Riparazione Ingiusta Detenzione: Quando la Propria Condotta Causa l’Arresto
Il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione rappresenta un pilastro di civiltà giuridica, garantendo un indennizzo a chi ha subito una privazione della libertà per poi essere riconosciuto innocente. Tuttavia, questo diritto non è assoluto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33958/2025) chiarisce i confini di tale istituto, spiegando come una condotta ambigua e gravemente colposa da parte dell’assolto possa escludere qualsiasi risarcimento. Analizziamo insieme questo importante caso.
I Fatti del Caso: Dalle Accuse di Concorrenza Sleale all’Assoluzione
La vicenda riguarda un imprenditore, arrestato e sottoposto a una lunga custodia cautelare, prima in carcere e poi ai domiciliari, con l’accusa di concorso in concorrenza sleale, aggravata dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, egli partecipava a un gruppo imprenditoriale familiare che imponeva il monopolio nel mercato dei videogiochi stringendo accordi con clan della camorra locali.
Dopo anni, il Tribunale lo ha assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”, in quanto non era stato possibile provare, al di là di ogni ragionevole dubbio, la sua effettiva partecipazione alle attività illecite gestite dal fratello, quest’ultimo invece condannato in un separato giudizio. Divenuta irrevocabile l’assoluzione, l’imprenditore ha legittimamente richiesto allo Stato la riparazione per l’ingiusta detenzione patita.
La Domanda di Riparazione e il No della Corte d’Appello
Contrariamente alle aspettative, la Corte d’Appello ha respinto la domanda di risarcimento. La ragione? I giudici hanno ritenuto che l’imprenditore avesse contribuito a causare il suo stesso arresto attraverso una condotta connotata da “colpa grave”. In pratica, pur non essendo un criminale, il suo comportamento aveva generato un quadro indiziario talmente ambiguo e sospetto da indurre in errore l’autorità giudiziaria e giustificare l’emissione della misura cautelare.
L’Autonomia del Giudizio sulla Riparazione Ingiusta Detenzione
L’imprenditore ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice della riparazione non potesse reintrodurre una forma di colpevolezza già esclusa dalla sentenza di assoluzione. La Suprema Corte, tuttavia, ha respinto il ricorso, ribadendo un principio fondamentale: il giudizio per la riparazione ingiusta detenzione è del tutto autonomo rispetto al processo penale.
I due giudizi hanno oggetti e regole diversi:
1. Processo Penale: Accerta la responsabilità penale e richiede una prova “al di là di ogni ragionevole dubbio”.
2. Giudizio di Riparazione: Valuta se la persona, con dolo o colpa grave, abbia causato la detenzione. La valutazione avviene ex ante, mettendosi nei panni del giudice che dispose l’arresto, e non si applica la regola del ragionevole dubbio.
Pertanto, il giudice della riparazione può giungere a conclusioni diverse da quelle del giudice penale, pur basandosi sullo stesso materiale probatorio.
Le Motivazioni: La Colpa Grave che Esclude il Diritto al Risarcimento
La Cassazione ha ritenuto corretta e logica la motivazione della Corte d’Appello, che aveva individuato la colpa grave dell’imprenditore in una pluralità di condotte, sia processuali che extraprocessuali.
La Condotta Extraprocessuale: Commistione e Ambiguità Imprenditoriale
Il comportamento principale che ha precluso il risarcimento è stata la “commistione” dell’imprenditore nella gestione spregiudicata delle società di famiglia da parte del fratello condannato. Pur non partecipando direttamente ai patti illeciti, l’imprenditore:
– Intratteneva stretti rapporti di collaborazione imprenditoriale con il fratello.
– Prendeva ordini e seguiva le sue direttive.
– Non si era mai opposto né aveva vigilato sulla gestione, non accorgendosi dei legami delle società con i clan camorristici.
Questa stretta vicinanza ha creato una “situazione di apparenza di contiguità” rispetto all’attività criminale, oggettivamente idonea a generare sospetti fondati.
La Condotta Processuale: Dichiarazioni Imprudenti e Reticenza
Ad aggravare il quadro, si è aggiunta la condotta tenuta durante l’interrogatorio di garanzia. L’imprenditore, parlando al plurale (“noi…”), si era di fatto identificato con il gruppo familiare, rafforzando il convincimento del giudice sulla sua partecipazione. Inoltre, era stato reticente riguardo alla risoluzione di una lite con un concorrente, a sua volta condannato per associazione mafiosa. Questo silenzio è stato interpretato come un ulteriore elemento che ha contribuito a consolidare il quadro indiziario a suo carico.
