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Sentenza senza motivazione: l’appello del PM è valido

La Corte di Cassazione ha stabilito che il Pubblico Ministero ha un interesse concreto e legittimo a impugnare una sentenza di assoluzione anche se completamente priva di motivazione. Il caso riguardava una decisione di primo grado depositata da un giudice diverso da quello che l’aveva emessa, e con una motivazione che di fatto non esisteva. La Corte ha annullato l’ordinanza di appello che aveva dichiarato inammissibile il ricorso, affermando che la totale assenza di motivazione costituisce una nullità che lede il diritto di controllo sulla legalità e giustifica l’impugnazione per rimuovere un provvedimento viziato.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sentenza Senza Motivazione: La Cassazione Sottolinea l’Interesse ad Agire del PM

Una sentenza senza motivazione non è solo un atto incompiuto, ma un vulnus ai principi fondamentali del nostro ordinamento. Con la recente sentenza n. 20025 del 2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale: il Pubblico Ministero ha sempre un interesse concreto e legittimo a impugnare una decisione di assoluzione quando questa è totalmente priva delle ragioni di fatto e di diritto che la sostengono. Questa pronuncia chiarisce che l’obiettivo non è una mera pretesa teorica di correttezza formale, ma la necessità di rimuovere un atto giuridicamente anomalo dal sistema giudiziario.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Firenze. Il dispositivo della sentenza prevedeva un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Tuttavia, la sentenza completa di motivazione veniva depositata in cancelleria ben oltre il termine, e, cosa ancora più anomala, era firmata da un giudice diverso da quello che aveva pronunciato la decisione. Questo secondo giudice, nominato per sostituire il collega impedito, si era di fatto limitato a sottoscrivere il documento, evidenziando l’impossibilità di redigere le motivazioni di una decisione presa da altri.

Di fronte a questa situazione, il Procuratore generale presso la Corte di appello di Firenze proponeva appello, lamentando la nullità della sentenza per totale assenza di motivazione. Sorprendentemente, la Corte di appello dichiarava l’impugnazione inammissibile, sostenendo che il Procuratore non avesse un interesse concreto a proporre il gravame, dato che non avrebbe potuto ottenere un ‘risultato pratico più vantaggioso’ da un’assoluzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore generale, annullando con rinvio l’ordinanza della Corte di appello. Gli Ermellini hanno chiarito che l’assenza totale di motivazione in una sentenza costituisce una nullità di ordine generale, ai sensi degli artt. 546 e 125 del codice di procedura penale. Tale vizio incide direttamente sul diritto delle parti – inclusa quella pubblica – di conoscere le ragioni della decisione per poterla, eventualmente, contestare.

Contrariamente a quanto sostenuto dalla Corte territoriale, l’interesse del Pubblico Ministero a impugnare non è astratto. Il dispositivo di una sentenza, anche se privo di motivazione, è un provvedimento idoneo a passare in giudicato se non impugnato. Di conseguenza, l’interesse del PM è concreto e risiede nella necessità di rimuovere dall’ordinamento un provvedimento decisorio che ha negato la pretesa punitiva dello Stato in modo proceduralmente anomalo e non controllabile.

Le motivazioni della sentenza senza motivazione

La Corte Suprema ha ribadito un indirizzo giurisprudenziale consolidato: l’assoluta mancanza di motivazione rende ammissibile il ricorso del pubblico ministero, anche per saltum. L’interesse ad agire della parte pubblica è intrinsecamente legato alla sua funzione di controllo sull’osservanza della legge. Una sentenza non motivata impedisce tale controllo e cristallizza un’assoluzione le cui ragioni rimangono sconosciute e insindacabili.

Il ragionamento della Cassazione è lineare: se il dispositivo di assoluzione non è supportato da alcuna argomentazione, il Pubblico Ministero non può ‘preconizzare le ragioni del suo superamento’, cioè non può articolare motivi di appello specifici sul merito. Tuttavia, ha il pieno diritto e dovere di contestare la validità stessa dell’atto. L’interesse non è ottenere una condanna a tutti i costi, ma assicurare che ogni decisione giurisdizionale, sia essa di condanna o di assoluzione, rispetti le regole fondamentali del giusto processo, tra cui spicca l’obbligo di motivazione sancito anche dall’art. 111 della Costituzione.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza in commento rafforza il principio secondo cui l’interesse a impugnare del Pubblico Ministero non si misura solo sul potenziale esito finale favorevole (la condanna), ma anche sulla necessità di garantire la legalità e la trasparenza del processo. Una sentenza senza motivazione è un atto giuridicamente ‘malato’ che deve essere rimosso. Consentirne l’impugnazione significa tutelare il diritto di difesa, il principio di legalità e la stessa funzione di controllo affidata all’accusa pubblica, ripristinando le condizioni per un nuovo e corretto giudizio.

Una sentenza è valida anche se manca completamente la motivazione?
No, secondo la Corte di Cassazione, una sentenza così depositata è affetta da nullità di ordine generale ai sensi degli artt. 546 e 125 del codice di procedura penale, poiché viola l’obbligo di motivazione e limita il diritto delle parti di conoscere le ragioni della decisione.

Il Pubblico Ministero può impugnare una sentenza di assoluzione solo perché è priva di motivazione?
Sì. La Corte ha stabilito che il Pubblico Ministero ha un interesse concreto a impugnare per rimuovere un provvedimento decisorio idoneo a passare in giudicato che ha negato la pretesa punitiva dello Stato in modo viziato. L’assenza di motivazione impedisce il controllo di legalità, che è un dovere istituzionale del PM.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla un’ordinanza che dichiarava inammissibile l’appello per mancanza di motivazione?
La Cassazione annulla l’ordinanza impugnata e rinvia il procedimento a un’altra sezione della Corte di appello. Quest’ultima dovrà quindi procedere a un nuovo giudizio, tenendo conto dei principi affermati dalla Corte Suprema e valutando nel merito la nullità della sentenza di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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