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Sentenza 420 quater cpp: la Cassazione nega il ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Procuratore contro una sentenza di non doversi procedere per mancata conoscenza del processo da parte degli imputati. La Suprema Corte ha chiarito la natura giuridica della sentenza 420 quater cpp, introdotta dalla Riforma Cartabia, stabilendo che essa non è impugnabile né appellabile. Trattandosi di un provvedimento interlocutorio e revocabile, destinato a sospendere il processo in attesa di rintracciare l’imputato, non ha carattere decisorio e definitivo. Il rimedio corretto, secondo la Corte, non è l’impugnazione ma la richiesta di revoca al medesimo giudice che l’ha emessa.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sentenza 420 quater cpp: Perché non è Impugnabile?

La Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nel processo penale, tra cui l’articolo 420 quater del codice di procedura penale. Questa norma disciplina la sentenza 420 quater cpp di non doversi procedere per mancata conoscenza del processo da parte dell’imputato assente. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla natura di questo provvedimento, stabilendone la non impugnabilità e delineando il corretto percorso da seguire in caso di presunta erroneità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato dal Procuratore della Repubblica avverso una sentenza del Tribunale di Reggio Calabria. Quest’ultimo, applicando l’art. 420 quater c.p.p., aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di due imputati, ritenendo che mancasse la prova della loro effettiva conoscenza della pendenza del processo. Il Procuratore ricorrente sosteneva che il Tribunale avesse errato, poiché gli imputati avevano nominato un difensore di fiducia ed eletto un domicilio, atti che avrebbero dovuto imporre una notifica diversa e non giustificare la declaratoria di assenza.

Analisi della Sentenza 420 quater cpp e la sua Natura Giuridica

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, svolge un’approfondita analisi della natura giuridica della sentenza 420 quater cpp. La Corte la definisce come un provvedimento sui generis, una ‘sentenza bifronte’ che, pur avendone il nome, si discosta profondamente da una sentenza tradizionale.

La sua caratteristica principale è la revocabilità. La norma stessa prevede che la sentenza contenga disposizioni per la continuazione delle ricerche dell’imputato e, una volta rintracciato, la sentenza viene revocata e il processo riprende. Questo la rende un atto di impulso processuale, assimilabile a un provvedimento sospensivo, piuttosto che a una decisione che chiude definitivamente il procedimento.

Un’altra peculiarità è il suo effetto derogatorio sulle misure cautelari. A differenza di una sentenza di non luogo a procedere ordinaria, quella ex art. 420 quater c.p.p. non causa la perdita di efficacia degli arresti domiciliari, della custodia in carcere o dei sequestri, i quali rimangono validi fino a quando la sentenza non diventa irrevocabile (cioè, decorso un termine pari al doppio della prescrizione).

Le Motivazioni della Cassazione

Sulla base di queste premesse, la Suprema Corte motiva l’inammissibilità del ricorso. Il principio generale di tassatività dei mezzi di impugnazione (art. 568 c.p.p.) stabilisce che un provvedimento può essere impugnato solo nei casi espressamente previsti dalla legge. La sentenza in esame, essendo per sua natura revocabile, non è suscettibile di passare in giudicato e quindi non è impugnabile.

La Corte esclude anche l’applicabilità dell’art. 111 della Costituzione, che garantisce il ricorso per cassazione contro le sentenze e i provvedimenti sulla libertà personale. La sentenza 420 quater cpp, infatti, non incide sulla libertà personale e non ha carattere decisorio, ovvero non risolve in via definitiva alcuna situazione giuridica. Si tratta di un provvedimento con natura sostanzialmente interlocutoria, che lascia immutata la qualifica di ‘imputato’ e non conclude la vicenda processuale.

Conclusioni

La decisione della Cassazione offre un’importante guida operativa. Se il Pubblico Ministero ritiene che un giudice abbia erroneamente dichiarato l’assenza di un imputato, il rimedio non è l’impugnazione. La strada corretta è presentare un’istanza di revoca allo stesso giudice che ha emesso la sentenza. In tale sede, si potrà dimostrare che l’imputato era, in realtà, a conoscenza del processo ab origine, facendo così venire meno il presupposto stesso per l’applicazione dell’art. 420 quater c.p.p. e consentendo la prosecuzione del giudizio.

È possibile impugnare la sentenza di non doversi procedere emessa ai sensi dell’art. 420 quater c.p.p.?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questa sentenza è inappellabile per legge e non è suscettibile di ricorso per cassazione, data la sua natura revocabile e non definitiva.

Perché la sentenza ex art. 420 quater c.p.p. non è considerata un provvedimento definitivo?
Perché è un provvedimento interlocutorio destinato ad essere revocato. Non conclude il processo ma lo sospende, disponendo la continuazione delle ricerche dell’imputato e mantenendo l’efficacia delle eventuali misure cautelari.

Quale rimedio ha il Pubblico Ministero se ritiene erronea la dichiarazione di assenza dell’imputato?
Il Pubblico Ministero non deve proporre ricorso, ma deve chiedere al medesimo giudice che ha emesso la sentenza di revocarla, dimostrando che l’imputato era in realtà a conoscenza della pendenza del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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