Le Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza
La decisione della Cassazione conferma un principio di grande rilevanza pratica: l’assoluzione non garantisce automaticamente il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione. Ogni cittadino ha il dovere di tenere una condotta trasparente e non ambigua, che non dia adito a fondati sospetti. Qualora, per grave negligenza o imprudenza, si crei una “falsa apparenza” di colpevolezza, inducendo l’autorità giudiziaria a disporre una misura cautelare, il diritto al risarcimento viene meno. La sentenza sottolinea come la responsabilità individuale si estenda anche all’evitare situazioni che, seppur non illecite, risultino compromettenti e idonee a innescare l’azione della giustizia.
Una persona assolta ha sempre diritto alla riparazione per ingiusta detenzione?
No. La legge esclude il diritto alla riparazione se la persona, con dolo o colpa grave, ha dato causa alla detenzione. La condotta, pur non costituendo reato, deve essere stata tale da aver provocato l’errore dell’autorità giudiziaria.
Cosa si intende per “colpa grave” nel contesto della riparazione per ingiusta detenzione?
Si intende una condotta caratterizzata da notevole imprudenza e negligenza che, valutata ex ante, risulta oggettivamente idonea a generare un quadro indiziario grave. Nel caso di specie, la stretta collaborazione con il fratello coinvolto in attività illecite e le dichiarazioni ambigue sono state considerate colpa grave.
Il giudice che decide sulla riparazione è vincolato dalla sentenza di assoluzione?
No. Il giudizio sulla riparazione è autonomo rispetto a quello penale. Il giudice della riparazione valuta gli stessi elementi probatori ma con un metro di giudizio diverso, per stabilire non se l’imputato fosse colpevole, ma se la sua condotta abbia colposamente contribuito a causare l’arresto.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 4 Num. 33958 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 4 Num. 33958 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 02/07/2025
SENTENZA
sui ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 14/11/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; lette le conclusioni del PG che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso
RITENUTO IN FATTO
Con l’ordinanza in epigrafe indicata, la Corte di appello di Napoli ha rige domanda di riparazione proposta da NOME COGNOME per l’ingiusta detenzione pat per custodia cautelare in carcere dal 27 aprile 2008 al 10 marzo 2010 e agli arresti domiciliari 2 marzo 2010 al 21 luglio 2011.
1.1. GLYPH In data 27 aprile 2009, l’istante fu tratto in arresta-esecuz ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini prelim distrettuale di Napoli perché ritenuto gravemente indiziato di concorso nel r concorrenza sleale continuata di cui all’art. 513-bis cod. pen. aggravato dall’ 203/91 nell’ambito di una pluralità di clan di RAGIONE_SOCIALE. Al COGNOME si imputava, qualità di partecipe al RAGIONE_SOCIALE, di i l’esclusiva nel mercato dei videogiochi, essendo a tal fine anche giunto a patti, in volta, con la RAGIONE_SOCIALE sul territorio ove il RAGIONE_SOCIALE int espandersi.
1.2. GLYPH Il 12 aprile 2019, il Tribunale di Napoli lo assolveva dal reato per era stata cautela (capo 22), nonché dAí1 reato di cui all’art. 416 cod. pen. (Cap sensi dell’art. 530, comma 2, cod. proc. pen., con la formula “perché il fa sussiste”; decisione assolutoria che diveniva irrevocabile il 25 novembre L’assoluzione si fondava sull’impossibilità di individuare al di là di ogni rag dubbio elementi da cui desumere che effettivamente NOME COGNOME avesse concorso con il fratello NOME, a capo del RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE e condannato stessi fatti con sentenza irrevocabile in esito a separato giudizio, nell concorrenza sleale di imposizione delle attività di gestione dei videogiochi all’appoggio della RAGIONE_SOCIALE.
