LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro copia forense: l’interesse a impugnare

Un indagato per truffa aggravata impugna il sequestro del suo cellulare. Nonostante la restituzione del dispositivo, egli sostiene che l’interesse a ricorrere persista a causa della creazione di una copia forense dei suoi dati. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44723/2024, conferma che il sequestro copia forense mantiene vivo l’interesse all’impugnazione. Tuttavia, dichiara il ricorso inammissibile perché il ricorrente non ha provato l’effettiva esecuzione della copia, violando il principio di autosufficienza del ricorso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Copia Forense: Interesse all’Impugnazione Anche Dopo la Restituzione del Dispositivo

Nel mondo digitale, il sequestro di dispositivi elettronici come smartphone e computer è una prassi investigativa comune. Ma cosa succede quando il dispositivo viene restituito al proprietario? Si perde il diritto di contestare il sequestro? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 44723 del 2024, fa luce su un aspetto cruciale: l’interesse a impugnare in caso di sequestro copia forense. La decisione chiarisce che la restituzione del “contenitore” non elimina l’interesse a contestare l’acquisizione dei “dati” contenuti, ma sottolinea l’importanza di un ricorso ben formulato.

I Fatti del Caso: Sequestro, Riesame e Restituzione

La vicenda ha origine da un’indagine per truffa aggravata, nel corso della quale il Procuratore della Repubblica dispone il sequestro dei telefoni cellulari in uso a un indagato. L’indagato, tramite il suo legale, propone istanza di riesame al Tribunale competente, contestando la legittimità del provvedimento.

Durante la pendenza del procedimento di riesame, si verifica un evento decisivo: i dispositivi vengono dissequestrati e restituiti all’avente diritto. Di conseguenza, il Tribunale dichiara l’inammissibilità del riesame per “sopravvenuta carenza d’interesse”, ritenendo che, con la restituzione dei beni, l’indagato non avesse più alcun motivo valido per proseguire l’impugnazione.

La Tesi Difensiva: il Vero Oggetto del Sequestro sono i Dati

L’indagato non si arrende e ricorre in Cassazione, sostenendo un principio fondamentale nell’era digitale. La difesa argomenta che la restituzione del telefono cellulare e della SIM card non ha affatto eliminato il suo interesse ad agire. L’oggetto reale del sequestro, infatti, non era il dispositivo fisico in sé (il mero “contenitore”), ma i dati informatici in esso contenuti, che sarebbero stati estratti tramite la procedura di sequestro copia forense.

Secondo il ricorrente, l’interesse a ottenere una pronuncia sulla legittimità del sequestro permaneva, poiché la Procura aveva ormai acquisito e trattenuto una copia speculare di tutte le informazioni personali e riservate presenti sul telefono. La richiesta era quindi volta a verificare la sussistenza dei presupposti di legge per tale invasiva acquisizione probatoria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: il Principio di Autosufficienza

La Corte di Cassazione accoglie in linea di principio la tesi del ricorrente, confermando un orientamento ormai consolidato. I giudici supremi affermano che, in caso di sequestro probatorio di un dispositivo informatico, se l’autorità procede all’estrazione di una “copia forense” prima della restituzione, l’interesse del proprietario a contestare la misura permane. Questo perché lo smartphone è per sua natura un dispositivo destinato a raccogliere informazioni personali e riservate, e l’acquisizione di tali dati rappresenta l’effettiva ingerenza che si intende contestare.

Tuttavia, pur riconoscendo la correttezza di questo principio, la Corte dichiara il ricorso inammissibile per un’altra ragione: la violazione del principio di “autosufficienza del ricorso”.

I giudici spiegano che l’applicazione del principio sopra enunciato richiede un presupposto fattuale essenziale: che la restituzione del dispositivo sia stata effettivamente preceduta dalla realizzazione di una copia forense. Nel caso di specie, il ricorrente si è limitato ad affermarlo, senza però fornire alla Corte alcuna prova documentale (come il verbale di estrazione dati o di restituzione) che attestasse l’avvenuta copia. L’onere di allegare o indicare con precisione gli atti necessari a dimostrare le proprie affermazioni grava interamente sul ricorrente. In assenza di questa prova, il ricorso è stato giudicato “aspecifico” e “manifestamente infondato”, in quanto non ha permesso alla Corte di verificare la sussistenza del presupposto necessario per valutare la presunta persistenza dell’interesse.

Conclusioni: un Insegnamento Pratico per la Difesa

La sentenza n. 44723/2024 offre due importanti lezioni. La prima, di carattere sostanziale, è che la battaglia per la tutela dei dati personali non si conclude con la restituzione di un dispositivo sequestrato se ne è stata fatta una copia. L’interesse a contestare la legittimità dell’acquisizione dei dati rimane intatto. La seconda, di carattere processuale, è un monito per i difensori: un ricorso, per quanto fondato su principi giuridici corretti, deve essere “autosufficiente”. È indispensabile allegare tutti i documenti e fornire tutte le indicazioni necessarie a dimostrare i fatti posti a fondamento delle proprie argomentazioni. Senza questo rigore, anche la migliore delle tesi rischia di essere dichiarata inammissibile.

La restituzione di un telefono sequestrato fa sempre venir meno l’interesse a impugnare il sequestro?
No. Secondo la Corte, se prima della restituzione è stata estratta una “copia forense” dei dati, l’interesse a impugnare il sequestro di tali dati persiste, poiché l’ingerenza nella sfera personale dell’individuo non cessa con la restituzione del solo dispositivo fisico.

Qual è il vero oggetto del sequestro di un dispositivo elettronico?
L’oggetto del sequestro non è considerato solo il dispositivo fisico (il “contenitore”), ma soprattutto i dati informatici in esso contenuti. La Corte riconosce che lo smartphone è un dispositivo destinato a raccogliere informazioni personali e riservate, e l’acquisizione di queste costituisce il nucleo del provvedimento di sequestro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante la correttezza del principio invocato?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché violava il principio di “autosufficienza”. Il ricorrente ha affermato che era stata fatta una copia forense, ma non ha fornito alla Corte alcuna prova documentale (come verbali o altri atti) per dimostrarlo. Senza questa prova del presupposto di fatto, la sua argomentazione è stata ritenuta aspecifica e non verificabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati