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Sentenza inappellabile: la Cassazione chiarisce

Un soggetto, condannato in primo grado alla sola pena pecuniaria per una contravvenzione, proponeva appello. La Corte d’Appello dichiarava il gravame inammissibile, ritenendo la sentenza inappellabile. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha annullato tale decisione, stabilendo un principio procedurale cruciale: di fronte a un’impugnazione proposta contro una sentenza inappellabile, il giudice non deve dichiararne l’inammissibilità, ma deve qualificare l’atto come ricorso per cassazione e trasmettere gli atti alla Suprema Corte.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sentenza Inappellabile: Cosa Succede se si Propone Appello? La Cassazione Chiarisce

Cosa accade quando un avvocato impugna una sentenza inappellabile utilizzando lo strumento dell’appello? La risposta, fornita da una recente pronuncia della Corte di Cassazione, è fondamentale per comprendere i meccanismi di conversione degli atti processuali e il principio di conservazione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’errore non porta necessariamente a una declaratoria di inammissibilità. Vediamo perché.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Foggia nei confronti di un individuo per una contravvenzione punita dall’articolo 679 del codice penale. La pena inflitta era esclusivamente pecuniaria: 200 euro di ammenda. Ritenendo ingiusta la decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello presso la Corte di Appello di Bari.

La Corte territoriale, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile. La motivazione si basava sull’articolo 593, comma 3, del codice di procedura penale, che sancisce l’inappellabilità delle sentenze di condanna relative a contravvenzioni per le quali è stata applicata la sola pena dell’ammenda. Contro questa declaratoria di inammissibilità, l’imputato presentava ricorso per cassazione, lamentando sia la violazione di legge sia un vizio di motivazione.

L’Errore della Corte d’Appello sulla Sentenza Inappellabile

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, ha rilevato un errore di natura puramente procedurale commesso dalla Corte d’Appello. Sebbene il dibattito sulla precisa portata dell’inappellabilità prevista dall’art. 593 c.p.p. sia complesso e oggetto di contrasti giurisprudenziali, il punto focale della decisione della Suprema Corte è un altro.

Il principio cardine, sancito dall’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale, stabilisce che l’impugnazione è ammissibile indipendentemente dalla qualificazione giuridica data dalla parte, purché sia proposta a un giudice competente. Quando un’impugnazione viene presentata a un giudice che non è competente, quest’ultimo deve trasmetterla al giudice corretto.

Questo principio si fonda sulla cosiddetta voluntas impugnationis, ovvero la prevalenza della volontà della parte di contestare il provvedimento giudiziario rispetto all’esattezza formale del mezzo utilizzato. Pertanto, la Corte d’Appello, di fronte a un appello proposto avverso una sentenza inappellabile, non avrebbe dovuto dichiararlo inammissibile. Il suo compito era, invece, quello di riqualificare l’atto come ricorso per cassazione e disporre la trasmissione degli atti alla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un orientamento consolidato, in particolare quello sancito dalle Sezioni Unite con la sentenza ‘Bonaventura’ del 2001. Questo precedente ha chiarito che il giudice che riceve un mezzo di gravame diverso da quello legislativamente prescritto deve limitarsi a verificare l’oggettiva impugnabilità del provvedimento e l’esistenza di una chiara volontà di impugnare. Una volta accertati questi elementi, deve semplicemente trasmettere gli atti al giudice competente, senza emettere una pronuncia di inammissibilità.

Di conseguenza, la declaratoria di inammissibilità da parte della Corte di Appello costituisce un errore procedurale che la Cassazione ha il dovere di correggere. Annullando la decisione impugnata, la Suprema Corte ha di fatto ‘sanato’ l’errore, riqualificando essa stessa l’originario atto di appello come ricorso per cassazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza della Corte d’Appello. Ha qualificato l’originario atto di appello come ricorso per cassazione e ha disposto il rinvio a nuovo ruolo affinché lo stesso venga esaminato nel merito. Questa pronuncia ribadisce un importante principio a garanzia del diritto di difesa: un errore formale nella scelta del mezzo di impugnazione non può precludere l’accesso alla giustizia, a condizione che la volontà di contestare la decisione sia manifesta e che un mezzo di impugnazione sia comunque previsto dall’ordinamento.

Cosa succede se si propone appello contro una sentenza penale che è per legge inappellabile?
L’appello non deve essere dichiarato inammissibile. In base al principio di conservazione degli atti e della voluntas impugnationis, il giudice deve qualificare l’atto come ricorso per cassazione (se ne ricorrono i presupposti) e trasmettere gli atti alla Corte di Cassazione.

Perché la Corte d’Appello ha commesso un errore?
Ha commesso un errore perché, invece di limitarsi a riqualificare l’impugnazione e a trasmetterla al giudice competente (la Corte di Cassazione), ha emesso una declaratoria di inammissibilità, violando il principio stabilito dall’art. 568, comma 5, del codice di procedura penale.

Qual è il principio guida in caso di errore sul mezzo di impugnazione?
Il principio guida è quello della voluntas impugnationis, secondo cui la chiara intenzione di una parte di contestare una decisione giudiziaria prevale sull’errore formale nella scelta del tipo di ricorso. Ciò consente al giudice di convertire l’atto nel mezzo di gravame corretto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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