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Rischio di recidiva: la valutazione del Giudice

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per valutare il rischio di recidiva ai fini dell’applicazione di una misura cautelare. Con la sentenza n. 13594/2024, ha stabilito che non è necessaria la previsione di un’occasione imminente per commettere un nuovo reato, ma è sufficiente una valutazione prognostica basata sulle modalità del fatto, sulla personalità dell’indagato e sul contesto, anche in presenza di un casellario giudiziale pulito. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rischio di recidiva: la Cassazione chiarisce i criteri di valutazione

La valutazione del rischio di recidiva è un elemento cruciale nel diritto processuale penale per l’applicazione delle misure cautelari. Con la recente sentenza n. 13594 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui contorni del requisito dell’attualità del pericolo, offrendo un’interpretazione consolidata che privilegia un’analisi prognostica complessa rispetto alla mera previsione di future occasioni di delinquere. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I fatti del caso

Un individuo, indagato per il reato di estorsione in concorso, si trovava sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora. In sede di appello cautelare, il Tribunale di Palermo, pur accogliendo parzialmente le sue istanze, sostituiva la misura con quella, meno afflittiva, dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione dell’art. 274, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. Secondo la difesa, il Tribunale non aveva adeguatamente motivato in merito alla sussistenza di un’elevata probabilità che si presentassero occasioni concrete e analoghe per compiere ulteriori delitti, limitandosi a una valutazione astratta del pericolo.

La valutazione del rischio di recidiva secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire l’orientamento maggioritario della giurisprudenza di legittimità sul tema.

Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione del requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione del reato. La Corte chiarisce che tale ‘attualità’ non deve essere confusa con l’imminenza di una specifica opportunità di ricadere nel delitto. Al contrario, essa impone al giudice della cautela un giudizio prognostico sulla possibilità che l’indagato commetta nuovamente dei reati.

Gli elementi della valutazione prognostica

Questo giudizio non può essere astratto, ma deve fondarsi su un’analisi accurata di elementi concreti, tra cui:
* Le modalità realizzative della condotta: Il modo in cui il reato è stato commesso può rivelare una particolare spregiudicatezza o una professionalità criminale.
* La personalità del soggetto: Si devono considerare i precedenti penali (se presenti), lo stile di vita, e altri indicatori della personalità dell’indagato.
* Il contesto socio-ambientale: L’ambiente in cui vive e opera l’indagato può influenzare la probabilità di future condotte illecite.

La Corte sottolinea che l’analisi deve essere tanto più approfondita quanto maggiore è la distanza temporale dai fatti contestati, ma non richiede la previsione di specifiche e future occasioni criminose.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente applicato questi principi. La motivazione della sua ordinanza, considerata dalla Cassazione immune da vizi logici, fondava la sussistenza del rischio di recidiva su elementi concreti e recenti. In particolare, il giudice di merito aveva valorizzato le specifiche modalità del fatto, commesso con spregiudicatezza ai danni di una persona in condizioni di particolare vulnerabilità.

Questo elemento è stato ritenuto così significativo da rendere recessivo un dato altrimenti favorevole all’indagato, ovvero il suo stato di incensuratezza. La Corte di Cassazione ha quindi confermato che un casellario giudiziale pulito, da solo, non è sufficiente a escludere il pericolo di reiterazione del reato quando altre circostanze concrete depongono in senso contrario.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio in materia di misure cautelari: la valutazione del rischio di recidiva è un’operazione complessa che non si esaurisce nella ricerca di future opportunità per delinquere. Richiede, invece, un’analisi globale e concreta della fattispecie, proiettata nel futuro, che tenga conto della gravità del fatto, della personalità dell’indagato e del contesto sociale. La decisione del giudice deve basarsi su una prognosi di pericolosità sociale ancorata a dati fattuali, anche a fronte di un’apparente assenza di precedenti penali. L’inammissibilità del ricorso e la condanna al pagamento delle spese e di una somma alla cassa delle ammende sanciscono la manifesta infondatezza della tesi difensiva e riaffermano la correttezza dell’approccio seguito dal Tribunale.

Cosa significa ‘attualità del pericolo’ nel contesto del rischio di recidiva?
Secondo la sentenza, l’attualità del pericolo non significa che debba esserci un’occasione imminente e specifica per commettere un nuovo reato. Significa, invece, che il ‘periculum libertatis’ (il pericolo per la collettività) è persistente nel tempo e richiede una valutazione prognostica sulla possibilità di condotte future basata su elementi concreti.

Uno stato di incensuratezza è sufficiente a escludere il rischio di recidiva?
No. La Corte ha chiarito che la presenza di un casellario giudiziale pulito è un elemento da considerare, ma può diventare recessivo e non sufficiente a escludere il pericolo se altri elementi concreti, come le specifiche modalità del reato (ad esempio, la spregiudicatezza e la vulnerabilità della vittima), indicano una pericolosità sociale dell’indagato.

Quali elementi deve considerare il giudice per applicare una misura cautelare per rischio di recidiva?
Il giudice deve compiere un’analisi accurata della fattispecie concreta, tenendo conto delle modalità con cui è stato commesso il reato, della personalità dell’indagato e del contesto socio-ambientale in cui vive. Questa valutazione deve essere tanto più approfondita quanto più i fatti sono lontani nel tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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