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Sequestro conservativo: annullato per motivazione assente

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro conservativo perché priva di una reale motivazione. Sia il giudice di primo grado che il Tribunale del riesame si erano limitati a formule generiche, senza analizzare concretamente i presupposti della misura, come il periculum in mora. La Corte ha ribadito che una motivazione apparente equivale a una motivazione assente, rendendo nullo il provvedimento.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Conservativo: la Cassazione Annulla la Misura se Manca una Vera Motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43122/2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: un sequestro conservativo deve essere supportato da una motivazione effettiva e non meramente apparente. Una decisione che si limita a formule di stile, senza un’analisi concreta dei presupposti di legge, è radicalmente nulla. Analizziamo insieme questa importante pronuncia per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dalla Misura Preventiva al Sequestro Conservativo

La vicenda ha origine da un procedimento penale in cui il Giudice per le indagini preliminari (GIP) aveva disposto la conversione di un sequestro preventivo in sequestro conservativo sui beni di un’imputata. Questa conversione era stata richiesta dalle parti civili per garantire il soddisfacimento del loro diritto al risarcimento del danno.

Tuttavia, il provvedimento del GIP si basava su una motivazione estremamente sintetica e generica, che si limitava ad affermare: «vista la richiesta delle parti, ritenuto che ricorrono i presupposti, dispone [la conversione] per la soddisfazione del diritto di credito delle parti civili».

L’Impugnazione e la Carenza di Motivazione del Sequestro Conservativo

L’imputata, tramite il suo difensore, ha impugnato l’ordinanza dinanzi al Tribunale del riesame, lamentando la totale assenza di motivazione. In particolare, si contestava che il giudice non avesse minimamente giustificato la sussistenza del periculum in mora, ovvero il fondato motivo di ritenere che mancassero o potessero disperdersi le garanzie patrimoniali per il soddisfacimento del credito.

Il Tribunale del riesame, però, ha confermato il provvedimento, limitandosi a richiamare acriticamente la decisione del GIP e un’informativa di polizia giudiziaria, senza fornire a sua volta un’autonoma e concreta valutazione dei presupposti della misura cautelare.

Il Ricorso in Cassazione e il Concetto di Motivazione Apparente

Contro la decisione del Tribunale del riesame, è stato proposto ricorso per Cassazione. La difesa ha sostenuto che la motivazione fornita fosse ‘apparente’, ovvero talmente generica e slegata dal caso concreto da equivalere a una totale assenza di motivazione. Questo vizio, secondo il ricorso, determina la nullità del provvedimento cautelare.

La Corte Suprema ha accolto pienamente questa tesi, ribadendo un principio consolidato: nel contesto delle misure cautelari reali, la violazione di legge che giustifica il ricorso per Cassazione include non solo l’errore di diritto, ma anche la mancanza assoluta o meramente apparente di motivazione. Una motivazione è ‘apparente’ quando è fittizia, basata su affermazioni apodittiche o formule di stile, e quindi sostanzialmente inesistente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha evidenziato come il provvedimento originario del GIP fosse completamente privo di un percorso argomentativo. La semplice frase ‘ricorrono i presupposti’ non costituisce una motivazione, ma una mera clausola di stile che non permette di comprendere le ragioni della decisione.

Inoltre, i giudici hanno chiarito un punto cruciale: il Tribunale del riesame non può ‘sanare’ una motivazione inesistente. Il suo compito è controllare la validità del provvedimento impugnato, non integrarlo quando questo è radicalmente nullo per assenza di giustificazione. In questo caso, mancava qualsiasi analisi sulla fondatezza della pretesa risarcitoria della parte civile e, soprattutto, sul periculum in mora, cioè la valutazione concreta della situazione patrimoniale dell’imputata e del rischio di insufficienza a coprire il debito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e la sentenza del GIP, limitatamente alla parte in cui disponeva il sequestro conservativo. Questo ‘deficit argomentativo assoluto e insuperabile’ ha portato alla caducazione della misura cautelare. La sentenza sottolinea l’imprescindibile dovere del giudice di esporre in modo concreto e specifico le ragioni di fatto e di diritto che sostengono una misura così incisiva come il sequestro dei beni, a tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.

Quando un provvedimento di sequestro conservativo è nullo?
Un provvedimento di sequestro conservativo è nullo quando manca di una motivazione effettiva e concreta. Secondo la sentenza, una ‘motivazione apparente’, basata su formule di stile o affermazioni generiche senza un’analisi del caso specifico, equivale a una totale assenza di motivazione e causa la nullità radicale della misura.

Cosa deve valutare il giudice per disporre un sequestro conservativo?
Il giudice deve valutare due presupposti fondamentali: la non manifesta infondatezza della domanda risarcitoria avanzata dalla parte civile e il ‘periculum in mora’. Quest’ultimo consiste nella fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie patrimoniali dell’imputato per il soddisfacimento delle obbligazioni civili derivanti dal reato.

Il Tribunale del riesame può integrare una motivazione mancante?
No. La sentenza chiarisce che il Tribunale del riesame non ha il potere di integrare o sostituire una motivazione che sia totalmente assente o meramente apparente nel provvedimento originario. Un provvedimento nullo per tale vizio non può essere ‘sanato’ in sede di riesame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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