GLYPH Avverso l’ordinanza del Giudice della riparazione ha proposto ricorso il difen di NOME COGNOME che ha sollevato un unico, articolato, motivo con cui ded erronea applicazione dell’art. 314 cod. proc. pen. in ordine all’individuazione del grave in capo al ricorrente, nonché carenza ed illogicità della motivazione sul La responsabilità del ricorrente per avere agevolato anche solo indirettamente l del fratello NOMENOME NOME dal giudice della cognizione, verrebbe inopinat reintrodotta sotto forma di culpa in vigilando dal giudice della riparazione: ragionamento che si scontra con il consolidato principio giurisprudenziale che come limite all’autonomia del giudice della riparazione la negazione di fatti ch stati oggetto del processo di cognizione. Tale comportamento percepibile come co grave non potrebbe certo essere costituito dalla culpa in vigilando, non essendo peraltro nemmeno stato analizzato il concreto comportamento tenuto dal COGNOME dal fratello NOMENOME La Corte territoriale si è basata su una mera presunzione
all’esistenza della quota societaria e non ad elementi di prova specifica che att a comportamenti dell’istante. Anche l’utilizzo delle dichiarazioni di NOME COGNOME sostanziare una grave negligenza ed imprudenza del ricorrente consistita nell’ preso direttive dai capi non tiene conto che le dichiarazioni di costui non son ritenute credibili dal Tribunale nella sentenza assolutoria. Appare illogica l’argomentazione relativa al parlare al plurale: l’espressione “NOME COGNOME” rappre la consueta sintesi del verbale sommario rispetto ad un interrogatorio di garanzi quale non si conoscono le parole esatte utilizzate dall’indagato, in asse trascrizione integrale dello stesso e, comunque, anche qualora avesse parlato al pl a contare è il senso delle sue dichiarazioni rispetto alle contestazioni mosshli.
È tempestivamente pervenuta memoria dell’Avvocatura generale dello Stato che, ritenuto infondato il ricorso, ne chiede il rigetto.
È altresì pervenuta memoria del difensore di NOME COGNOME, AVV_NOTAIO, che insiste per l’accoglimento del ricorso.
Con requisitoria scritta, il Procuratore generale ha chiesto che il ricorso sia di inammissibile.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è infondato.
La Corte territoriale ha fatto corretta applicazione dei principi che regolano il g di riparazione, in ragione dei distinti piani sui quali operano i due dell’accertamento della responsabilità penale e del riconoscimento dei presupposti la riparazione dell’ingiusta detenzione. Invero, il giudice della riparazione, per se chi l’ha patita vi abbia dato o abbia concorso a darvi causa con dolo o colpa deve valutare tutti gli elementi probatori disponibili, al fine di stabilire, con va ex ante e secondo un iter logico motivazionale del tutto autonomo rispetto a quel seguito nel processo di merito – non se tale condotta integri gli estremi di re solo se sia stata il presupposto che abbia ingenerato, ancorché in presenza di dell’autorità procedente, la falsa apparenza della sua configurabilità come il penale (Sez. 4, n. 3359 del 22/09/2016, dep. 2017, La Fornara, Rv. 268952). P decidere se l’imputato abbia dato causa per dolo o colpa grave alla misura cautel deve essere valutato il comportamento dell’interessato alta luce del quadro indiz su cui si è fondato il titolo cautelare, sempre che gli elementi indiziari non si dichiarati assolutamente inutilizzabili ovvero siano stati esclusi o neutralizzati n
valenza nel giudizio di assoluzione (Sez. 4, n. 41396 del 15/09/2016, Piccolo, 268238). In sostanza, il giudizio per la riparazione dell’ingiusta detenzione è d autonomo rispetto al giudizio penale di cognizione, impegnando piani di indag diversi che possono condurre a conclusioni del tutto differenti sulla RAGIONE_SOCIALE dello materiale probatorio acquisito agli attiztéiò sia in considerazione del diverso ogg accertamento : nel giudizio penale, la condotta di reato; nel giudizio di riparazi condotta gravemente colposa o dolosa causalmente rilevante ai fini della mis cautelare’ sia in considerazione delle diverse regole di giudizio (applicandosi sede penale la regola dell’al di là di ogni ragionevole dubbio ed una serie di limitazioni probatorie).
Al rigetto del ricorso segue la condanna del ricorrente al pagamento delle sp processuali, nonché alla rifusione delle spese di giudizio in favore del Mini resistente che vengono liquidate in euro mille.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese process nonché alla rifusione delle spese di giudizio in favore del Ministero resistent liquida in euro mille.
Così deciso il 2 luglio 2025