? La Cassazione Fa Chiarezza

Il sequestro informatico rappresenta uno degli strumenti investigativi più incisivi e complessi nel panorama giuridico moderno. La sua natura, che coinvolge dati dematerializzati, pone questioni procedurali di grande rilievo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 13018/2024) ha affrontato un nodo cruciale: la determinazione del dies a quo, ovvero del momento esatto da cui decorre il termine per impugnare un provvedimento di questo tipo. La decisione chiarisce se il termine parta dall’acquisizione iniziale dei dati o dalla successiva selezione del materiale rilevante.

I Fatti del Caso: Dalla Perquisizione all’Impugnazione Tardiva

La vicenda trae origine da un decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura della Repubblica. In esecuzione di tale decreto, il 13 giugno 2023, venivano creati copie forensi dei dispositivi informatici di un indagato (uno smartphone, un tablet e due PC), i quali venivano immediatamente restituiti. Successivamente, la polizia giudiziaria procedeva all’analisi delle copie tramite parole chiave, concludendo le operazioni il 24 giugno e sequestrando formalmente i dati estratti, riversati su due hard disk. Il verbale di questo sequestro finale veniva notificato il 26 giugno.

La difesa dell’indagato presentava richiesta di riesame il 5 luglio, ritenendo di agire nel rispetto del termine di 10 giorni dalla notifica del verbale del 26 giugno. Tuttavia, il Tribunale del Riesame dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività, sostenendo che il termine fosse decorso dal 13 giugno, data della notifica del decreto e dell’esecuzione della copia forense.

Il Dies a Quo nel Sequestro Informatico: La Controversia

Il cuore della controversia legale risiede nell’individuare quale fase del procedimento costituisca l’effettiva esecuzione del sequestro, da cui far partire il conteggio dei termini per l’impugnazione ai sensi dell’art. 324 del codice di procedura penale.

La difesa sosteneva una scansione in due momenti distinti:
1. La copia forense: una mera modalità esecutiva della perquisizione, non ancora un sequestro vero e proprio.
2. Il sequestro dei dati estratti: il momento in cui, a seguito della ricerca, si individuano e si apprendono solo i dati di interesse investigativo, perfezionando il vincolo reale.

Secondo questa tesi, l’interesse e la possibilità concreta di impugnare sorgerebbero solo dopo aver conosciuto quali specifici dati sono stati effettivamente sequestrati. Di contro, il Tribunale del Riesame, e successivamente la Procura Generale, ritenevano che il sequestro si perfezionasse con l’apprensione dell’intero patrimonio informatico tramite la copia forense, rendendo irrilevante la successiva fase di selezione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l’inammissibilità dell’istanza di riesame e fornendo motivazioni dettagliate sulla natura e la tempistica del sequestro informatico.

L’Apprensione Iniziale come Momento Esecutivo del Sequestro

I giudici hanno stabilito che l’esecuzione del sequestro avviene con l’apprensione del materiale informatico. Questo include sia l’hardware (il dispositivo) sia i dati in esso contenuti. Nel momento in cui viene creata una copia forense, l’autorità giudiziaria sottrae all’interessato la disponibilità esclusiva dei suoi dati, realizzando così gli effetti tipici del sequestro. La restituzione del dispositivo fisico non elimina il vincolo imposto sul suo contenuto digitale, che rimane a disposizione degli inquirenti.

In sostanza, la Corte afferma che l’esecuzione del sequestro si colloca nel momento della notifica del decreto e dell’apprensione dei dati tramite copia. È da quella data, il 13 giugno nel caso di specie, che l’indagato ha piena conoscenza del provvedimento e della sua esecuzione, e da lì decorre il termine per l’impugnazione.

La Selezione dei Dati: Una Riduzione dell’Oggetto, non un Nuovo Sequestro

La successiva attività di analisi e selezione dei dati pertinenti, conclusasi il 24 giugno, non è stata considerata un nuovo e autonomo atto di sequestro. Al contrario, la Corte la qualifica come una mera “riduzione della portata oggettiva” del sequestro originario. L’atto iniziale apprende l’intera “indistinta massa di dati”; le operazioni successive servono solo a isolare il materiale di interesse investigativo, restituendo implicitamente la porzione non rilevante. Questo processo non sposta in avanti il dies a quo per l’impugnazione del provvedimento originario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La sentenza consolida un orientamento rigoroso sulla decorrenza dei termini nel sequestro informatico. La decisione implica che la difesa deve attivarsi immediatamente dopo l’esecuzione della copia forense, senza attendere l’esito delle analisi. Sebbene la Corte riconosca che un concreto interesse a impugnare possa emergere solo dopo aver conosciuto i dati specifici estratti, sottolinea che tale prospettazione deve essere adeguatamente illustrata e argomentata dinanzi al giudice del riesame, cosa che nel caso specifico non era avvenuta. In definitiva, per non rischiare l’inammissibilità, l’impugnazione contro il sequestro di dati digitali deve essere proposta entro dieci giorni dalla creazione della copia forense, che segna l’effettiva perdita di controllo esclusivo sui propri dati.

Quando inizia a decorrere il termine di 10 giorni per chiedere il riesame di un sequestro informatico?
Il termine decorre dal momento dell’esecuzione del sequestro, che si identifica con l’apprensione del materiale informatico, ovvero con la creazione della copia forense dei dati, anche se il dispositivo fisico viene restituito.

La creazione di una copia forense di un dispositivo equivale già a un sequestro?
Sì. Secondo la Corte, l’acquisizione di una copia integrale dei dati realizza gli effetti tipici del sequestro, poiché sottrae all’interessato la libera ed esclusiva disponibilità delle informazioni contenute nel supporto.

L’estrazione successiva di file specifici dalla copia forense costituisce un nuovo sequestro con un nuovo termine per impugnare?
No, l’estrazione dei dati pertinenti è considerata una “riduzione della portata oggettiva” del sequestro originario. Non è un nuovo atto di sequestro e, pertanto, non fa decorrere un nuovo termine per l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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