Rito de plano: La Cassazione chiarisce quando il ricorso è inammissibile senza avviso
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla procedura penale, in particolare sul meccanismo del rito de plano. Questa decisione sottolinea come, in specifici contesti, un ricorso possa essere deciso senza alcun avviso alle parti, portando alla sua inammissibilità e a conseguenze economiche per il ricorrente. Comprendere questa dinamica è fondamentale per chiunque si approcci al sistema giudiziario penale.
I Fatti del Caso
Un soggetto proponeva ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione lamentando un presunto errore procedurale. Nello specifico, sosteneva che al suo difensore di fiducia non era stato notificato l’avviso di un’udienza relativa a un precedente ricorso. Questo, a suo dire, avrebbe costituito una violazione del diritto di difesa. Il ricorso in questione era stato presentato contro una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (comunemente nota come ‘patteggiamento’), emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale.
La Decisione della Corte Suprema
La Corte di Cassazione ha rigettato la tesi del ricorrente, dichiarando il nuovo ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che la mancata notifica non era frutto di una ‘svista’ o di un errore, ma la diretta e corretta applicazione di una specifica norma procedurale. La Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.
Le motivazioni: perché il rito de plano è stato decisivo?
La chiave per comprendere la decisione risiede nella natura del ricorso originario. Era stato proposto contro una sentenza di patteggiamento per motivi non consentiti dalla legge. Il codice di procedura penale prevede che, in questi casi specifici, la Corte di Cassazione possa procedere con il cosiddetto rito de plano.
Questo rito accelerato e semplificato consente alla Corte di decidere sulla base dei soli atti, senza fissare un’udienza e, di conseguenza, senza l’obbligo di inviare avvisi alle parti (imputato e difensore). L’obiettivo di questa procedura è l’economia processuale, evitando di appesantire il sistema giudiziario con ricorsi palesemente infondati o proposti al di fuori dei casi previsti.
La Corte ha specificato che la procedura seguita nell’ordinanza precedente era, quindi, pienamente legittima. Il mancato avviso non era un errore da correggere, ma la regola applicabile a quel tipo di impugnazione. Di conseguenza, anche il nuovo ricorso, basato interamente su questo presunto (ma inesistente) errore, è stato trattato con lo stesso rito de plano e dichiarato inammissibile.
Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la conoscenza delle regole procedurali è essenziale. Proporre un’impugnazione per motivi non consentiti dalla legge non solo ne causa l’inevitabile rigetto, ma può anche comportare l’applicazione di procedure accelerate come il rito de plano, che escludono il contraddittorio orale. Inoltre, l’esito non è solo la sconfitta processuale, ma anche una condanna economica significativa. La decisione serve da monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti di ammissibilità di un ricorso prima di presentarlo, specialmente in materie tecniche come le impugnazioni delle sentenze di patteggiamento.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché si basava su un presunto errore procedurale, la mancata notifica dell’avviso, che in realtà non era un errore ma la corretta applicazione della legge. La procedura applicata, il rito de plano, non prevede l’avviso alle parti in quel specifico caso.
Cos’è il rito de plano e quando si applica in questo contesto?
Il rito de plano è una procedura semplificata che permette alla Corte di decidere un ricorso basandosi solo sugli atti scritti, senza udienza né avvisi. In questo caso, si applica quando un ricorso contro una sentenza di patteggiamento (art. 444 c.p.p.) viene proposto per motivi non consentiti dalla legge.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
Il ricorrente ha visto il suo ricorso dichiarato inammissibile ed è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 5626 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 5626 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 19/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a BARLETTA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 30/11/2023 della CORTE DI CASSAZIONE di ROMA
[dato avviso alle parti;
udita la re azione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata; esaminati i motivi del ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
Ritenuto che il ricorso depositato nell’interesse di NOME COGNOME è inammissibile perché proposto al di fuori dei casi consentiti in ragione della impropria prospettazione di presunti errori di fatto, in realtà inesistenti, poiché i mancato avviso al difensore di fiducia non è dipeso da una “svista” nella lettura degli atti del procedimento ma dalla circostanza che, in presenza di ricorso proposto per motivi non consentiti avverso sentenza emessa si sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., è prevista (ed è stata seguita, come chiaramente evincibile dall’ordinanza del 30 novembre 2023 in cui non si dà atto dell’avviso alle parti) la trattazione con rito cd. de plano, cioè senza avvisi alle parti, rito seguito anche per la trattazione del ricorso odierno;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 19 gennaio 2024
Il Consigliere relatore
Il Presi
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