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Riparazione ingiusta detenzione: calcolo e diritti

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un caso di riparazione per ingiusta detenzione, l’indennizzo deve coprire l’intero periodo di carcerazione, anche se vi era una sovrapposizione di due diversi titoli custodiali. Ciò vale quando l’imputato viene assolto in via definitiva per entrambi i reati. La Corte ha chiarito che il diritto all’indennizzo per il primo reato sorge solo dopo l’assoluzione per il secondo, poiché la detenzione in corso impediva la presentazione di una domanda precedente. La sentenza impugnata, che aveva escluso dal calcolo il periodo di compresenza dei titoli, è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riparazione ingiusta detenzione: come si calcola con più reati?

La riparazione per ingiusta detenzione rappresenta un fondamentale principio di civiltà giuridica, garantendo un ristoro a chi ha subito la privazione della libertà personale per poi essere riconosciuto innocente. Ma cosa accade quando una persona è detenuta contemporaneamente per due diversi procedimenti penali e viene assolta da entrambi? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 32501 del 2025, fa luce su questo complesso scenario, stabilendo un principio cruciale per il calcolo dell’indennizzo.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva arrestato e detenuto per due distinti e gravi reati. Il primo titolo custodiale scattava nel gennaio 2014 per un’accusa di omicidio. Il secondo, oggetto del presente ricorso, veniva emesso nel gennaio 2015 per reati legati agli stupefacenti.

L’imputato veniva prima assolto per l’omicidio nel giugno 2017. Tuttavia, rimaneva in carcere in forza del secondo titolo custodiale. Successivamente, veniva assolto anche per i reati di droga con una sentenza divenuta irrevocabile nel febbraio 2021.

A questo punto, l’uomo presentava domanda per ottenere la riparazione per ingiusta detenzione relativa al secondo procedimento. La Corte d’Appello accoglieva parzialmente la richiesta, ma escludeva dal calcolo dell’indennizzo tutto il periodo in cui i due titoli custodiali si erano sovrapposti (dal gennaio 2015 al giugno 2017), sostenendo che per quel periodo dovesse essere presentata un’istanza separata relativa al primo procedimento (omicidio).

Il problema della compresenza dei titoli e la riparazione ingiusta detenzione

Il ricorrente si è opposto a questa decisione, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione. La sua tesi era semplice ma logica: al momento dell’assoluzione per omicidio, non avrebbe potuto chiedere alcuna riparazione perché era ancora legalmente detenuto per un’altra causa. Il suo diritto a chiedere un ristoro per l’intera carcerazione subita era maturato solo dopo la seconda e definitiva assoluzione.

La questione giuridica era quindi se il periodo di detenzione sofferto in base a due titoli custodiali diversi, per i quali sono intervenute due sentenze di assoluzione definitive in momenti diversi, debba essere liquidato in un’unica soluzione o attraverso domande separate, con il rischio di perdere il diritto per decorrenza dei termini.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni del ricorrente, definendo “non corretta” l’affermazione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno richiamato l’art. 314, comma 4, del codice di procedura penale, che esclude il diritto alla riparazione per i periodi in cui la detenzione è stata subita anche in forza di un altro titolo.

Tuttavia, hanno specificato che questa norma si applica quando l’altro titolo rimane valido. Nel caso di specie, invece, il ricorrente era stato assolto in via definitiva per entrambi i titoli. La detenzione, nella sua interezza, si era rivelata ingiusta.

Il punto focale della decisione è che il diritto a chiedere la riparazione sorge solo quando la detenzione cessa di essere legittima. Finché l’uomo era detenuto per il secondo reato, non aveva i requisiti per chiedere l’indennizzo per il primo, anche se già assolto. Di conseguenza, negargli il risarcimento per il periodo di sovrapposizione sarebbe stata una palese ingiustizia e una errata applicazione della legge.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione stabilisce un principio di equità e logica giuridica di grande importanza. Quando un individuo subisce una detenzione basata su più titoli custodiali e viene successivamente assolto da tutte le accuse, ha diritto a un indennizzo che copra l’intera durata della carcerazione. Non è necessario presentare domande separate e non si può escludere dal calcolo il periodo di compresenza dei titoli. La valutazione deve essere complessiva, una volta accertata l’ingiustizia dell’intera privazione della libertà. La sentenza impugnata è stata quindi annullata, e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione che tenga conto di questo fondamentale principio.

Come si calcola la riparazione per ingiusta detenzione se una persona è detenuta per più reati e poi assolta da tutti?
L’indennizzo deve coprire l’intera durata della detenzione, compresi i periodi in cui più provvedimenti restrittivi erano contemporaneamente in vigore. Non si può escludere il periodo di sovrapposizione dei titoli custodiali se l’interessato è stato assolto da tutte le accuse.

Quando sorge il diritto a chiedere l’indennizzo se si viene assolti per un reato mentre si è ancora detenuti per un altro?
Il diritto a chiedere la riparazione matura solo dopo l’assoluzione definitiva da tutti i titoli che hanno causato la detenzione. Finché una persona è legalmente detenuta per un’altra causa, non ha il requisito per presentare la domanda di riparazione per il reato da cui è già stata assolta.

È necessario presentare una domanda di riparazione separata per ogni titolo custodiale?
No, secondo la Corte, non è necessario se le circostanze, come la continuazione della detenzione per un altro titolo, hanno impedito la presentazione di una domanda precedente. Una volta che la detenzione cessa e tutte le accuse sono cadute, si può presentare un’unica domanda per l’intero periodo sofferto ingiustamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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