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Sentenza straniera: limiti del giudice italiano

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di una Corte d’Appello che aveva revocato il riconoscimento di una sentenza straniera (rumena) sulla base di una sopravvenuta prescrizione secondo la legge dello Stato emittente. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice italiano dell’esecuzione, prima di decidere, avrebbe dovuto interpellare l’autorità giudiziaria straniera, unica competente a interpretare il proprio diritto e a determinare l’eventuale ineseguibilità della pena. La decisione autonoma del giudice italiano viola i principi di cooperazione giudiziaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sentenza Straniera: Quando il Giudice Italiano Deve Interpellare lo Stato Estero

L’esecuzione di una sentenza straniera in Italia è un meccanismo fondamentale della cooperazione giudiziaria europea, ma solleva complesse questioni sui poteri del giudice nazionale. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, la n. 46290 del 2024, ha tracciato una linea netta: il giudice italiano non può interpretare autonomamente il diritto di un altro Stato membro per revocare una condanna, ma deve prima consultare l’autorità che ha emesso la sentenza.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino rumeno condannato in via definitiva nel suo paese per evasione fiscale a cinque anni di reclusione. La Corte di Appello di Bari aveva riconosciuto la sentenza, disponendone l’esecuzione in Italia.

Successivamente, a seguito di un cambiamento nella legislazione rumena in materia di prescrizione, la stessa Corte di Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha revocato il proprio provvedimento di riconoscimento. Secondo i giudici italiani, applicando retroattivamente la nuova e più favorevole legge rumena, il reato si sarebbe prescritto prima ancora della condanna. La Corte ha preso questa decisione in piena autonomia, ritenendo superfluo interpellare le autorità rumene.

Il Procuratore Generale ha impugnato questa ordinanza, sostenendo che la Corte d’Appello avesse ecceduto i propri poteri, interpretando in modo autonomo una normativa straniera complessa, compito che spetterebbe esclusivamente allo Stato di emissione.

I limiti del giudice italiano nell’eseguire una sentenza straniera

La questione centrale era stabilire se il giudice dell’esecuzione italiano avesse il potere di revocare il riconoscimento di una condanna estera basandosi sulla propria interpretazione di una sopravvenuta modifica legislativa dello Stato emittente.

Da un lato, l’esecuzione della pena in Italia è regolata dalla legge italiana, che include il principio del favor rei (applicazione della legge più favorevole al condannato). Dall’altro, il sistema di cooperazione giudiziaria si fonda sul reciproco riconoscimento e sulla fiducia, implicando che lo Stato di emissione mantenga una competenza residua sulla propria decisione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici supremi hanno chiarito che, sebbene l’esecuzione si svolga secondo le leggi italiane, il sistema normativo europeo e nazionale (in particolare il D.Lgs. n. 161/2010) delinea un modello basato sulla collaborazione.

Secondo la Corte, lo Stato di emissione (la Romania, in questo caso) è l’unico titolare del potere di interpretare il proprio diritto e di valutare le conseguenze di modifiche normative o fattuali sulla propria sentenza. Il giudice dello Stato di esecuzione (l’Italia) non può sostituirsi ad esso.

La procedura corretta, come indicato dalla Cassazione, prevede che il giudice italiano, di fronte a una potenziale causa di ineseguibilità derivante dal diritto straniero, debba avviare una “interlocuzione” con l’autorità giudiziaria dello Stato emittente. Spetta a quest’ultima fornire le “informazioni” necessarie o adottare una formale “decisione” sulla persistente eseguibilità della pena. Agire autonomamente, come ha fatto la Corte di Appello, significa prevaricare le prerogative dello Stato estero e violare il principio di leale cooperazione.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cardine della cooperazione giudiziaria in materia penale: il rispetto delle reciproche competenze. Il giudice italiano dell’esecuzione ha il compito di applicare la legge nazionale durante l’espiazione della pena, ma non può ergersi a interprete del diritto straniero per invalidare il titolo esecutivo. Prima di dichiarare ineseguibile una sentenza straniera a causa di eventi giuridici verificatisi nello Stato emittente, è indispensabile e obbligatorio consultare le autorità di quello Stato. Questa decisione garantisce certezza del diritto e rafforza la fiducia reciproca su cui si basa lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia europeo.

Può un giudice italiano revocare il riconoscimento di una sentenza straniera se la legge dello Stato di emissione cambia in senso favorevole al condannato?
Sì, ma non autonomamente. Deve prima interpellare l’autorità giudiziaria dello Stato di emissione, poiché è quest’ultima l’unica competente a interpretare il proprio diritto e a decidere formalmente sulla sopravvenuta ineseguibilità della pena.

Qual è il ruolo dello Stato di emissione dopo che la sua sentenza è stata riconosciuta in Italia?
Lo Stato di emissione mantiene la titolarità del potere-dovere di valutare eventuali sopravvenienze fattuali o giuridiche (come una modifica delle norme sulla prescrizione) che possano incidere sull’eseguibilità della sentenza da esso emessa.

Cosa deve fare il giudice italiano prima di decidere sulla sopravvenuta ineseguibilità di una pena straniera per modifiche normative estere?
Deve avviare una previa interlocuzione con l’autorità giudiziaria dello Stato di esecuzione e quella dello Stato di emissione, alla quale spetta fornire le necessarie informazioni o adottare un’apposita decisione in merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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