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Riqualificazione impugnazione: l’errore del giudice

La Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità della Corte d’Appello, procedendo alla riqualificazione dell’impugnazione. Se un appello è presentato a un giudice incompetente contro una sentenza di condanna alla sola pena dell’ammenda, questi deve trasmettere gli atti al giudice corretto (la Cassazione) e non dichiarare l’atto inammissibile, in applicazione del principio del ‘favor impugnationis’.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riqualificazione Impugnazione: Quando il Giudice Sbaglia, la Cassazione Interviene

Un errore nella presentazione di un atto processuale può avere conseguenze significative. Tuttavia, il nostro ordinamento prevede dei meccanismi correttivi per garantire che la sostanza prevalga sulla forma. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 37253 del 2024 offre un chiaro esempio di questo principio, intervenendo sulla riqualificazione impugnazione presentata erroneamente a un giudice incompetente. Questo caso sottolinea l’importanza dell’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale, una norma fondamentale a tutela del diritto di difesa.

I Fatti del Caso: Una Condanna e un Appello Errante

La vicenda ha origine da una sentenza del Tribunale di Foggia, che condannava un imputato al pagamento di una pena di 5.000 euro di ammenda per una contravvenzione ambientale. Contro questa decisione, il difensore dell’imputato proponeva appello presso la Corte di Appello di Bari.

Tuttavia, secondo l’articolo 593, comma 3, del codice di procedura penale, le sentenze che applicano la sola pena dell’ammenda non sono appellabili. L’unico mezzo di impugnazione previsto in questi casi è il ricorso diretto per cassazione. La Corte d’Appello di Bari, rilevando questa circostanza, dichiarava l’inammissibilità dell’appello, senza però procedere oltre.

L’Errore della Corte d’Appello e il Principio di Riqualificazione dell’Impugnazione

L’errore commesso dalla Corte territoriale risiede proprio in questa decisione. Invece di limitarsi a una declaratoria di inammissibilità, avrebbe dovuto applicare il principio generale sancito dall’art. 568, comma 5, c.p.p. Questa norma, nota come principio del favor impugnationis, stabilisce che un’impugnazione è ammissibile indipendentemente dalla sua qualificazione formale (nomen iuris) e che, se proposta a un giudice incompetente, quest’ultimo deve trasmettere gli atti al giudice competente.

Nel caso di specie, l’atto presentato, sebbene qualificato come ‘appello’, doveva essere interpretato come ‘ricorso per cassazione’. Di conseguenza, la Corte d’Appello avrebbe dovuto effettuare la riqualificazione impugnazione e inviare il fascicolo alla Corte di Cassazione, unico organo competente a giudicare.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, investita della questione a seguito del ricorso presentato dall’imputato contro l’ordinanza di inammissibilità, ha ritenuto il ricorso fondato. I giudici di legittimità hanno ribadito che la sentenza di primo grado, prevedendo solo la pena dell’ammenda, non era appellabile ma unicamente ricorribile per cassazione. La Corte d’Appello, nel dichiarare l’inammissibilità dell’impugnazione, ha violato la regula iuris fissata dall’art. 568, comma 5, c.p.p.

Pertanto, la Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata. Procedendo direttamente alla corretta qualificazione dell’atto, ha trasformato l’originario appello in un ricorso per cassazione e ha fissato una nuova udienza pubblica per la trattazione del merito. Questa decisione si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale (citando Sez. 3, n. 1315 del 20/04/2016), che privilegia il diritto al contraddittorio e la garanzia di un giudizio nel merito rispetto a un rigido formalismo procedurale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia in esame rappresenta un importante promemoria sull’operatività del principio di conservazione degli atti giuridici nel processo penale. Essa chiarisce che l’errore della parte nella scelta del mezzo di impugnazione o del giudice a cui rivolgersi non può tradursi in una preclusione definitiva all’esercizio del diritto di difesa. Il giudice investito di un’impugnazione inammissibile per ragioni di competenza ha il dovere di riqualificarla e trasmetterla all’organo giudiziario corretto. Questa sentenza rafforza le tutele dell’imputato, assicurando che la giustizia si concentri sulla sostanza delle questioni legali piuttosto che sugli ostacoli formali, garantendo così la piena effettività del sistema delle impugnazioni.

Cosa succede se si presenta un appello contro una sentenza che prevede solo la pena dell’ammenda?
L’appello è un mezzo di impugnazione inammissibile in questo caso. Secondo l’art. 593, comma 3, c.p.p., le sentenze che condannano alla sola pena dell’ammenda sono ricorribili unicamente per cassazione.

Se si sbaglia a presentare un’impugnazione a un giudice incompetente, questa viene automaticamente respinta?
No. In base all’art. 568, comma 5, c.p.p., il giudice che riceve un’impugnazione di cui non è competente non deve dichiararla inammissibile, ma deve qualificarla correttamente e trasmettere gli atti al giudice competente.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di inammissibilità della Corte d’Appello. Ha poi riqualificato l’appello come ricorso per cassazione e ha fissato una nuova udienza per la trattazione del caso nel merito, sanando l’errore procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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