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Rinvio pregiudiziale: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10055/2025, ha chiarito i presupposti per l’applicazione del rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale. Un tribunale aveva sollevato la questione pur ritenendo infondata l’eccezione della difesa. La Suprema Corte ha dichiarato il rinvio inammissibile, specificando che tale strumento è utilizzabile solo in presenza di un ‘serio dubbio’ da parte del giudice, non quando quest’ultimo ha già maturato un convincimento sulla propria competenza.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinvio pregiudiziale: la Cassazione ne chiarisce i limiti

L’istituto del rinvio pregiudiziale sulla competenza per territorio, introdotto dall’art. 24-bis del codice di procedura penale, rappresenta un’importante novità volta a garantire l’efficienza e la ragionevole durata del processo. Tuttavia, il suo utilizzo non è indiscriminato. Con la recente sentenza n. 10055 del 2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: il rinvio è ammissibile solo in presenza di un ‘serio dubbio’ del giudice sulla propria competenza. Analizziamo la decisione per comprendere la portata di questo strumento processuale.

I fatti del processo

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale di Milano, il quale si trovava a giudicare un procedimento a carico di diversi imputati per reati societari. La difesa aveva sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che la cognizione del caso spettasse al Tribunale di Rieti. Il Pubblico Ministero, al contrario, chiedeva la conferma della competenza milanese.

Il Tribunale di Milano, pur ritenendo l’eccezione della difesa ‘infondata’ e motivando ampiamente le ragioni della propria competenza, decideva comunque di rimettere la questione alla Corte di Cassazione attraverso il rinvio pregiudiziale. La motivazione di tale scelta risiedeva nella ‘serietà’ della questione, nella complessità della materia legata a una società multinazionale e nell’assenza di precedenti giurisprudenziali specifici.

L’applicazione del rinvio pregiudiziale secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta del Tribunale di Milano, fornendo una lezione chiara sulla funzione e sui presupposti dell’art. 24-bis c.p.p. La ratio della norma è quella di prevenire la celebrazione di processi inutili, destinati a essere annullati in fasi successive per un vizio di competenza rilevato tardivamente. Si tratta di uno strumento preventivo che permette di ottenere una decisione definitiva e vincolante dalla Suprema Corte nelle prime fasi del giudizio.

Tuttavia, questo meccanismo non è automatico né può essere attivato a discrezione assoluta. Il presupposto implicito, ma essenziale, per attivare il rinvio pregiudiziale è la presenza di un serio dubbio da parte del giudice procedente. Se il giudice, come nel caso di specie, è già convinto della propria competenza e ritiene l’eccezione avversaria ‘manifestamente infondata’, non sussiste l’incertezza che la norma intende risolvere.

Le motivazioni

La Corte ha sottolineato che il giudice che si esprime con certezza sulla propria competenza, confermandola, non può contemporaneamente rimettere la questione alla Cassazione. Un simile comportamento trasformerebbe il rinvio da strumento di risoluzione di un dubbio a un meccanismo ‘esplorativo’ o di richiesta di avallo, snaturandone la funzione.

Il giudice ha due alternative:
1. Se ritiene fondata l’eccezione (o rileva d’ufficio la propria incompetenza), deve dichiararla immediatamente.
2. Se la ritiene infondata, deve rigettarla e proseguire con il giudizio.

Il rinvio pregiudiziale è riservato a quella zona grigia in cui il giudice, pur avendo analizzato la questione, nutre ancora un’incertezza seria e motivata che solo la Cassazione può dirimere. Nel caso in esame, il Tribunale di Milano non ha manifestato alcuna incertezza; al contrario, ha espresso con chiarezza la convinzione della propria competenza. Di conseguenza, mancava il presupposto fondamentale per l’attivazione dell’istituto, rendendo il rinvio inammissibile.

Conclusioni

La decisione della Cassazione traccia una linea netta sull’utilizzo del rinvio pregiudiziale. Non è uno strumento per ottenere conferme o per delegare una decisione che il giudice di merito ha già, nei fatti, preso. È, invece, un meccanismo eccezionale, da attivare solo quando la questione di competenza territoriale si presenti complessa e di dubbia soluzione, al punto da ingenerare nel giudice una reale incertezza. Questa pronuncia rafforza la responsabilità del giudice di merito, chiamato a compiere una preliminare e seria valutazione prima di investire la Suprema Corte, in ossequio ai principi di efficienza e economia processuale che ispirano la norma.

Quando un giudice può utilizzare il rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale?
Un giudice può utilizzare il rinvio pregiudiziale previsto dall’art. 24-bis cod. proc. pen. solo quando dubiti seriamente della propria competenza territoriale. Non può essere utilizzato se il giudice ha già maturato un chiaro convincimento, ritenendo ad esempio infondata l’eccezione sollevata dalla parte.

Cosa succede se un giudice rimette la questione alla Cassazione pur ritenendosi competente?
Come chiarito dalla sentenza in esame, il rinvio pregiudiziale viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione non esamina il merito della questione perché manca il presupposto essenziale per l’attivazione dell’istituto, ovvero il serio dubbio del giudice remittente.

Qual è lo scopo principale dell’articolo 24-bis del codice di procedura penale?
Lo scopo principale è ottenere una decisione definitiva e vincolante sulla competenza territoriale nelle fasi iniziali del processo, così da evitare il rischio che un intero procedimento venga annullato in un momento successivo a causa di un’errata individuazione del giudice competente, in attuazione dei principi di efficienza e ragionevole durata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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