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Rinvio pregiudiziale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13662/2024, ha dichiarato inammissibile un rinvio pregiudiziale sollevato da un Giudice per l’udienza preliminare. Il giudice aveva rimesso alla Suprema Corte la decisione sulla competenza territoriale senza fornire alcuna motivazione, limitandosi a recepire l’eccezione di una delle parti. La Corte ha stabilito che il rinvio pregiudiziale non è uno strumento meramente esplorativo e che il giudice a quo ha l’obbligo di esporre le ragioni della propria incertezza, pena l’inammissibilità.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinvio pregiudiziale e obbligo di motivazione: non una delega in bianco

L’istituto del rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale, introdotto dalla recente riforma del processo penale (art. 24-bis c.p.p.), è stato concepito per evitare sprechi di risorse processuali, risolvendo anticipatamente e in via definitiva le incertezze sul giudice competente. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13662 del 2024, chiarisce che questo strumento non può essere utilizzato come una scorciatoia o una delega di responsabilità da parte del giudice di merito. La Suprema Corte ha infatti dichiarato inammissibile un rinvio privo di qualsiasi motivazione, ribadendo i precisi oneri che gravano sul giudice rimettente.

I fatti di causa

Il caso trae origine da un’udienza preliminare presso il Tribunale de L’Aquila per reati in materia di sostanze stupefacenti. In quella sede, il difensore di due imputati sollevava un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il procedimento dovesse essere celebrato presso il Tribunale di Latina. Il Giudice per l’udienza preliminare, anziché pronunciarsi sull’eccezione, decideva di avvalersi dell’art. 24-bis c.p.p., rimettendo la questione direttamente alla Corte di Cassazione. L’ordinanza di rimessione, però, si limitava a segnalare l’esistenza dell’eccezione sollevata dalla difesa, senza aggiungere alcuna analisi o descrizione dei fatti che potessero giustificare un dubbio sulla competenza.

Il rinvio pregiudiziale e i limiti al suo utilizzo

La Corte di Cassazione ha bocciato senza appello questo approccio, dichiarando il rinvio pregiudiziale inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione della finalità della norma: evitare che incertezze sulla competenza, se non risolte tempestivamente, possano portare alla vanificazione di intere fasi processuali. Questo obiettivo, tuttavia, non esime il giudice dal suo dovere primario di analizzare e decidere le questioni che gli vengono sottoposte.

Secondo i giudici di legittimità, il rinvio pregiudiziale è uno strumento da attivare solo in presenza di una seria e oggettiva incertezza. Non può trasformarsi in una richiesta meramente “esplorativa” o nell’espressione di un “inarticolato dubbio”.

Le motivazioni

La Corte ha fornito una motivazione dettagliata e rigorosa, tracciando i confini applicativi dell’istituto. In primo luogo, ha sottolineato che l’ordinanza di rimessione, come ogni provvedimento giudiziario, deve essere motivata, ai sensi dell’art. 125 c.p.p. Il giudice rimettente ha l’onere di esporre le ragioni per cui dubita della propria competenza e perché ritiene necessario l’intervento della Suprema Corte. Deve illustrare gli elementi di fatto e di diritto che rendono la questione complessa e di difficile soluzione, fornendo alla Cassazione tutti gli strumenti per una decisione informata.

In assenza di tale corredo motivazionale, la Corte si troverebbe a dover decidere “al buio”, assumendo una funzione che non le compete e trasformando una decisione definitiva e vincolante in un’incognita. La Cassazione ha evidenziato come il giudice di merito sia il “giudice naturale” della propria competenza e disponga di tutti gli strumenti ordinari per risolverla. Il ricorso all’art. 24-bis deve quindi essere l’eccezione, riservata a casi di reale e fondata difficoltà interpretativa, non la regola di fronte a una qualsiasi eccezione difensiva.

Le conclusioni

La sentenza n. 13662/2024 invia un messaggio chiaro a giudici e avvocati. Per i primi, rappresenta un monito a non abusare del rinvio pregiudiziale come meccanismo per delegare decisioni. Il giudice ha il dovere di effettuare una delibazione preliminare sulla fondatezza dell’eccezione e di motivare in modo approfondito le ragioni di un’eventuale incertezza oggettiva. Per i difensori, la pronuncia chiarisce che la sola proposizione di un’eccezione di incompetenza non è sufficiente a innescare automaticamente il meccanismo del rinvio alla Corte Suprema. La questione deve poggiare su elementi concreti che possano effettivamente generare un dubbio serio e non meramente strumentale.

Quando è inammissibile un rinvio pregiudiziale per competenza territoriale?
Un rinvio pregiudiziale è inammissibile quando l’ordinanza del giudice è priva di motivazione, ha carattere meramente esplorativo o ipotetico, e non espone le ragioni concrete che generano una seria e oggettiva incertezza sulla competenza territoriale.

Quale obbligo ha il giudice prima di rimettere la questione alla Corte di Cassazione?
Il giudice ha l’obbligo di analizzare la questione di competenza e, se ritiene di doverla rimettere alla Cassazione, deve esporre nell’ordinanza le ragioni specifiche del suo dubbio, fornendo tutti gli elementi di fatto e di diritto necessari a consentire alla Corte Suprema di decidere in modo informato. Non può limitarsi a trasmettere l’eccezione sollevata da una parte.

La semplice eccezione di incompetenza sollevata dalla difesa è sufficiente per attivare il rinvio pregiudiziale?
No, la sola eccezione sollevata da una delle parti non è sufficiente. Il giudice deve valutare l’eccezione e procedere al rinvio solo se, a seguito della sua analisi, ravvisa una reale e obiettiva difficoltà nel determinare il giudice territorialmente competente, tale da non poter essere risolta con gli ordinari strumenti processuali a sua disposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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