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Rinvio pregiudiziale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale sollevato dal G.U.P. del Tribunale di Asti. La decisione si fonda sulla contraddittorietà del giudice di merito che, pur rigettando l’eccezione di incompetenza, ha comunque rimesso la questione alla Corte Suprema senza motivare adeguatamente la ‘non manifesta infondatezza’ e la ‘serietà’ del dubbio, requisiti essenziali per attivare tale strumento procedurale.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinvio pregiudiziale: non è una delega, serve serietà

L’istituto del rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale, introdotto dall’art. 24-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per risolvere rapidamente le questioni di competenza ed evitare ritardi processuali. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che il suo utilizzo non è automatico né può trasformarsi in una delega di responsabilità. Il giudice che lo attiva deve compiere una valutazione preliminare seria e motivata, pena l’inammissibilità del rinvio stesso.

I fatti del caso

Il caso trae origine da un procedimento per bancarotta fraudolenta impropria a carico di due imputati. La difesa sollevava un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il processo dovesse celebrarsi presso il Tribunale di Roma anziché quello di Asti, a causa di una presunta connessione con altri procedimenti pendenti nella capitale.

Il Giudice dell’Udienza Preliminare (G.U.P.) di Asti, dopo aver analizzato l’eccezione, la rigettava. Tuttavia, in modo contraddittorio, decideva contestualmente di attivare il meccanismo del rinvio pregiudiziale, trasmettendo gli atti alla Corte di Cassazione per la decisione sulla competenza. Questa mossa ha dato origine alla pronuncia in commento.

Il rinvio pregiudiziale e i requisiti di ammissibilità

L’articolo 24-bis c.p.p. consente al giudice di investire la Corte di Cassazione della decisione sulla competenza territoriale quando la questione non sia manifestamente infondata. La Cassazione, con questa ordinanza, ribadisce un principio fondamentale: l’attivazione di questo strumento non è un obbligo scaturente dalla semplice proposizione di un’eccezione di parte.

Il giudice deve effettuare una ‘preliminare delibazione di non manifesta infondatezza’. In altre parole, deve verificare che la questione di competenza sollevata sia fondata su ‘questioni di una certa serietà’. Solo se, pur ritenendosi competente, riconosce che la tesi avversaria ha un fondamento giuridico serio e potrebbe potenzialmente portare a un conflitto di competenza, può rimettere la decisione alla Corte Suprema.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il rinvio pregiudiziale per diverse ragioni convergenti.

In primo luogo, ha evidenziato la contraddittorietà del G.U.P., il quale aveva già espresso una decisione netta rigettando l’eccezione della difesa. Se un giudice è certo della propria competenza, deve semplicemente rigettare l’istanza e proseguire con il giudizio. Se, al contrario, si ritiene incompetente, ha il dovere di emettere una pronuncia declinatoria. Il rinvio è una via intermedia riservata ai soli casi di dubbio serio e motivato.

In secondo luogo, il provvedimento del G.U.P. mancava di una spiegazione adeguata sulla ‘non manifesta infondatezza’ della questione. Non è sufficiente affermare genericamente che esiste un dubbio; il giudice deve analizzare la questione e spiegare perché, nonostante la sua opinione contraria, la tesi alternativa merita l’attenzione della Cassazione.

Infine, la Corte ha censurato anche una carenza pratica: il G.U.P. non aveva operato alcuna selezione degli atti rilevanti, ma si era limitato a trasmettere l’intero fascicolo processuale su supporti digitali. Anche questo, secondo la giurisprudenza, costituisce motivo di inammissibilità, poiché spetta al giudice remittente individuare e trasmettere solo i documenti essenziali per la decisione.

Le conclusioni

La decisione in esame è un importante monito sull’uso corretto degli strumenti processuali. Il rinvio pregiudiziale non è una scorciatoia per evitare decisioni complesse o per ‘delegare’ alla Corte di Cassazione una valutazione che spetta in prima battuta al giudice di merito. È uno strumento eccezionale, da attivare solo in presenza di un dubbio serio, concreto e ben motivato sulla competenza territoriale. In assenza di questi presupposti, il giudice deve assumersi la responsabilità della propria decisione, rigettando l’eccezione se si ritiene competente o dichiarandosi incompetente in caso contrario, utilizzando gli strumenti ordinari previsti dal codice.

Quando un giudice può utilizzare il rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale?
Un giudice può utilizzare il rinvio pregiudiziale ex art. 24-bis c.p.p. solo quando, pur ritenendosi competente, valuta che la questione di competenza sollevata dalla parte (o da lui stesso) non sia manifestamente infondata e si basi su ‘questioni di una certa serietà’, la cui soluzione è incerta.

Perché in questo caso specifico il rinvio pregiudiziale è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché il giudice aveva già rigettato l’eccezione di incompetenza, dimostrando di non avere dubbi. Inoltre, non ha motivato adeguatamente perché la questione fosse comunque ‘seria’ e ha omesso di selezionare gli atti rilevanti da trasmettere alla Corte, limitandosi a inviare l’intero fascicolo.

Cosa deve fare un giudice se è certo della propria competenza ma la difesa solleva un’eccezione?
Se il giudice è certo della propria competenza, deve semplicemente rigettare l’eccezione formulata dalla parte e proseguire con il giudizio. Non deve attivare il rinvio pregiudiziale, che è riservato alle sole situazioni di dubbio serio e non manifestamente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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