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Sequestro conservativo: la richiesta dall’estero

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un sequestro conservativo eseguito in Italia su richiesta della Repubblica di San Marino. La sentenza chiarisce che la base giuridica per tale cooperazione è la Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, che consente la comunicazione diretta tra autorità giudiziarie e limita il ruolo del giudice italiano alla mera esecuzione, senza una revisione del merito della richiesta.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro conservativo su richiesta estera: la Cassazione fa chiarezza

La cooperazione giudiziaria internazionale è un pilastro fondamentale nella lotta alla criminalità transnazionale. Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sulle modalità di esecuzione in Italia di un sequestro conservativo disposto da un’autorità straniera, in particolare dalla Repubblica di San Marino. La sentenza analizza il corretto quadro normativo da applicare, dirimendo i dubbi sollevati dalla difesa riguardo la validità della procedura seguita.

I fatti del caso

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta del Tribunale della Repubblica di San Marino, aveva disposto il sequestro conservativo di beni e utilità, per un valore di 2.700.000 euro, riconducibili a un soggetto condannato in primo grado a San Marino per reati quali amministrazione infedele e truffa ai danni dello Stato. La misura cautelare mirava a garantire il soddisfacimento delle obbligazioni derivanti dai reati contestati.

I motivi del ricorso

La difesa dell’imputato ha impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando tre principali motivi di doglianza:

1. Violazione delle norme sulla cooperazione: Si sosteneva che la richiesta fosse illegittima perché basata, tra l’altro, su un reato (abuso d’ufficio) nel frattempo abrogato in Italia. Inoltre, si contestava l’applicabilità della Convenzione di amicizia e buon vicinato del 1939 tra Italia e San Marino, ritenendola non idonea a fondare un sequestro conservativo.
2. Incompetenza funzionale: Il ricorrente lamentava che la richiesta di assistenza giudiziaria fosse stata trasmessa direttamente all’autorità giudiziaria italiana, bypassando il Ministero della Giustizia, che si assumeva essere l’unico canale competente.
3. Mancanza di motivazione: Veniva eccepita l’assenza del fumus commissi delicti e del periculum in mora, nonché la mancata notifica dell’elenco dei beni da sequestrare, impedendo così al ricorrente di conoscere l’esatto perimetro del vincolo.

Sequestro conservativo e cooperazione internazionale: le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. I giudici hanno fornito una ricostruzione precisa del quadro normativo che regola i rapporti di assistenza giudiziaria.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che il fondamento giuridico del provvedimento non era la Convenzione bilaterale del 1939, bensì la Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 1959, ratificata dall’Italia con L. 215/1961. Quest’ultima prevede una forma di “ampia collaborazione” che include espressamente la possibilità di eseguire in Italia un sequestro conservativo richiesto da un altro Stato membro. Pertanto, le obiezioni relative alla convenzione bilaterale e alle recenti modifiche legislative erano irrilevanti.

In secondo luogo, la Corte ha smontato la censura sulla procedura di trasmissione della richiesta. L’articolo 15 della Convenzione europea consente infatti la comunicazione diretta tra le autorità giudiziarie degli Stati contraenti per tutte le domande di assistenza che non siano rogatorie per interrogatori o confronti. Di conseguenza, la trasmissione diretta della richiesta di sequestro dal Tribunale di San Marino al Tribunale di Roma è stata ritenuta pienamente legittima e conforme alle norme convenzionali.

Infine, per quanto riguarda la presunta assenza dei presupposti per la misura cautelare, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: nell’ambito della cooperazione giudiziaria, la verifica della legittimità del sequestro e dei suoi requisiti sostanziali (fumus e periculum) è devoluta esclusivamente alla giurisdizione dello Stato richiedente. L’autorità giudiziaria dello Stato richiesto (in questo caso, l’Italia) ha il compito di eseguire la richiesta, potendo sindacare solo gli aspetti relativi alla sua esecuzione materiale, non il merito del provvedimento straniero.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza i meccanismi di cooperazione giudiziaria in Europa, confermando l’efficacia e l’ampia portata della Convenzione del 1959. Il principio affermato è chiaro: quando uno Stato membro chiede l’esecuzione di un sequestro conservativo, l’autorità giudiziaria italiana deve procedere senza riesaminare il merito della decisione, basandosi su un rapporto di fiducia reciproca tra ordinamenti. Questo approccio garantisce celerità ed efficacia nel contrasto alla criminalità economica, impedendo che i proventi dei reati possano essere facilmente occultati al di fuori dei confini nazionali.

Quando un giudice italiano può ordinare un sequestro conservativo su richiesta di uno Stato estero come San Marino?
Un giudice italiano può ordinarlo sulla base della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, la quale prevede un’ampia collaborazione tra gli Stati firmatari. Questa convenzione permette che la richiesta sia trasmessa direttamente tra le autorità giudiziarie, senza la necessità di un passaggio attraverso il Ministero della Giustizia.

L’Italia deve verificare se ci sono prove sufficienti del reato (fumus commissi delicti) prima di eseguire un sequestro richiesto da un altro Stato?
No. Secondo la sentenza, la verifica della legittimità del sequestro e dei suoi presupposti, come il fumus commissi delicti e il periculum in mora, spetta esclusivamente alla giurisdizione dello Stato richiedente. L’autorità italiana ha il compito di eseguire la richiesta, limitando il proprio controllo agli aspetti esecutivi.

La Convenzione di amicizia del 1939 tra Italia e San Marino si applica al sequestro conservativo?
No. La Corte ha specificato che la Convenzione bilaterale del 1939 regola la cooperazione a scopo probatorio (come il sequestro del corpo del reato) ma non si estende al sequestro conservativo. Per quest’ultima misura, si applica il regime più ampio e specifico previsto dalla Convenzione europea di assistenza giudiziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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