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Sanatoria edilizia: i termini e i limiti invalicabili

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione, chiarendo i termini perentori per la richiesta di sanatoria edilizia. La Corte stabilisce che, per opere costruite senza permesso, il diritto a chiedere la sanatoria si estingue decorsi 90 giorni dalla notifica dell’ordine di demolizione, momento in cui il bene viene automaticamente acquisito dal Comune, rendendo irrilevante la successiva trascrizione.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Sanatoria Edilizia: La Cassazione Fissa i Termini Ultimi

Comprendere i limiti temporali per presentare una domanda di sanatoria edilizia è fondamentale per chi ha realizzato opere senza i dovuti permessi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14130/2025) ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo con precisione quando scade il termine ultimo per poter regolarizzare un abuso, distinguendo nettamente tra le diverse tipologie di illecito. Questa pronuncia ribadisce la rigidità della normativa e le conseguenze irreversibili della mancata ottemperanza all’ordine di demolizione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sospensione della Demolizione

Il caso nasce dal ricorso di un cittadino contro un’ordinanza del Tribunale di Nola. Quest’ultimo aveva respinto la richiesta di sospendere l’esecuzione di un ordine di demolizione relativo a opere edificate abusivamente. L’ordine di demolizione era scaturito da una sentenza di condanna per reati edilizi (art. 44 del DPR 380/01), divenuta irrevocabile.

Il ricorrente sosteneva di avere ancora il diritto di presentare una domanda di sanatoria, argomentando che la proprietà dell’immobile non era ancora passata al Comune. A suo avviso, l’acquisizione al patrimonio comunale non si era perfezionata perché non erano state ancora irrogate le sanzioni amministrative pecuniarie e non era stata effettuata la trascrizione nei registri immobiliari. Inoltre, contestava la decisione del giudice di escludere a priori la possibilità di una futura sanatoria, che a suo dire sarebbe stata possibile grazie a un nuovo piano urbanistico comunale.

L’Analisi della Corte e i Termini per la Sanatoria Edilizia

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni della difesa e offrendo un’interpretazione rigorosa della normativa contenuta nel Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001).

La Perdita della Legittimazione dopo 90 Giorni

Il cuore della decisione riguarda l’interpretazione dell’art. 36 del DPR 380/01, che disciplina la cosiddetta “sanatoria per accertamento di conformità”. La norma stabilisce che la domanda può essere presentata “fino alla scadenza dei termini di cui agli articoli 31, comma 3, […] e comunque fino all’irrogazione delle sanzioni amministrative”.

La Corte chiarisce che questi termini non sono alternativi, ma si applicano a fattispecie diverse:

1. Opere senza permesso o in totale difformità (art. 31): Per queste violazioni, il termine ultimo per chiedere la sanatoria scade dopo 90 giorni dalla notifica dell’ordine di demolizione comunale. Decorso inutilmente questo periodo, l’immobile viene acquisito di diritto al patrimonio del Comune. L’acquisizione è un effetto automatico previsto dalla legge (ope legis) e non dipende dalla successiva trascrizione, che ha solo una funzione di pubblicità notizia.
2. Ristrutturazioni “pesanti” abusive (art. 33): Solo per questa specifica categoria, dove la legge prevede in alternativa alla demolizione (se impossibile) una sanzione pecuniaria, il termine per la sanatoria si estende “fino all’irrogazione delle sanzioni amministrative”.

Nel caso di specie, trattandosi di opere realizzate ex novo senza alcun permesso, si applicava il termine di 90 giorni. Essendo questo termine ampiamente decorso, il ricorrente aveva perso la proprietà del bene e, di conseguenza, la legittimazione a chiederne la sanatoria.

L’Inapplicabilità della Sanatoria per Parziale Difformità (Art. 36-bis)

La difesa aveva anche invocato l’art. 36-bis, sostenendo che non fosse richiesto il requisito della “doppia conformità”. La Corte ha giudicato questa tesi erronea, poiché l’art. 36-bis si applica esclusivamente ai casi di “parziale difformità” rispetto a un permesso di costruire già esistente. Nel caso in esame, le opere erano state realizzate da zero, senza alcun titolo abilitativo, rendendo impossibile qualificare l’abuso come una semplice difformità parziale.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha motivato la propria decisione sulla base di una lettura letterale e sistematica delle norme del Testo Unico Edilizia. La distinzione tra le diverse tipologie di abuso edilizio è centrale per determinare i termini entro cui è possibile accedere alla sanatoria. Per gli abusi più gravi, come la costruzione senza permesso, il legislatore ha previsto un meccanismo sanzionatorio rigido che culmina con l’acquisizione automatica del bene da parte dell’ente pubblico. Questo effetto priva il responsabile dell’abuso di ogni titolarità sul bene, e quindi del diritto di chiederne la regolarizzazione. La Corte ha inoltre ribadito che principi come la “doppia conformità” (conformità alle norme urbanistiche sia al momento della realizzazione che della domanda) sono inderogabili per la sanatoria ordinaria, e che l’assenza di autorizzazione sismica costituisce di per sé un ostacolo insormontabile al rilascio di qualsiasi permesso in sanatoria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il tempo per rimediare a un abuso edilizio è limitato e le scadenze sono perentorie. Chi riceve un ordine di demolizione per un’opera costruita senza permesso ha solo 90 giorni per agire e presentare una domanda di sanatoria, sempre che sussista la doppia conformità. Ignorare questo termine significa perdere non solo la possibilità di regolarizzare l’immobile, ma la proprietà stessa del bene, che passa automaticamente al Comune. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di agire con tempestività e nel rispetto delle procedure, poiché le conseguenze dell’inerzia sono definitive e gravi.

Entro quale termine si può presentare la domanda di sanatoria edilizia per un’opera costruita senza permesso?
La domanda di sanatoria deve essere presentata entro il termine perentorio di 90 giorni dalla notifica dell’ordine di demolizione comunale. Scaduto tale termine, il bene viene acquisito di diritto al patrimonio del Comune e non è più possibile presentare la richiesta.

La mancata trascrizione nei registri immobiliari impedisce l’acquisizione dell’abuso edilizio al patrimonio del Comune?
No. Secondo la sentenza, l’acquisizione del bene abusivo al patrimonio comunale è un effetto che si verifica automaticamente per legge (“ope legis”) alla scadenza del termine per l’ottemperanza alla demolizione. La successiva notifica e trascrizione hanno solo valore dichiarativo e di pubblicità, non costitutivo del trasferimento di proprietà.

È possibile ottenere la sanatoria se l’opera abusiva è conforme solo alle norme urbanistiche attuali ma non a quelle del tempo della costruzione?
No. La sentenza ribadisce il principio della “doppia conformità”, richiesto dall’art. 36 del DPR 380/01. Per ottenere la sanatoria, l’opera deve essere conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia sia al momento in cui è stata realizzata, sia al momento della presentazione della domanda. La conformità a una sola delle due non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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