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Sentenza non luogo a procedere: come si impugna?

La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza non luogo a procedere, emessa all’esito dell’udienza filtro prevista dall’art. 554-bis c.p.p., non può essere impugnata con ricorso diretto per cassazione (per saltum). L’ordinanza analizzata chiarisce che il corretto mezzo di impugnazione è l’appello. Nel caso specifico, il ricorso di un Pubblico Ministero contro un proscioglimento per appropriazione indebita è stato riqualificato come appello e trasmesso alla Corte d’Appello competente, in applicazione dei principi di economia processuale e della specifica disciplina normativa.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sentenza non luogo a procedere: Appello o Ricorso per Cassazione?

L’introduzione della cosiddetta udienza “filtro” nel processo penale ha sollevato importanti questioni procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: quale è il corretto mezzo di impugnazione contro una sentenza non luogo a procedere emessa in questa fase? La decisione chiarisce che la via maestra è l’appello, escludendo la possibilità di un ricorso diretto in Cassazione, il cosiddetto ricorso per saltum. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia fondamentale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento penale per il reato di appropriazione indebita. Il Tribunale, all’esito dell’udienza filtro prevista dall’art. 554-bis del codice di procedura penale, aveva emesso una sentenza non luogo a procedere nei confronti dell’imputato. La decisione si fondava su una prognosi negativa circa la ragionevole previsione di una condanna, ritenendo che non vi fossero elementi sufficienti per provare la sussistenza di condotte dissimulatorie.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero proponeva ricorso diretto per cassazione, sostenendo la violazione di legge. A suo avviso, gli elementi raccolti erano invece idonei a sostenere l’accusa in giudizio e a dimostrare l’interversione della volontà, elemento chiave del reato contestato.

La Questione Procedurale e il Ricorso del PM

Il cuore della questione non riguardava il merito dell’accusa, ma la procedura seguita per l’impugnazione. Il Pubblico Ministero aveva scelto la via del ricorso per saltum, previsto dall’art. 569 c.p.p., che consente di appellare direttamente in Cassazione una sentenza di primo grado. Tuttavia, la Suprema Corte si è trovata a dover stabilire se una sentenza non luogo a procedere, pronunciata in sede di udienza filtro, potesse essere considerata una “sentenza di primo grado” ai fini dell’applicazione di tale norma.

La Decisione della Corte: la corretta via per la sentenza non luogo a procedere

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha risolto il dubbio qualificando il ricorso del Pubblico Ministero come appello e disponendo la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello competente. La decisione si basa su un’analisi attenta sia della lettera della legge che della sua interpretazione sistematica.

Le Motivazioni

La Corte ha fornito due motivazioni principali per la sua decisione.

In primo luogo, un’interpretazione letterale dell’art. 569 c.p.p. Tale norma si riferisce esplicitamente alla “sentenza di primo grado”, una formula che, secondo la Corte, evoca la celebrazione di un vero e proprio giudizio di merito e non decisioni processuali che lo precedono, come appunto la sentenza non luogo a procedere dell’udienza filtro.

In secondo luogo, un’interpretazione sistematica. L’art. 554-quater c.p.p. disciplina specificamente le impugnazioni contro le sentenze emesse all’esito dell’udienza filtro. Questa norma prevede che sia il giudice d’appello a gestire il gravame, con il potere di fissare una nuova udienza dibattimentale qualora non confermi la decisione di proscioglimento. È stata quindi prevista una specifica modalità di “riattivazione” del processo, affidata espressamente al giudice di secondo grado. Ammettere un ricorso diretto in Cassazione creerebbe un aggravio procedurale, poiché un eventuale accoglimento comporterebbe un annullamento con rinvio al giudice d’appello, in contrasto con il principio di ragionevole durata del processo.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione stabilisce un principio procedurale chiaro e inequivocabile: la sentenza non luogo a procedere emessa ai sensi dell’art. 554-ter c.p.p. a seguito dell’udienza “filtro” è appellabile e non ricorribile direttamente per cassazione. Questa qualificazione garantisce coerenza al sistema processuale, valorizzando il ruolo della Corte d’Appello come sede naturale per la revisione di tali decisioni e assicurando il rispetto del principio di economia e ragionevole durata del processo. Per i professionisti del diritto, ciò significa che l’unica via per contestare un proscioglimento in questa fase è l’appello, evitando così il rischio di un’impugnazione inammissibile o, come in questo caso, di una sua riqualificazione da parte della Suprema Corte.

È possibile impugnare direttamente in Cassazione una sentenza di non luogo a procedere emessa nell’udienza “filtro”?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale sentenza deve essere impugnata tramite appello dinanzi alla Corte d’Appello competente. Il ricorso diretto per cassazione (c.d. ricorso per saltum) non è ammesso per questa tipologia di provvedimento.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato riqualificato come appello anziché essere dichiarato inammissibile?
Per il principio di conservazione degli atti giuridici, un’impugnazione proposta a un giudice incompetente ma che possiede i requisiti formali di un altro mezzo di gravame, viene riqualificata e trasmessa al giudice competente. In questo caso, il ricorso aveva i requisiti dell’appello.

Qual è la ragione principale per cui non è ammesso il ricorso per saltum contro questa sentenza?
La ragione è duplice: letterale e sistematica. L’art. 569 c.p.p., che regola il ricorso per saltum, si riferisce a “sentenze di primo grado” che definiscono il merito, mentre la normativa specifica per l’udienza filtro (art. 554-quater c.p.p.) prevede una procedura di appello dedicata, finalizzata a una rapida “riattivazione” del processo in secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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