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Sequestro e fallimento: chi può impugnare l’ordine?

Una società in fallimento ha subito il sequestro di un suo immobile. L’ex utilizzatore del bene e l’amministratore della società fallita hanno impugnato il provvedimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, chiarendo che nel complesso scenario di sequestro e fallimento, solo i soggetti con un diritto effettivo alla restituzione, come il curatore fallimentare, sono legittimati a impugnare. Non lo sono invece l’ex comodatario o l’amministratore della società fallita, che hanno perso ogni disponibilità giuridica sul bene.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro e Fallimento: Chi ha il Diritto di Opporsi?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35353/2024, offre chiarimenti fondamentali sulla complessa intersezione tra sequestro e fallimento. In particolare, la Corte definisce con precisione quali soggetti siano legittimati a impugnare un provvedimento di sequestro preventivo su un bene appartenente a una società fallita. La decisione sottolinea che non basta avere un interesse di fatto, ma è necessario possedere una posizione giuridica tutelata dall’ordinamento, un diritto alla restituzione del bene, che viene meno con la dichiarazione di fallimento per alcuni soggetti.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla concessione in comodato d’uso di un immobile da parte di una società (la futura società fallita) a un’altra azienda operante nel settore della moda. Successivamente, la società proprietaria dell’immobile viene dichiarata fallita. Il curatore fallimentare, agendo per la conservazione del patrimonio, appone i sigilli all’edificio.

In seguito, il rappresentante legale dell’azienda di moda, che utilizzava l’immobile, entra nei locali, rimuove alcuni beni e cambia le serrature. Tali azioni portano la curatela a richiedere e ottenere un sequestro preventivo sull’immobile. Il Pubblico Ministero, in un secondo momento, dispone il dissequestro totale del bene. Contro quest’ultima decisione, la curatela e una società di investimento terza propongono appello, ottenendo dal Tribunale il ripristino del sequestro.

È avverso questa ordinanza che l’azienda di moda e l’amministratore della società fallita ricorrono in Cassazione, sollevando dubbi sulla legittimità degli appellanti originari e sulla correttezza della procedura.

Il Principio di Diritto nel Sequestro e Fallimento

La Corte di Cassazione, prima di esaminare i motivi del ricorso, si concentra su una questione preliminare e decisiva: la legittimazione ad impugnare. La legge processuale penale stabilisce che, oltre all’imputato e al pubblico ministero, possono impugnare un sequestro “la persona alla quale le cose sono state sequestrate” e “quella che avrebbe diritto alla loro restituzione”.

La Corte chiarisce che la “persona che avrebbe diritto alla restituzione” non è chiunque abbia un interesse, ma solo chi vanta una situazione giuridica soggettiva autonoma sul bene. Questa può derivare dal possesso o da una detenzione qualificata, come quella del conduttore di un immobile. Nel contesto del sequestro e fallimento, questo principio assume contorni specifici.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte dichiara entrambi i ricorsi inammissibili per difetto di legittimazione degli appellanti. La decisione si fonda su una netta distinzione tra la posizione del curatore fallimentare e quella dei ricorrenti (l’azienda utilizzatrice e l’amministratore della società fallita).

Le Motivazioni

La Corte spiega che, con la dichiarazione di fallimento, si verificano due effetti cruciali:
1. Il Curatore Fallimentare: Diventa il detentore qualificato dei beni del fallimento. La sua funzione è quella di conservare e reintegrare la massa attiva a beneficio dei creditori. Pertanto, è pienamente legittimato a richiedere il sequestro e a opporsi al suo annullamento, in quanto è il soggetto che ha diritto alla restituzione del bene per adempiere ai suoi compiti istituzionali.
2. I Ricorrenti:
* L’Azienda Comodataria: Il fallimento del comodante (la società proprietaria) estingue il contratto di comodato e genera l’obbligo per il comodatario (l’azienda di moda) di restituire immediatamente il bene alla curatela. L’azienda, quindi, non ha più alcun diritto di detenzione sull’immobile, ma solo un obbligo di restituzione. Inoltre, nel caso specifico, aveva anche formalmente rinunciato a ogni pretesa sull’immobile.
* L’Amministratore della Società Fallita: Con la sentenza di fallimento, l’amministratore perde ogni potere di amministrazione e disponibilità dei beni sociali, che passano interamente sotto la gestione del curatore fallimentare. Di conseguenza, non ha alcuna legittimazione a impugnare provvedimenti relativi a tali beni.

Poiché entrambi i ricorrenti erano privi del “diritto alla restituzione” del bene, non avevano la legittimazione per impugnare l’ordinanza che ripristinava il sequestro. Questo difetto fondamentale assorbe e rende superfluo l’esame di ogni altra censura sollevata.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine: nel conflitto tra le esigenze della procedura penale e quelle della procedura fallimentare, la legittimazione ad agire in giudizio per i beni sequestrati spetta a chi detiene una posizione giuridica sostanziale e tutelata. Con il fallimento, questa posizione si consolida in capo al curatore, mentre viene meno per l’imprenditore fallito e per i terzi che detenevano il bene in base a contratti (come il comodato) risolti per effetto del fallimento stesso. Questa pronuncia serve da monito per chi intende contestare un sequestro in un contesto fallimentare: è essenziale verificare preliminarmente la propria titolarità di un diritto concreto e attuale alla restituzione del bene.

Chi ha il diritto di impugnare un provvedimento di sequestro preventivo?
Secondo la legge, possono impugnare un sequestro l’imputato, il suo difensore, il pubblico ministero, la persona a cui le cose sono state sequestrate e, soprattutto, la persona che avrebbe diritto alla loro restituzione, intesa come titolare di una posizione giuridica qualificata sul bene (es. possesso o detenzione qualificata).

Perché la società che utilizzava l’immobile in comodato non poteva impugnare il sequestro?
Perché la dichiarazione di fallimento della società proprietaria (comodante) determina la cessazione del contratto di comodato. Di conseguenza, l’utilizzatore (comodatario) perde il diritto di detenere l’immobile e ha l’obbligo di restituirlo immediatamente alla curatela. Non avendo più un diritto alla restituzione, perde anche la legittimazione a impugnare il sequestro.

Qual è il ruolo del curatore fallimentare rispetto ai beni della società fallita oggetto di sequestro?
Il curatore fallimentare diventa il detentore qualificato di tutti i beni appartenenti alla massa fallimentare. Il suo compito è conservare e gestire tale patrimonio per soddisfare i creditori. In virtù di questa funzione, è l’unico soggetto che ha il diritto alla restituzione dei beni e, quindi, è pienamente legittimato a impugnare qualsiasi provvedimento, come un dissequestro, che possa pregiudicare l’integrità del patrimonio fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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