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Scadenza indagini preliminari: valido il sequestro?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la scadenza indagini preliminari non impedisce l’emissione di un sequestro preventivo. Con la sentenza n. 13805/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni imputati, chiarendo che tale termine preclude solo gli atti di acquisizione probatoria, ma non le misure cautelari reali finalizzate alla confisca, che hanno una funzione diversa.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scadenza Indagini Preliminari: Il Sequestro Preventivo Resta Valido?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13805 del 2024, affronta una questione cruciale in materia di procedura penale: quali sono gli effetti della scadenza indagini preliminari sulla legittimità di un sequestro preventivo? La decisione chiarisce che, anche se i termini per investigare sono decorsi, il Pubblico Ministero può ancora richiedere e ottenere un sequestro, a patto che questo sia finalizzato alla confisca e non all’acquisizione di prove. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Potenza, che aveva confermato un provvedimento di sequestro preventivo. La misura era stata disposta sia in forma diretta sia per equivalente su vari beni, nell’ambito di un’indagine per reati fallimentari, riciclaggio e altre fattispecie.

Quattro persone, destinatarie del provvedimento, hanno presentato ricorso per Cassazione. La loro difesa si basava su un unico motivo: l’illegittimità del decreto di sequestro in quanto emesso dopo la scadenza del termine, già prorogato, per la conclusione delle indagini preliminari. Secondo i ricorrenti, ciò violava l’articolo 321, comma 3-bis, del codice di procedura penale, che consente l’adozione di tale misura solo “nel corso delle indagini preliminari”.

La Questione della Scadenza Indagini Preliminari e il Sequestro

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione degli effetti della scadenza indagini preliminari. I ricorrenti sostenevano che, una volta superato tale termine, ogni attività del Pubblico Ministero, inclusa la richiesta di sequestro, dovesse considerarsi preclusa e quindi invalida. La loro tesi non contestava la tempestività della proroga delle indagini, ma l’atto di sequestro stesso, avvenuto quando il tempo per investigare era formalmente esaurito.

Il Tribunale del riesame aveva respinto questa tesi, e la questione è quindi giunta al vaglio della Suprema Corte, chiamata a definire i confini dell’attività processuale consentita dopo la chiusura formale della fase investigativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Quinta Sezione Penale ha dichiarato i ricorsi inammissibili, definendo la questione sollevata come “manifestamente infondata”. La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, operando una distinzione fondamentale tra due tipi di atti processuali.

La scadenza del termine per le indagini preliminari, spiegano i giudici, preclude il compimento di atti che hanno una funzione investigativa, ovvero quelli volti all’acquisizione di prove. Questa è la ragione per cui, ad esempio, l’articolo 407, comma 3, del codice di procedura penale sancisce l’inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti oltre il termine.

Tuttavia, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, come nel caso di specie, non ha una funzione probatoria. Il suo scopo è quello di assicurare che i beni, considerati profitto o strumento del reato, siano disponibili per una futura confisca. Si tratta di una misura cautelare reale, volta a impedire che le conseguenze del reato si protraggano o che la commissione di altri illeciti sia agevolata. Proprio perché non mira a raccogliere prove, la sua adozione non è soggetta alla preclusione derivante dalla scadenza dei termini per le indagini.

La Corte ha citato diversi precedenti conformi, sottolineando che la richiesta di sequestro preventivo può essere legittimamente avanzata al Giudice anche dopo la scadenza del termine, proprio in ragione della “mancanza di efficacia probatoria dell’atto richiesto”. Di conseguenza, l’emissione del decreto di sequestro e la sua successiva convalida da parte del GIP sono state ritenute pienamente legittime.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. Viene confermato che la scadenza indagini preliminari ha un impatto selettivo: blocca le attività investigative tese a formare la prova, ma non paralizza il potere del Pubblico Ministero di richiedere misure cautelari reali. Questa interpretazione garantisce che gli strumenti volti a impedire la dispersione dei proventi di un reato rimangano efficaci anche quando la fase investigativa si è formalmente conclusa, assicurando così l’effettività della futura confisca. La decisione finale, quindi, è stata la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi e la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È possibile disporre un sequestro preventivo dopo la scadenza del termine per le indagini preliminari?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è possibile. La scadenza del termine non preclude l’adozione di misure cautelari reali come il sequestro preventivo finalizzato alla confisca.

Perché la scadenza delle indagini non rende nullo il sequestro preventivo?
Perché la scadenza dei termini per le indagini preliminari incide solo sugli atti che hanno una funzione di acquisizione della prova. Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca ha invece una funzione cautelare, volta a preservare i beni per una futura ablazione, e non ha efficacia probatoria.

Qual è stata la decisione finale della Corte sui ricorsi presentati?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, poiché la questione sollevata era manifestamente infondata. Di conseguenza, ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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